Il confine tra Usa e Messico e quelle frustate della vergogna

A poche ore dal debutto di Joe Biden all'Assemblea Onu, i media Usa hanno diffuso immagini con gli agenti della polizia americana a cavallo mentre usano la frusta contro i migranti al confine col Messico

La polizia alla frontiera tra Messico e Stati Uniti
La polizia alla frontiera tra Messico e Stati Uniti
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Settembre 2021 - 14.57


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Orrore. Imbarazzo. 

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A poche ore dal debutto di Joe Biden all’Assemblea generale dell’Onu, i media Usa hanno diffuso immagini che sembrano mostrare agenti della polizia di frontiera americana a cavallo mentre usano la frusta contro i migranti al confine col Messico, dove è scoppiata una nuova crisi umanitaria per l’arrivo di oltre 10 mila persone, molti dei quali provenienti da Haiti.. 

“Orribile da vedere”, ha commentato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. “Ho visto alcune delle immagini, non riesco a immaginare alcun contesto che lo renderebbe appropriato”, ha detto Psaki. “Penso che nessun che abbia visto quelle immagini pensi sia accettabile o appropriato”, ha aggiunto. La gente, ha proseguito la portavoce della Casa Bianca, è “comprensibilmente” offesa dalla possibilità che le forze dell’ordine usino le fruste o oggetti simili contro i migranti, molti dei quali da Haiti.

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Un caso imbarazzante di diritti umani per l’amministrazione Biden e per il suo ministro Alejandro Mayorkas, primo responsabile dell’Interno ispanico degli Stati Uniti, anche lui figlio di rifugiati (cubani). Quanto alla decisione del presidente Joe Biden di rimpatriare tutti i migranti alla frontiera, Psaki ha detto che “non è questo il momento di venire”.

Dopo le polemiche, è intervenuto anche il il segretario di Stato americano, Antony Blinken. “La migrazione illegale pone gravi rischi ai migranti e alle loro famiglie. Ho parlato con il premier di Haiti, Ariel Henry, sul rimpatrio dei migranti haitiani al confine e sulle difficoltà della migrazione irregolare”, ha twittato.

I numeri del Muro

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L’Amministrazione Trump ha realizzato circa 730 chilometri di muro: di cui circa 130 chilometri sono nuove recinzioni che prima non esistevano mentre il resto sono rafforzamenti delle barriere precedentemente esistenti. Un intervento modesto rispetto alla promessa iniziale di Trump che puntava a costruire un “grande muro” lungo 1.600 chilometri. Lo stanziamento in discussione a metà del 2019 era di 5,7 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra che equivale al reddito medio di quasi 100 mila cittadini statunitensi: 

Le attese e le incognite

L’avvio della presidenza Biden era stato segnato da una svolta anche nelle tormentate relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Messico. Uno dei primi annunci del neopresidente americano, infatti, ha riguardato proprio lo stop alla costruzione del Muro tra i due Paesi. 
Joe Biden lo aveva promesso in campagna elettorale e ha esplicitamente dichiarato che saranno sospesi i lavori su ogni progetto di costruzione del muro di confine meridionale, nella misura consentita dalla legge. Ciò dovrebbe avvenire rapidamente.

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Le parole di Biden sono state queste: “Come ogni nazione, gli Stati Uniti hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini e proteggere il proprio popolo dalle minacce. Ma costruire un muro massiccio che attraversi l’intero confine meridionale non è una soluzione politica seria. È uno spreco di denaro che distoglie l’attenzione da vere minacce alla sicurezza della nostra patria. La mia Amministrazione si impegna a garantire che gli Stati Uniti abbiano un sistema di immigrazione completo e umano che operi in modo coerente con i valori della nostra nazione. Sarà politica della mia Amministrazione che non vengano più deviati i dollari dei contribuenti americani per costruire un muro di confine”

Le incognite

Al di là degli annunci incoraggianti di Biden, rimangono sul tappeto varie incognite. Che ne sarà del muro di confine già parzialmente costruito, come quello dell’Arizona, ormai pronto? Quanto tempo e quanto denaro serviranno per riparare i danni inflitti alle comunità e agli ecosistemi lungo il confine tra Stati Uniti e Messico?

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Il nodo delle richieste degli appaltatori 

Infine vi è un altro tema scottante: riguardo ai finanziamenti già stati assegnati al muro, Biden ha già sospeso i lavori su tutti i progetti di costruzione mentre i funzionari svilupperanno un piano per reindirizzare il denaro. Di norma, i contratti governativi, compresi quelli per la costruzione di muri, contengono clausole che consentono una risoluzione totale o parziale, ha detto Grace M. Geiger, portavoce del Corpo degli ingegneri dell’Esercito americano.

