Il Consiglio Europeo di giugno, summit dei capi di Stato e di governo dell’Ue oggi e domani a Bruxelles, inizierà alle 13 con un pranzo dei leader con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che sarà centrato su questioni globali e geopolitiche.
Dopo il consueto discorso introduttivo del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, toccherà al premier portoghese Antonio Costa, presidente uscente del Consiglio Ue, fare il bilancio della presidenza che finirà il 30 giugno.
Poi, indicativamente per cinque ore, si terrà la sessione di lavoro, centrata sulla Covid-19, con la questione della lotta alle varianti, e sulle migrazioni.
A cena i leader dovrebbero parlare di relazioni esterne, in particolare di Russia e Turchia. Ci saranno conclusioni sicuramente sulla Russia, che dovrebbero riflettere il principio del ‘selective engagement’, cioè contrastare dove occorre e interagire dove è opportuno.
L’Alto Rappresentante Josep Borrell aveva parlato di “pushback”, cioè reagire, “constrain”, imbrigliare, ed “engage”, interagire.
Il tutto “simultaneamente” e “in questo ordine”. Previste conclusioni anche su Bielorussia, Etiopia, Sahel e sulla Libia, anche se “corte”, informa un alto funzionario Ue. La menzione di Libia, Etiopia e Sahel interessa i Paesi di primo arrivo, tra cui l’Italia. Venerdì mattina la discussione sarà focalizzata sui temi economici, in particolare sulla ripresa dalla crisi provocata dalla pandemia.
A cena è anche atteso che si discuta della legge approvata dall’Ungheria sull’accesso dei minori ai contenuti che trattano di tematiche attinenti alle persone Lgbt, che ha sollevato le proteste di 17 Paesi, guidati dal Belgio.
Anche l’Italia ha firmato la dichiarazione, dopo aver ascoltato le spiegazioni dell’Ungheria.
Visto il numero dei Paesi che hanno firmato la dichiarazione, informa la fonte, “il presidente Charles Michel ha ritenuto importante che potesse essere discusso. Più che probabilmente a cena potrà essere sviluppato guardandosi negli occhi. I leader parleranno tra loro, piuttosto di parlare l’uno dell’altro”.
In materia di migrazioni, le conclusioni si focalizzeranno, con un approccio pragmatico voluto dai Paesi di primo arrivo per smuovere un dossier da tempo incagliato, sull’unico angolo sul quale i leader possono trovare un accordo allo stato attuale, cioè la dimensione esterna. In questo ambito, spiega un alto funzionario Ue, “riteniamo che ci siano spazi di miglioramento” nei rapporti con i Paesi di origine e di transito.
I leader chiederanno dunque alla Commissione di presentare “proposte concrete”, in “settembre-ottobre”, per “lavorare sugli attraversamenti illegali, sui rimpatri, sulle riammissioni e sulle cause profonde delle migrazioni”.
I rimpatri, per esempio, sono rimasti a lungo affidati alla dimensione bilaterale, cosa che non aiuta l’efficacia di un’azione che di per sé è già complicata, vista la ritrosia di molti Paesi a siglare accordi di rimpatrio. Un maggior ruolo dell’Ue su questo potrebbe aiutare.
La dimensione interna, invece, che è quella che più interessa i Paesi di primo arrivo ma che è anche la più complicata, viste le esigenze di politica interna di ognuno dei 27 Stati membri, è a tutt’oggi “un tema controverso tra i leader”, conferma la fonte. Certo, nel summit “si potrà discutere di solidarietà”, ma le conclusioni “si focalizzeranno sulla dimensione esterna”, perché lì un consenso si può trovare.
Molto probabilmente la dimensione interna delle migrazioni, cioè anche come ripartire gli oneri tra gli Stati membri (leggi ricollocamenti), verrà sollevata, ma “alcuni leader – prevede la fonte – diranno che bisogna andare avanti con il patto sulle migrazioni, altri diranno che non ce n’è alcun bisogno”.
Sulla dimensione interna, dunque, è stallo, ma non è una novità e a Bruxelles era ampiamente atteso.
E’ “possibile”, se non “probabile”, prevede la fonte, che i leader “tocchino la questione” dei ricollocamenti, ma “le conclusioni si focalizzano sulle materie su cui c’è consenso”. La redistribuzione dei migranti irregolari resta una materia “molto controversa”, tanto che “a mia conoscenza, il tema non viene affrontato” nel Consiglio Europeo “da tre anni, dal giugno 2018”.
In quel Consiglio Europeo Giuseppe Conte, allora premier della coalizione gialloverde, dovette tenere i colleghi ‘ostaggi’ fino alle cinque del mattino, come lamentò il bulgaro Boyko Borissov, per ottenere che il tema venisse esplicitamente menzionato. Da allora, essendo una materia sulla quale i leader continuano ad essere in profondo disaccordo, non torna formalmente sul tavolo dell’organo di indirizzo politico dell’Ue.
In quelle conclusioni del giugno 2018 si leggeva che “riguardo alla riforma tesa a creare un nuovo sistema europeo comune di asilo, notevoli progressi sono stati compiuti grazie all’instancabile impegno profuso dalla presidenza bulgara e dalle presidenze che l’hanno preceduta. Diversi fascicoli sono prossimi alla conclusione”.
E ancora: “E necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino – affermavano i leader tre anni fa – per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso”.
Il Consiglio Europeo, continuavano i leader, “sottolinea la necessità di trovare una soluzione rapida all’intero pacchetto e invita il Consiglio a proseguire i lavori al fine di concluderli quanto prima”. Da allora la riforma del sistema di Dublino non ha fatto passi avanti, se non limitati.
E’ probabile invece che oggi si facciano progressi sui rapporti con la Turchia, per quanto riguarda le migrazioni. La cancelliera Angela Merkel ha sottolineato, incontrando Mario Draghi a Berlino, che Ankara fa molti sforzi per aiutare milioni di rifugiati e che, quindi, merita di essere sostenuta.
Con la Turchia esiste un accordo che risale al marzo 2016, che fu trovato in una notte da Merkel con l’allora ministro degli Esteri turco, che sostanzialmente esternalizza la gestione dei flussi migratori dalla Siria, in cambio di cospicui aiuti finanziari ad Ankara.
I capi di Stato e di governo dovrebbero anche varare un’agenda per i leader, che elenca i temi prioritari da trattare nei prossimi vertici in calendario di qui a dicembre 2021 o marzo 2022. L’alto funzionario Ue cita “la Covid, che resterà fondamentale, il digitale e la cybersicurezza, Cina, Russia e Turchia, rapporti con Usa e Regno Unito, clima, strategia industriale e summit dell’Eurozona”. Tra i “pezzi del puzzle” menzionati, le migrazioni non ci sono.
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