E’ stato al suo fianco per una vita. come consigliere, come ministro. Come amico. Uzi Baram è stato tutto questo per Yitzak Rabin. Lo è stato fino all’ultimo momento, quella maledetta notte del 4 novembre 1995. Una notte che doveva essere di festa – con Piazza dei Re a Tel Aviv strapiena di gente che si era riunita per sostenere il loro Primo ministro attaccato ferocemente dalla destra per gli accordi di pace sottoscritti con Yasser Arafat – e che si è trasformata in tragedia che ha cambiato il corso della storia in Medio Oriente, quando un giovane estremista di destra, Yigal Amir, fece fuoco su Rabin mentre scendeva dal palco, ferendolo mortalmente. Uzi Baram era vicino a Yitzhak, come sempre.
Una lezione da non dimenticare
In un articolo per Haaretz, Baram ricorda Rabin e collega quell’evento all’oggi, ad un passaggio cruciale per il futuro d’Israele.
“Anno dopo anno – annota Baram – alla cerimonia di commemorazione di Yitzhak Rabin, i membri della sua famiglia sollevano la questione dell’incitamento, anche da parte del nostro primo ministro – Benjamin Netanyahu. Negli ultimi anni, alcuni giornalisti hanno espresso il loro sdegno. Chi sono loro per farci la predica? Chi sono loro per offuscare l’immagine del nostro ammirato leader? Questa settimana mi è venuto in mente l’assassinio di Yitzhak Rabin nel 1995. A quel tempo, c’erano proteste contro di lui ogni giorno. Ricordo che durante le riunioni di gabinetto apriva una finestra che dava sui manifestanti e mormorava tra sé e sé parole di rabbia, amarezza e delusione. Rabin era uno statista popolare che spesso ha fatto significative aperture alla destra. Ma non appena è stato eletto primo ministro per un secondo mandato, l’incitamento contro di lui non ha conosciuto limiti. Lo ha inseguito ovunque e ha raggiunto l’apice al raduno di piazza Sion, dove i fanatici incitatori stavano su un palco, guidati da Netanyahu. Ricordo Benjamin Ben-Eliezer, che fu quasi strangolato da un gruppo di Ben-Gvir fuori dalla Knesset, che disse nella successiva riunione di gabinetto: ‘Questo porterà all’assassinio di un primo ministro’. Nessuno di noi gli credette allora. Dopo l’assassinio di Rabin, sembrava che Netanyahu e i suoi amici avessero imparato la lezione e che questo sarebbe stato il primo e ultimo assassinio in Israele. Pensavamo di conoscere Netanyahu. Nessuno di noi immaginava allora che avrebbe ripreso il suo incitamento, per non dire che lo avrebbe decuplicato nel 2021. Le persone che protestano fuori dalle case dei legislatori Yamina sono sicure di opporsi ai traditori, coloro che stanno dando un colpo mortale al paese. I rabbini estremisti, tra cui il rabbino Haim Druckman, hanno lanciato un appello ai loro seguaci ‘a fare di tutto per non far nascere il governo’. Gli incitatori rabbinici che ‘hanno fatto di tutto’ per impedire un possibile accordo di pace, e hanno creato un’atmosfera pubblica che ha reso più facile per Yigal Amir andare avanti con il suo complotto, sono tornati al centro della scena.
Netanyahu non si fa scrupoli a servirsi dei rabbini. È stato lo stesso quando ha cercato di ferire Benny Gantz usando il rabbino Guy Havura, e lo sta facendo di nuovo adesso, esercitando pressioni sui legislatori Yamina attraverso i loro rabbini. I rabbini sono diventati un braccio immorale della destra bibi-ista. Il loro ruolo nella lotta politica di questo primo ministro per la sopravvivenza sta trasformando questa in una oscura lotta religiosa, una lotta condotta da rabbini che sono i mentori di Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, non esempi di legge ebraica per il pubblico. L’atmosfera attuale è più combustibile che nel 1995. I social media stanno amplificando enormemente l’intensità dell’incitamento e il capo dello Shin Bet ha messo in guardia sui suoi pericoli. Molti giovani israeliani non c’erano quando Rabin è stato assassinato e se ne hanno sentito parlare, è stato detto che l’assassinio ha vanificato ‘la disgrazia’ degli accordi di Oslo. C’è un forte sentore di aggressione fisica nell’aria che potrebbe mettere in pericolo politici, giuristi e personale delle forze dell’ordine.
Tra pochi mesi – conclude Baram – ricorrerà il 26° anniversario dell’assassinio di Rabin, ucciso mentre cercava di guidare la sua nazione verso una nuova prospettiva di pace. Quello che gli è successo non deve essere dimenticato. Dobbiamo agire. Dobbiamo denunciare e dare l’allarme sulla possibilità di un altro assassinio politico. E sperare che qualcuno in alto ci ascolti.
Un referendum per la pace
Un passo indietro nel tempo: settembre 2016.