Il muro della vergogna

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Il muro messicano o muro di Tijuana, è conosciuto anche come “muro della vergogna”: il suo obiettivo è quello di rafforzare la barriera transfrontaliera in modo da bloccare il passaggio di migranti provenienti da Honduras, Guatemala e altri Paesi dell’America latina.

Per dare un’idea delle dimensioni di cui stiamo parlando: quello fra Messico e Stati Uniti è il confine più trafficato al mondo, con circa 350 milioni di attraversamenti legali ogni anno,  e uno di quelli più sorvegliati. Secondo alcune stime, dal 2005 a oggi gli Stati Uniti hanno speso 132 miliardi di dollari per rafforzarne la sicurezza, aumentandola progressivamente ogni anno (nel 2015 sono stati spesi per questo 3,8 miliardi di dollari). Eppure il confine è così lungo che è praticamente impossibile sorvegliarlo tutto in maniera efficace: misura 3.200 chilometri, più o meno la stessa distanza che c’è fra Lisbona e Varsavia, per dire.

nei punti più sensibili del confine esistono già strutture che fanno da barriera, lunghe in totale un migliaio di chilometri. Per circa 560 chilometri sono composte da una semplice recinzione alta 5 metri, mentre per poco meno di 500 chilometri c’è una barriera molto bassa che serve solo a impedire il passaggio dei veicoli. Altri 1.500 chilometri circa sono occupati da ostacoli naturali come montagne e corsi d’acqua. Nonostante questo il governo americano spende ogni anno miliardi di dollari per spese aggiuntive come “sensori, telecamere a visione notturna, radar, elicotteri, droni e spese legali per perseguire quelli che vengono beccati a oltrepassare irregolarmente il confine”, come ha sintetizzato l’Arizona Republic. Il principale ente che si occupa di controllare il confine è la Border Patrol, un’agenzia federale che conta più di 20mila dipendenti – cosa che la rende una delle più grandi del paese – e che occasionalmente viene appoggiata da forze locali.

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Nonostante questo spiegamento di forze, centinaia di migliaia di persone provano ogni anno ad attraversare illegalmente la frontiera, perlopiù per migliorare le proprie condizioni di vita: negli Stati Uniti il Pil pro capite è sei volte superiore a quello del Messico, 56mila dollari contro 9mila, e imparagonabile rispetto ai paesi poveri dell’America centrale da cui provengono sempre più migranti.

Questo flusso continuo crea una moltitudine di storie e sofferenze. Anche chi riesce a passare viene praticamente costretto ad attenuare i contatti coi propri familiari, che spesso non rivede per anni o decenni perché tornare indietro sarebbe troppo pericoloso. A volte succede inoltre che quelli che riescono a passare dopo qualche anno vengano scoperti e rimandati indietro; se i loro figli sono nati in America, però, sono americani, e quindi i genitori vengono separati dai figli. Dal 2012, per esempio, l’amministrazione Obama ha smesso di deportare i migranti che sono arrivati negli Stati Uniti da bambini: è stato un provvedimento che ha protetto e cambiato la vita a circa 750mila persone – i cosiddetti dreamers, “sognatori”, dal nome di una delle più famose proposte di legge sull’immigrazione. che però in alcuni casi sono stati separati dalla famiglia perché i propri genitori sono stati scoperti e deportati.

Trump e i suoi muri

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Il muro fu una delle promesse elettorali di Trump, ma non è stato il tycoon a cominciarlo. La barriera, che si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego (le dimensioni sarebbero paragonabili solo a quelle della Grande muraglia cinese), ha iniziato ad essere costruita nel 1990 durante la presidenza George H. W. Bush

Poi nel 1994 venne ulteriormente sviluppata durante l’era Clinton aggiungendo una presenza fissa di forze di polizia al confine.

5mila persone hanno perso la vita

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È composta da lamiera metallica alta dai due ai quattro metri, ed è dotata di illuminazione ad altissima intensità. Una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, è connessa via radio alla polizia di frontiera statunitense che, inoltre, utilizza un sistema di vigilanza permanente effettuato con veicoli ed elicotteri armati.

Secondo i dati della Commissione nazionale per i diritti umani del Messico, sono morte 5mila persone nel tentativo di superare il confine alla ricerca di un’esistenza più dignitosa.

Non solo disumana

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Non solo una misura assolutamente inaccettabile dal punto di vista umano, ma anche dal fortissimo impatto dal punto di vista ambientale: il muro infatti, sta distruggendo l’Organ Pipe Cactus National Monument, il monumento nazionale degli Stati Uniti d’America e riserva della biosfera Unesco situato nell’estremo sud dell’Arizona. 

