La rivista americana Time, come ogni anno, ha reso nota la propria classifica delle 100 personalità più influenti del 2021, e tra queste figura anche il mullah Abdul Ghani Baradar.
Si tratta del vice-primo ministro del governo provvisorio nominato dai talebani, dopo che a metà agosto hanno preso il controllo dell’Afghanistan, piegando la resistenza dell’esercito afghano e approfittando del ritiro dell’ultimo contingente Nato nel Paese, quello americano.
Baradar, tra i fondatori del movimento armato che si ispira a una versione estremista dell’islam, è stato colui che ha negoziato gli accordi di pace con gli Stati Uniti, culminati con la smobilitazione delle truppe dal Paese dell’Asia centrale dopo 20 anni di presenza. Per motivare tale scelta, la rivista americana cita l’analisi di Baradar offerta dal giornalista pachistano Ahmed Rashid, anche autore nel 2000 del libro ‘Taliban. Militant Islam, Oil and Fundamentalism in Central Asia’, che è stato tradotto in 22 lingue.
“Uomo tranquillo e riservato- sostiene il cronista- che raramente rilascia dichiarazioni o interviste pubbliche, Baradar rappresenta tuttavia una corrente più moderata all’interno dei talebani, quella che sarà portata alla ribalta per ottenere il sostegno occidentale e rispondere a quel disperato bisogno di aiuti finanziari. La domanda è se l’uomo che ha convinto gli americani ad uscire dall’Afghanistan riuscirà a influenzare il suo stesso movimento”.
Rashid ricorda inoltre che dell’attuale premier “è stato detto che avrebbe preso tutte le decisioni principali, compresa l’amnistia offerta ai membri del precedente regime, la presa di Kabul dei talebani senza spargimento di sangue e i contatti e le visit con gli stati vicini, in particolare Cina e Pakistan. Ora- avverte l’esperto- rappresenta il fulcro per il futuro dell’Afghanistan”.
Se da una parte i Paesi occidentali faticano a prendere posizione nei confronti del nuovo esecutivo di Kabul, ieri il primo ministro pakistano Imran Khan ha esortato la comunità internazionale a dare più tempo ai talebani, convinto che riusciranno a creare “un governo inclusivo, con tutte le fazioni al suo interno”, attraverso cui saranno in grado di “restituire pace al paese dopo 40 anni di instabilità”.
Gli Stati Uniti, accusati da più parti di aver fallito in Afghanistan anche alla luce della loro repentina uscita dal paese, hanno cercato di smarcarsi dalle polemiche sostenendo che se l’accordo di pace è fallito, è a causa della fuga del presidente afghani Ashraf Ghani.
L’inviato speciale Zalmay Khalilzad ieri ha riferito che la partenza del capo del governo ha fatto naufragare un’intesa coi miliziani di restare fuori dalla capitale per almeno due settimane.