Biden è nel guado.
Dopo lo scotto pesantissimo pagato in termini di sondaggi per la gestione del ritiro rocambolesco delle truppe americane dall’Afghanistan, ora il dossier Ucraina sta inclinando pericolosamente i rapporti tra Usa e Russia, anche più che in passato e oltre ogni ragionevole strategia comunicativa e di tattica.
“È stato un anno di difficoltà ma anche un anno di enormi progressi” dice Joe Biden travolto dalle domande dei giornalisti nella East Room al primo giro di boa della sua presidenza. I sondaggi marcano la difficoltà, il consenso è attorno al 40%, ancora peggio di Donald Trump al suo primo anno, mentre Kamala Harris non trova ancora una dimensione da vice presidente e ha ormai perso quella spinta propulsiva determinante per la vittoria elettorale, riporta l’Huffpost.
Biden punta sui progressi economici – tasso di disoccupazione al 3,9% (era 6,4%) e 6,4 milioni di nuovi posti di lavoro, il piano infrastrutture da 1.250 miliardi – e sanitari – il 74% degli adulti completamente vaccinati – per dire che “ora stiamo in una situazione migliore, non torneremo ai lockdown e alla chiusure delle scuole, ma dobbiamo vaccinarci e proteggerci”. Sul piano internazionale, invece, parla del rilancio della leadership americana, delle alleanze, della difesa dei diritti umani, fronteggiando autocrati e tiranni. Ammette che i progressi non ci sono stati sul fronte della pacificazione del Paese, travolto dall’uragano Trump. Nega di aver fatto “promesse eccessive”, pur ammettendo di non aver previsto un tale livello di opposizione alla sua presidenza.
Le principali difficoltà della Presidenza di Joe Biden sono sul fronte estero. Il caotico ritiro dell’Afghanistan, la crisi del patto Aukus con la Francia, la nuova guerra fredda con la Cina, le irrisolte (e poco affrontate) questioni Iran e Corea del Nord. Ma è soprattutto l’Ucraina a preoccupare, perché il pericoloso confronto con Vladimir Putin non vede Washington sul piatto forte della bilancia. Nonostante i proclami: “Penso che non voglia una guerra su larga scala ma che stia testando gli Usa e la Nato”, ha detto Biden ipotizzando un’incursione di tipo minore da parte di Vladimir Putin e “noi ci troveremmo a combattere tra ciò che va fatto e ciò che non va fatto”. Tuttavia “sarà un disastro per la Russia se invaderà l’Ucraina”, ha ammonito evocando “sanzioni severe” e “perdite umane”.
Parole che hanno scioccato l’Ucraina, perché secondo funzionari di Kiev citati dalla Cnn, nelle affermazioni del presidente americano si poteva leggere un via libera a Vladimir Putin a invadere il Paese. In particolare dalla frase per cui la risposta americana “dipenderà da cosa farà” la Russia. Per questo la Casa Bianca si è affrettata a chiarire le parole del presidente Usa spiegando che a qualsiasi attraversamento del confine ci sarà una “risposta dura e unita dagli Stati Uniti e dagli alleati”.
In particolare da Washington precisano che “il presidente Biden è stato chiaro con il presidente russo: se qualsiasi forza militare russa si muoverà attraverso il confine dell’Ucraina” sarà un’invasione alla quale ci “sarà una risposta dura e unitaria dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Biden sa inoltre che i russi hanno un copione ampio di aggressioni, inclusi i cyberattacchi e le tattiche paramilitari, e ha affermato che a queste azioni russe ci sarà una risposta decisa”, aggiunge la Casa Bianca.
Il secondo passo falso di giornata per Joe Biden arriva dal Senato. I repubblicani hanno bloccato il provvedimento per la difesa del diritto di voto che contiene le norme del Freedom to Vote Act e del John Lewis Voting Rights Advancement Act.
Si tratta del provvedimento fortemente voluto dal presidente e dai democratici che ha come obiettivo difendere e rafforzare i diritti di voto dopo le strette decise in diversi stati Usa conservatori. I senatori che hanno votato a favore del provvedimento sono stati 49, quelli contrari 51. Per il via libera sarebbero stati necessari 60 sì.
“Sono profondamente deluso dal fatto che il Senato non sia riuscito a difendere la nostra democrazia. Sono deluso, ma non mi scoraggio” ha dichiarato Biden. “Continueremo a portare avanti la legislazione necessaria e a spingere per i cambiamenti procedurali del Senato che proteggeranno il diritto fondamentale al voto”.
Il tempo stringe. Biden ha poco più di un mese per cambiare la rotta, sino al discorso sullo stato dell’Unione del primo marzo davanti al Congresso. Poi sarà troppo tardi per evitare una disfatta alle elezioni di midterm di novembre, dove i repubblicani sono favoritissimi per conquistare entrambi i rami del Congresso per trasformare il presidente in quella che tradizionalmente si definisce “un’anatra zoppa”.