Affari d’oro per i trafficanti

I migranti, in particolare proprio quelli provenienti dagli Stati a sud del Messico, sono costretti a sborsare ai contrabbandieri oltre 10 mila dollari per il viaggio della speranza. A loro volta i contrabbandieri pagano ai cartelli della criminalità organizzata messicana una “licenza” per poter operare nel territorio di confine, in prossimità della barriera che divide Messico e Stati Uniti. Intervistato da Associated Press un contrabbandiere ha raccontato che la sua “licenza” vale per far passare cittadini di nazionalità messicana, se invece intende trasportare persone provenienti da altri paesi i prezzi anche per lui salgono. Coatzacoalcos, dove i migranti saltano sui treni merci diretti a nord attraverso lo stato di Veracruz è un collo di bottiglia del contrabbando di esseri umani nel sud del Messico, è qui che le forze dell’ordine stanno concentrando gli sforzi e aumentando i controlli nel tentativo di arginare il fenomeno. Gli Stati Uniti hanno raggiunto una serie di accordi bilaterali con il Guatemala, l’Honduras e l’El Salvador volti a rendere molto più difficile per i migranti che attraversano quei paesi cercare di raggiungere gli Stati Uniti per poi chiedere asilo. Ad eccezione dei valichi di frontiera ufficiali, quasi ogni miglio di fiume, deserto o montagna lungo il confine tra Stati Uniti e Messico è sotto il controllo delle organizzazioni criminali messicane, che decidono chi può attraversare e quanto pagheranno per farlo. 

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La denuncia di Amnesty

Usa e Messico sono complici in un reato  – ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe –, quello di dar luogo a una grave catastrofe dei diritti umani. Con la sua strategia del muro, il presidente Trump non si rende conto che si tratta di persone che, se vogliono vivere, non hanno altra scelta che quella di lasciare le loro case. Il muro, i discutibili decreti e l’espansione dei centri di detenzione per migranti non impediranno alle persone di cercare riparo negli Usa ma renderanno i loro viaggi attraverso il deserto, il mare o i fiumi ancora più mortali, ha proseguito Guevara-Rosas.

“In questo triste gioco al gatto e al topo, gli unici a perdere sono le centinaia di migliaia di persone che cercano disperatamente scampo dai livelli estremi e mortali di violenza di El Salvador, Guatemala e Honduras. Invece di spingerle verso una morte probabile, gli Usa dovrebbero annullare il decreto sulla sicurezza della frontiera e adottare politiche in materia d’immigrazione del tutto nuove, ha aggiunto Guevara-Rosas.

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Nel 2021 le strutture hanno visto impennare il numero di bambini che varcano la frontiera da soli: i centri di accoglienza sono sovraffollati – fino al 363% nella Valle del Rio Grande.Questo significa ragazzini affamati, che dormono per terra, possono farsi la doccia una volta alla settimana e soltanto in quel momento vedere il sole dalla finestra, riferiscono i legali dei minori in custodia. In un tentativo disperato di mettere in salvo i propri figli, alcuni genitori preferiscono separarsene e mandarli oltre il confine da soli.

L’organizzazione Al Otra Lado ha raccolto la testimonianza   di una donna proveniente dall’Honduras, che negli scorsi mesi ha fatto questa scelta. La madre non sa quando potrà rivedere le sue bambine: “A volte penso di buttarmi [nel fiume] a morire, perché più a lungo sto qui, più mi sento di non voler vivere.”

Ci sono anche una famiglia haitiana, espulsa due volte, a cui gli agenti statunitensi non hanno lasciato usare il telefono; donne deportate insieme ai loro neonati partoriti su suolo americano (quindi formalmente cittadini Usa), appena dopo un cesareo; o un quindicenne del Guatemala e sua madre, rapiti in Messico dopo essere stato respinti a febbraio. “È ora che […] Biden ponga fine a questo crudele ordine dell’epoca di Trump e accolga con dignità le persone che fuggono da violenze e persecuzioni“, insistono i militanti di Al Otro Lado.

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Biden si è impegnato a farlo. Intanto, però, quelle frustrate raccontano di una vergogna che continua. 

Per Padre Calvillo, direttore della Casa del Migrante a Ciudad Juárez (una delle associazioni chiave della città messicana a poche miglia da El Paso), Trump e l’attuale presidente si sono rivelati uguali, anche se hanno agito con metodi diversi: “Il primo ha battuto i pugni sul tavolo […] per raggiungere il suo scopo, e il secondo ha usato la diplomazia e i vaccini per raggiungere lo stesso fine: che non arrivino più migranti”.

Spetta all’attuale inquilino della Casa Bianca far ricredere Padre Calvillo. Con i fatti, non con i buoni propositi che continuano a restare tali. 

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