Trump ha tutti contro e tutti, tranne i suoi sostenitori ovviamente, gli additano le maggiori responsabilità dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
La sua maggior colpa non è soltanto quella di aver aizzato la folla contro Capitol Hill, ma quella di non aver fatto poi nulla per fermare i manifestanti riottosi che hanno invaso la sede del Congresso.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto una richiesta dell’ex presidente Donald Trump per mantenere nascosti i documenti sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, in cui sono morte cinque persone.
La decisione della Corte Suprema apre le porte degli archivi nazionali statunitensi, che hanno la custodia di questi documenti, per consegnarli alla commissione della Camera dei rappresentanti che indaga sull’evento.
Il contenuto esatto di quei documenti è sconosciuto, ma si tratta presumibilmente di e-mail, bozze di discorsi e registri delle visite che potrebbero rivelare esattamente cosa è successo alla Casa Bianca durante l’assalto al Campidoglio e nei giorni circostanti.
La Corte ha respinto la richiesta presentata dai legali dell’ex presidente, che rivendicava il diritto alla riservatezza per gli atti dell’esecutivo. La disposizione non porta la firma di nessun giudice ed è condensata in un solo paragrafo.
La decisione della Corte è stata presa a schiacciante maggioranza, con 8 voti a 1. Il giudice conservatore Clarence Thomas è stato l’unico giudice a favore della sospensione. Gli altri cinque giudici conservatori del tribunale, tre dei quali nominati da Trump, si sono uniti ai tre liberali nel negare la richiesta.
Trump aveva cercato di esercitare il suo privilegio di ex presidente per tenere nascosti i documenti e le comunicazioni della Casa Bianca che potrebbero riguardare l’attacco.
In un deposito presso la Corte Suprema, gli avvocati di Trump avevano affermato che “un ex presidente ha il diritto di far valere il privilegio esecutivo, anche dopo il suo mandato”.
Hanno condannato la richiesta di atti del Congresso come “sorprendentemente ampia” e hanno accusato il comitato della Camera dei rappresentanti controllata dai democratici di condurre un’indagine su un “nemico politico”. Trump aveva chiesto di sospendere una sentenza di una corte d’appello federale, ma la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di grado inferiore.
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