Un gruppo di ex ministri e membri della Knesset ha lanciato lunedì 5 settembre una campagna pubblica per chiedere un referendum sul futuro dei territori della Cisgiordania in occasione dell’avvicinamento 50 anniversario della Guerra dei Sei Giorni, accaduta fra il 5 e il 10 giugno 1967, che portò all’annessione da parte di Israele degli attuali territori della Cisgiordania. molte organizzazioni civili, insieme a personalità del mondo della cultura e accademico hanno aderito all’iniziativa. Fra questi: l’ex capo dello Shin Bet e ministro Ami Ayalon, l’ex capo del Labour Amram Mitzna, gli ex ministri Yuli Tamir, Uzi Baram, Ophir Pines e Michael Melchior, gli ex parlamentari Daniel Ben-Simon e Tzali Reshef, il fu capo della Polizia Alik Ron, la nipote di Yitzhak Rabin Noa Rotman, il direttore di Peace Now Avi Buskila e gli attori Gavri Banai e Ricky Blich. “Ogni giorno di più di nostra presenza in Giudea e Samaria ci avvicina alla fine di Israele come Stato democratico del popolo ebraico – dichiara Ayalon -. Il Primo Ministro Netanyahu vede il disastro avvicinarsi, ma non ha il coraggio di fare nulla. In mancanza di una leadership, è nostro diritto e dovere come cittadini di determinare il nostro destino. Solo una decisione derivante da un referendum potrà darci la vera espressione del desiderio della maggioranza e renderà possibile la costruzione dell’impresa sionista senza violenze fra noi”. In una lettera inviata a Netanyahu domenica 4 settembre i leader del gruppo scrivono: “Una decisione attraverso un referendum sul tema più critico per il futuro di Israele sarà una dichiarazione al mondo delle intenzioni di Israele, e costituirà una linea guida per i governi per lavorare nell’obiettivo di realizzarla e fino ad allora per compiere passi diplomatici in ogni campo, come determinare i confini e le aree degli insediamenti, in accordo con la decisione presa”.
Ma di quella proposta, come di tante altre, “King Bibi” fece carta straccia.
Fuoco su J.Street
“Netanyahu – scrive Ben Samuels, corrispondente di Haaretz da Washington – mercoledì ha attaccato J Street, sostenendo che ‘l’organizzazione radicale di sinistra degli Stati Uniti’, sta facendo il tifo per la sua estromissione a causa del suo sostegno all’accordo nucleare iraniano. ‘Jeremy Ben-Ami, il capo dell’organizzazione di sinistra radicale J Street negli Stati Uniti che ha sostenuto con enfasi il pericoloso accordo nucleare, spiega perché è felice della rimozione di Netanyahu’, ha scritto Netanyahu su un post condividendo l’immagine di Ben-Ami. Netanyahu ha avuto lo status e la fiducia in se stesso per affrontare pubblicamente il presidente degli Stati Uniti sul suo territorio, e per opporsi alla volontà del presidente riguardo all’Iran’, il primo ministro ha citato Ben-Ami. ‘Ben-Ami ha aggiunto che, a differenza di Netanyahu, i nuovi primi ministri di Israele non lavoreranno attivamente in America per contrastare l’accordo nucleare con l’Iran’, ha scritto il primo ministro.
In risposta al post di Netanyahu, Ben-Ami ha detto: ‘E’ un peccato che il primo ministro uscente Netanyahu non capisca che danneggiare il rapporto USA-Israele nel modo in cui ha fatto non è qualcosa di cui vantarsi. Guidare un cuneo partigiano nelle relazioni USA-Israele è un risultato di cui dovrebbe vergognarsi, non essere orgoglioso’, aggiungendo che ‘si spera che il prossimo governo capisca l’importanza di una relazione stabile tra Stati Uniti e Israele e che miri a riparare le relazioni con i democratici e gli ebrei liberali piuttosto che allontanarli’.
Netanyahu – rimarca ancora Samuels – ha intensificato gli attacchi contro i suoi avversari negli ultimi giorni, twittando in inglese che Naftali Bennett e Yair Lapid stanno trasformando Israele in un paese che ricorda la Corea del Nord o l’Iran. Ha descritto il nuovo governo di coalizione come un attacco alla stessa democrazia israeliana, dicendo che gli israeliani stavano ‘assistendo alla più grande frode elettorale nella storia del paese, a mio parere nella storia della democrazia’. Il direttore dello Shin Bet Nadav Argaman ha avvertito che la retorica sempre più dura contro i membri del nuovo governo di unità potrebbe portare qualcuno a farsi male fisicamente.
Un portavoce del Dipartimento di Stato ha detto ad Haaretz quando gli è stato chiesto dell’incitamento: ‘Mentre generalmente non commentiamo le questioni di politica interna, le minacce di violenza sono inaccettabili e devono essere respinte’. Un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha fatto eco a questo quando gli è stato chiesto sia dell’incitamento che della marcia della bandiera in corso a Gerusalemme: ‘Crediamo che sia essenziale astenersi da passi che esacerbano le tensioni’”, conclude la sua corrispondenza Samuels.
Ma Netanyahu non sembra avere alcuna intenzione di stoppare la campagna di odio scatenata contro i “traditori” Bennett, Sa’ar, Lieberman, fomentando la piazza in vista del voto di fiducia al nascente governo Bennett-Lapid domenica alla Knesset.
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