Msf accusa il governo cameunense di impedirgli di curare vite nel nord-ovest del Paese.
“Da sei mesi nel nord-ovest del Camerun il governo non permette a Medici Senza Frontiere di riprendere le attività mediche salvavita lasciando decine di migliaia di persone senza accesso a cure mediche. È un prezzo inaccettabile per tutti i cittadini camerunensi”. Laura Martinelli è capomissione di Msf in Camerun.
Le sue sono parole di denuncia. L’operatrice racconta come sia lo stesso governo del Paese ad “impedire le attività salvavita” nella regione dove la violenza armata ha reso particolarmente critico l’accesso alle cure sanitarie. Così gli operatori sanitari locali sono costretti a vedere morire diverse persone. “Continuiamo a ricevere richieste di invio di ambulanze che siamo costretti a rifiutare. Quale logica può giustificare così tante morti innocenti?” si chiede Martinelli.
Dietro la decisione del governo di impedire a Msf di intervenire nel nord-ovest del paese con cure mediche ci sono motivazioni politiche. Nel 2018, in seguito a un accordo con il Ministero della salute camerunense, Msf ha lanciato una risposta d’emergenza per supportare le strutture sanitarie nelle regioni del sud-ovest e del nord-ovest. L’organizzazione ha istituito l’unico servizio di ambulanze gratuito in funzione tutti i giorni a tutte le ore per supportare gli operatori per la salute comunitaria nel portare assistenza alle persone che faticano ad accedere alle cure e alle popolazioni più difficili da raggiungere. Nel 2020 però le autorità camerunensi hanno cambiato idea. “Un decreto regionale ha sospeso le attività di Msf nella regione del nord-ovest perché le autorità hanno accusato l’organizzazione medico-umanitaria di essere troppo vicina ai gruppi armati locali” spiega Martinelli. Alla sospensione sono seguiti mesi di discussioni in cui Medici Senza Frontiere ha cercato di rispondere alle accuse. “Ma alla fine non abbiamo potuto riprendere le attività e decine di migliaia di persone sono state lasciate senza accesso a cure mediche gratuite e vitali” continua l’operatrice.
Le regioni anglofone del sud-ovest e del nord-ovest del Camerun sono soggette ormai da quattro anni ad inaudite violenze. Attacchi ai villaggi, rapimenti, torture, distruzione di case, esecuzioni extragiudiziali hanno ridotto la popolazione in una situazione che Martinelli definisce “catastrofica”. “La crisi anglofona è una delle crisi dimenticate più gravi al mondo” osserva l’operatrice. Secondo le stime dell’Onu più di 700mila persone costrette ad abbandonare le proprie case, oltre 60mila sono fuggite in Nigeria, oltre 1,4 milioni hanno invece bisogno di aiuti umanitari. Martinelli sostiene che l’impatto di questa crisi sui bisogni medici essenziali delle persone sia stato spesso “ignorato dai media internazionali”.
La sospensione delle attività di Msf si è andata dunque ad aggiungere ad un quadro sanitario già di per sé molto critico. “La situazione di insicurezza, i blocchi, il coprifuoco, gli attacchi contro le strutture sanitarie fanno sì che l’accesso ai servizi sia estremamente limitato. Almeno una struttura su cinque non è agibile.
Gli sfollati hanno paura di spostarsi per raggiungere le strutture e la recessione economica ha reso ancora più difficile raggiungere gli ospedali o addirittura permettersi le cure. Come era prevedibile, la mortalità tra i soggetti vulnerabili come donne e bambini è aumentata e la sospensione delle nostre attività peggiora ancor di più la situazione” afferma Martinelli.
L’operatrice narra come l’attività dell’organizzazione sia in realtà sempre stata ostacolata negli anni dal governo centrale. “Da quando abbiamo iniziato le attività, le nostre équipe mediche e i nostri pazienti hanno regolarmente subito minacce e violenze da parte dei gruppi armati, statali e non, senza nessun rispetto dei principi umanitari di imparzialità e neutralità – dice Martinelli – Hanno sparato contro le ambulanze e le hanno rubate, hanno violentato e ucciso gli operatori sanitari comunitari, alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco nelle strutture mediche e i nostri colleghi hanno ricevuto minacce di morte. Nonostante tutto, le nostre équipe hanno continuato a fornire cure alle persone in difficoltà giorno dopo giorno”.
Eppure, l’attività di Msf non si è fermata. Solo nel 2020 gli operatori dell’organizzazione nella regione nel nord-ovest del Camerun hanno curato 180 sopravvissuti a violenza sessuale, fornito assistenza psicologica a 1.725 persone, effettuato 3.272 operazioni chirurgiche, trasferito 4.407 pazienti in ambulanza, di cui più di 1.000 erano donne in gravidanza.
Ora Martinelli ha una sola richiesta. Che il governo del Camerun metta al primo posto i bisogni della popolazione. “E poi chiediamo di ripristinare immediatamente i servizi medici essenziali di MSF nella regione. Le nostre operazioni non possono rimanere bloccate all’infinito” conclude l’operatrice.
Msf denuncia: "Il governo del Camerun ci impedisce di curare migliaia di persone"
La capomissione di Msf, Laura Martinelli: "Da sei mesi non possiamo salvare vite. Le autorità ci accusano di essere troppo vicini ai gruppi armati locali"
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23 Giugno 2021 - 14.56
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