Durante la sua prima intervista a un quotidiano, Joe Biden, ha illustrato la sua visione degli Stati Uniti e ha dichiarato di non considerarsi un progressista anche se ha conquistato il plauso di quell’ala del partito democratico.
Intervistato dal giornalista David Brooks del New York Times, Biden ha detto di aver preso ispirazione nella sua politica da una situazione vissuta in famiglia, quando il padre dopo un investimento di successo ha perso tutto al gioco e ha accettato qualsiasi lavoro.
Da qui la sua attenzione ai lavoratori, a chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Mentre l’attenzione alla dignità della persone gli viene dalle letture del filosofo Jaques Maritain.
Sulle ragioni del suo piano di spesa da miliardi di dollari, Biden ha spiegato che “siamo a un vero punto di svolta nella storia” e ha parlato di una “quarta rivoluzione industriale”, che va dall’ascesa della tecnologia dell’informazione all’ascesa del superstato cinese, ai cambiamenti nell’ambiente e alla competizione globale.
“Se rimaniamo piccoli, non so come possiamo cambiare il nostro status internazionale e la nostra capacità competitiva”, ha spiegato Biden, aggiungendo che “il rischio è quello di non cercare di andare alla grande”.
Il presidente Joe Biden teme la perdita di leadership degli Usa e ha citato il commento fatto dal primo ministro irlandese dopo la sua elezione. “Il commento più devastante fatto dopo che sono stato eletto – non era tanto su di me – ma è stato del primo ministro – “che diceva ‘Beh, l’America non può guidare. Non riescono nemmeno a contenere il Covid”.
“Siamo arrivati a un punto in cui penso che la nostra competenza economica abbia un impatto gigantesco sulla nostra influenza e capacità internazionale”, ha affermato, aggiungendo che “siamo in un momento in cui il resto del mondo sta cominciando a guardare alla Cina”.
Il presidente ha dichiarato che il governo dovrebbe svolgere un ruolo importante per garantire agli americani l’opportunità di essere competitivi nell’economia attuale.
Biden vuole che il capitalismo si mantenga entro i limiti della comune decenza e chiede alle società che si assumano la responsabilità delle proprie comunità e non solo degli azionisti.
“Il Ceo negli anni ’70 guadagnava 35, 40 volte di più dell’impiegato medio. Adesso sono 320 volte. Cosa stanno promuovendo? Cosa stanno facendo?”.
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