La domanda sorge spontanea: ma in che mondo vive il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio? Nel Mediterraneo si continua a morire, i lager libici funzionano a pieno regime, la Guardia costiera libica spara sulle navi salva-vita, fa il lavoro sporco dei respingimenti in mare, e il titolare della Farnesina che fa? Si dice “fiducioso”. fiducioso sulla Libia che rappresenta “sempre un asset strategico, la geografia non cambia”. “Un anno fa non ero fiducioso, un anno dopo abbiamo un governo di unità nazionale ho un interlocutore unico con cui parlare – ha detto a Sorrento – bisogna continuare a lavorare sull’incremento delle opportunità economiche”. “Dobbiamo investire perché la Libia è la porta dell’Europa per l’africa e la porta dell’Arica per l’Europa”, ha aggiunto.
Il fiducioso ministro
Intanto l’unico “investimento che il “Governo di alto profilo” sta facendo è, come ha ben documentato Oxfam, aumentare i fondi destinati alla Guardia costiera libica.
E mentre Di Maio si dichira “fiducioso”, nel Mediterraneo si continua a morire. Quarantatré migranti sono annegati ieri in un naufragio al largo della Tunisia e altre 14 cadaveri sono stati ritrovati sulla spiaggia di Zawia, in Libia. Il naufragio al largo della Tunisia è riportato dalla Mezzaluna Rossa tunisina, secondo quanto riporta Reuters sul suo sito: la barca era partita da Zuwara, sulla costa nord-occidentale della Libia, con a bordo migranti provenienti da Egitto, Sudan, Eritrea e Bangladesh, spiega l’organizzazione umanitaria riferendo che sono 84 i migranti salvati. Il ritrovamento di Zawia è riferito invece dalla portavoce dell’Oim, Safa Msehli: “Finora, tra ieri ed oggi, sono stati recuperati i corpi di 14 persone, tra cui un bambino e una donna – scrive su Twitter – Un triste monito per ricordare che molte persone annegano nel Mediterraneo in naufragi invisibili, in assenza di un’efficace e responsabile ricerca e soccorso di Stato”. Mentre a Lampedusa non si fermano gli sbarchi, con oltre 200 arrivi in poche ore.
Intanto dopo un’ispezione durata 14 ore da parte delle autorità italiane la nave GeoBarents di Medici senza frontiere – che nei giorni scorsi aveva soccorso 410 migranti al largo della Libia – è stata bloccata nel porto di Augusta “sulla base di deficienze riscontrate”. È la tredicesima volta in 3 anni che l’Italia blocca navi umanitarie, sottolinea la ong. Nei primi sei mesi dell’anno, ricorda Msf, “721 persone hanno perso la vita in mare. Faremo tutto il possibile per tornare nel Mediterraneo a salvare vite”. La Guardia Costiera, che svolto l’ispezione e disposto il fermo amministrativo, spiega di aver “evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica, tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi, ma anche delle stesse persone che sono state e che potrebbero, in futuro, essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto”. Ad avviso della Guardia Costiera i mezzi di salvataggio presenti a bordo “sono sufficienti per numero massimo di 83 persone a fronte delle 410″ sbarcate nel porto di Augusta: “Pertanto, in caso di emergenza a bordo della nave, che comporti l’evacuazione della stessa, l’equipaggio non sarebbe in grado – anche da un punto di vista dell’organizzazione di bordo – di garantire che le persone ospitate possano essere avviate ai mezzi di salvataggio né ovviamente trovare posto sufficiente sugli stessi”. Per le autorità inoltre “sono state accertate carenze sulla composizione e certificazione dell’equipaggio, sulle istruzioni al comandante per garantire la stabilità della nave, per un totale di 22 carenze di cui 10 che, per la loro gravità, hanno determinato il fermo della nave”.
Gli sbarchi nel frattempo non si arrestano, con 215 arrivi dalla mezzanotte. Gli ultimi ad arrivare, intorno alle 14, sono stati 19 tunisini, tra cui 2 donne, recuperati all’isola dei Conigli da una motovedetta della Guardia costiera. Poco prima al molo Favaloro erano giunti 24 tunisini, tra cui una donna, intercettati dai carabinieri. I migranti sono stati trasbordati sulla motovedetta dell’Arma e l’imbarcazione in legno di 10 metri su cui viaggiavano sequestrata. Si tratta del sesto e del quinto approdo da stamani. Poco prima, infatti, un barcone con 98 persone a bordo, tra cui 7 donne e 15 minori, di origine egiziana, tunisina e palestinese, è stato soccorso dalla Guardia di finanza. Una donna incinta è stata trasferita per accertamenti al Poliambulatorio di Lampedusa.
Intorno alle 13 sempre le Fiamme gialle avevano intercettato con 20 tunisini, tutti uomini. Mentre in mattinata sulla più grande delle Pelagie si erano registrati altri due approdi: un barchino con 15 migranti tunisini, tra cui una donna, e una carretta del mare con 39 persone, tra cui quattro donne. Per tutti, dopo un primo triage sanitario al molo Favaloro, è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola, sul quale nelle scorse si era alleggerita la pressione. Dopo i trasferimenti degli ultimi giorni, sono circa 370 gli ospiti a fronte di una capienza di 250 posti. La Prefettura di Agrigento, che coordina le operazioni di trasferimento, ha disposto l’imbarco in giornata di 233 migranti a bordo dell’Atlas, ormeggiata a Cala Pisana e che ha preso il posto della nave quarantena Aurelia che ha lasciato l’isola raggiungendo Augusta, dopo aver accolto venerdì gli ultimi 40 migranti.
Da Roma a Bruxelles.
“Abbiamo visto il video su questo incidente che desta preoccupazione. Stiamo verificando i fatti e le circostanze“. Così Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante Ue Josep Borrell ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla motovedetta libica che ha sparato alcuni colpi verso un barcone carico di migranti, come denunciato in un video pubblicato dalle ong. “Abbiamo chiesto spiegazioni alla parte libica”, ha aggiunto Stano.
Chiedere spiegazioni…Incredibile quasi come il “sono fiducioso” di
Di Maio. L’Europa si è chiamata fuori dai salvataggi in mare. Riempie di soldi autocrati e dittatori della Sponda Sud del Mediterraneo perché blocchino, non importa con quali mezzi, le rotte della disperazione e della morte: quella del Mediterraneo e la rotta balcanica. L’Europa non ha fatto nulla per chiudere i lager libici, anzi, vero presidente Draghi, encomia la Guardia costiera libica per l’impegno dedito alla sicurezza! Come altro chiamare tutto ciò se non un deliberato, consapevole, rigetto dei più elementari diritti umani? Il fatto è che in Italia cambiano i governi, le maggioranze, i primi ministri, ma a dominare, sul fronte-migranti, è l’ossessione di una “invasione” che non è mai esistita ma che funziona per catturare voti. E dunque via libera agli Erdogan, agli al-Sisi, agli aguzzini in divisa libici…L’importante è che facciano il lavoro per cui sono stati lautamente foraggiati, e se questo significa tortura, stupri, connivenza con i trafficanti di esseri umani, sparare sulle poche ed eroiche navi Ong che ancora si avventurano nel Mediterraneo centrale. Se significa il ripetersi di tragedie in mare o di disperati che pur di non ritornare nell’inferno dei lager libici, preferiscono togliersi la vita, pazienza, sono “danni collaterali”. Vero ministro di Maio?