I popoli nativi del Brasile reclamano il diritto alle loro terre. Circa mille persone restano accampate da martedì scorso a Brasilia, di fronte al Tribunale supremo federale, in attesa della sentenza sul cosiddetto “marco temporal”, un criterio di assegnazione degli appezzamenti che il governo vuole introdurre nella legislazione nazionale.
Secondo la proposta, verranno riconosciute come native solo le persone in grado di dimostrare, con una documentazione formale, che vivevano nelle terre in questione già nel 1988, anno in cui venne promulgata la Costituzione. Oggi esistono 680 progetti di demarcazione delle terre native, 433 delle quali sono omologate, con i loro confini definiti e ufficialmente riconosciute.
La deliberazione del Tribunale andrà avanti anche nei prossimi giorni e il rischio, per i nativi, è che il “marco temporal” rallenti i processi di demarcazione dei territori in corso da anni e metta a repentaglio le terre già riconosciute come native.
Oggi i popoli originari, secondo la Fondazione nazionale dell’indio(Fundação Nacional do Índio, Funai), possiedono il 12,2% delle terre brasiliane ma, quasi 40 anni dopo l’approvazione della Costituzione, si sentono minacciati dal governo di Jair Bolsonaro.
“Siamo visti come stranieri nel nostro Paese”, ha detto Valdelice Veron, una guaranì-kaiowa del Mato Grosso, citata dal quotidiano spagnolo El Pais. “A differenza di quando venne promulgata la Costituzione, ora parliamo portoghese e non abbiamo paura”.
A supportare la protesta, anche alcuni politici che hanno visitato l’accampamento durante la settimana.
Guilherme Boulos del Partito socialismo e libertà (Partido socialismo y libertad, Psol), candidato alle ultime elezioni municipali, ha incontrato i manifestanti mercoledì scorso; Luìs Inàcio Lula da Silva, ex capo dello Stato, dirigente del Partito dei lavoratori (Partido de los trabajadores, Pt), ha invece condiviso un messaggio audio nel quale ha esaltato la lotta dei nativi.
Su posizioni opposte rispetto ai manifestanti ci sarebbe invece il mondo dell’agroindustria, interessato a aumentare le piantagioni di soia, a creare allevamenti e a costruire strade.
Domani dovrebbero raggiungere l’accampamento anche rappresentanti di comunità native, che parteciperanno a una marcia delle donne, in programma fino a sabato.