Il piccolo Eitan in Italia: "Sono contento di essere tornato a casa"

Il bambino è tornato nella casa di Travacò Siccomario (Pavia) dove abitano gli zii e da dove era stato rapito dal nonno materno

Il piccolo Eitan in Italia: "Sono contento di essere tornato a casa"
Il rientro del piccol Eitan in Italia
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4 Dicembre 2021 - 10.24


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La lunga e dolorosa vicenda giudiziaria del piccolo Eitan si è chiusa definitivamente ieri con il suo rientro in Italia.

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L’unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone era stato portato illegalmente in Israele dal nonno paterno, ora accusato di rapimento, e da lì è iniziato la querelle tra le due famiglie. Una faida che ha sicuramente destabilizzato ancora di più la vita del piccolo.

Ora il piccolo è tornato in Italia, dove vivrà “stabilmente” hanno detto i legali che hanno vinto la battaglia in tribunale contro il nonno materno, Shmuel Peleg, che aveva rapito Eitan e portato in Israele a settembre. Gli avvocati della zia Aya Biran hanno rinnovato l’appello “per permettere ad Eitan di riprendere la sua vita di bambino di 6 anni”.

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Ora, hanno detto, “si spengano i riflettori sulla sua vita privata” e “si apra una nuova fase” che gli consenta “un percorso di crescita più sereno, ancora più necessario se si considera la terribile tragedia che l’ha coinvolto”.

Con un volo Tel Aviv-Bergamo, atterrato alle 22 in punto, Eitan è tornato in quella che, dopo l’incidente, è diventata la sua nuova casa italiana in provincia di Pavia. Con lui c’erano la zia paterna Aya Biran, nominata fin da subito dopo l’incidente sua tutrice, suo marito Or Nirko e le due cuginette con cui è praticamente cresciuto e che, all’indomani del suo sequestro, lo hanno pure loro raggiunto nello Stato del Medio Oriente.

Ad attenderlo nella villetta di Travacò Siccomario, di fianco a quella dove viveva con mamma e papà, c’erano i nonni paterni, come ha spiegato un portavoce della famiglia Biran aggiungendo: “Dopo 84 giorni da quando è stato allontanato illegalmente dalla sua casa, Eitan tornerà ora alla routine, a tutti gli ambienti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto, e al suo adorato gatto Oliver”.

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