Senza via d’uscita. La “partita” non prevede un pareggio. Il finale contempla solo uno scenario: la resa. Dei governanti ucraini o di Vladimir Putin.
Le “verità” di Burns
Il direttore della Cia, William Burns, è netto: “Putin non ha una via d’uscita praticabile dalla guerra. Sta cercando di guadagnare tempo con queste finte trattative”.
Ieri, giovedì 10 marzo, Burns e gli altri vertici dei servizi segreti hanno tenuto un’audizione nella Commissione Intelligence del Senato. È stato uno scambio di domande e risposte molto diretto, con poche reticenze. Segno – rimarca sul Corriere della Sera Giuseppe Sarcina, che “l’Amministrazione continua la sua strategia di trasparenza per mettere in difficoltà il Cremlino.
Burns sostiene che, a questo punto, Putin sia prigioniero delle sue valutazioni sbagliate. Il leader russo era convinto di «aver attrezzato il sistema economico in modo da poter resistere alle sanzioni occidentali. ma ora sta scoprendo che non è così».
In particolare, dice Burns, non aveva considerato la mossa del Tesoro americano che ha impedito alla Banca centrale di Mosca
di manovrare le ingenti riserve di valuta pregiata (l’equivalente di 600 miliardi di dollari). Secondo il direttore della Cia, il presidente russo ha rinchiuso il suo Paese “in una bolla di propaganda”. Ma, ha aggiunto: “Non credo che sarà in grado di tagliare fuori all’infinito i cittadini dalla verità. Già adesso vediamo che stanno filtrando le informazioni sui militari morti e feriti che stanno tornando in Russia. E le persone cominciano a rendersi conto delle dure conseguenze economiche delle sanzioni”.
La senatrice repubblicana Susan Collins, poi, ha chiesto se i russi hanno intenzione di usare armi chimiche o biologiche in Ucraina. Una possibilità evocata mercoledì 9 marzo dalla portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki.
Il numero uno della Cia ha risposto così: “Questa eventualità fa parte del modo di agire dei russi. Hanno già usato armi chimiche contro i loro stessi cittadini. E ne hanno incoraggiato l’uso in Siria e altrove. Stiamo prendendo molto sul serio questo rischio». Burns, però, non ha detto se ci sono indizi concreti sul campo di battaglia.
Avril Haines, Direttrice della National Intelligence, ha aggiunto: “Non abbiamo ragione di ritenere che l’Ucraina stia preparando armi chimiche, biologiche o nucleari”. Burns ha anche rivelato i numeri dei soldati morti. Le stime sarebbero tra i duemila e i quattromila soldati. Numeri che sono però in contrasto con quelle rivelate nelle scorse ore dalle forze ucraine e con quelle fornite dalla Russia. Dall’Ucraina infatti arriva la notizia che i soldati russi morti sarebbero almeno undicimila. Secondo la Russia invece a perdere la vita sono stati 498 soldati russi. La Russia, che continua a parlare del conflitto come una missione militare di liberazione, sostiene che i militari impiegati siano pochi. Secondo le autorità ucraine invece i russi starebbero conducendo un’operazione che mira a nascondere il reale numero di soldati impegnati al fronte e le conseguenti morti.
Le accuse di bruciare i corpi dei caduti
Per la Russia non sarebbe la prima volta considerato che, già nel 2015, aveva già adottato una pratica simile: all’epoca aveva anche incluso le morti dei militari nei segreti di Stato. Secondo il presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky, Putin brucerebbe i corpi dei caduti. Una affermazione che però, per il momento, non è confermata. Secondo la Croce Rossa Internazionale, i russi non recupererebbero i corpi dei soldati morti proprio per non dover contare le perdite e nascondere quanto sta succedendo alla popolazione russa.
Il presidente cinese Xi Jinping è rimasto “turbato” dall’invasione russa dell’Ucraina anche perché “pare che i suoi servizi non lo avessero avvertito di che cosa sarebbe successo”, rivela il capo della Cia. Secondo Burns il leader cinese teme anche “un danno di immagine per la Cina essendo associata alla brutalità dell’aggressione di Mosca” ed è preoccupato per le “conseguenze economiche in un momento in cui il tasso di crescita dell’economia cinese è il più basso degli ultimi 30 anni”.
Per Burns, già ambasciatore a Mosca, il presidente russo coltiva “una combinazione esplosiva di rancore e ambizione da molti anni”, ha detto. “Penso che Putin sia arrabbiato e frustrato in questo momento”. Per questo, “è probabile che raddoppierà e cercherà di schiacciare l’esercito ucraino senza riguardo per le vittime civili”. Alla rabbia e alla frustrazione si aggiunge l’isolamento. La “sua cerchia di consiglieri è sempre più ristretta”, anche a causa della pandemia, ha dichiarato Burns. E per quei pochi, mettere in discussione il giudizio del presidente “non è utile a fare carriera”, ha proseguito.
Sia Haines sia Burns hanno sottolineato le difficoltà sul campo nel prossimo futuro per Putin. Anche se è “poco chiaro” se perseguirà un “piano massimalista per catturare tutta o la maggior parte dell’Ucraina”, ha detto la prima, troverà “particolarmente impegnativo” mantenere il controllo del territorio catturato e instaurare un regime filorusso a Kiev davanti a “un’insurrezione persistente e massiccia” degli ucraini.
“Questa è una guerra che non può permettersi di perdere”, ha continuato. Ma, ha aggiunto, ciò che Putin “potrebbe essere disposto a riconoscere come una vittoria potrebbe cambiare nel tempo, dati i costi significativi che sta sostenendo” (l’intelligence militare stima “con scarsa fiducia” che le perdite russe sarebbero tra i 2.000 e i 4.000 soldati, ha dichiarato in audizione il tenente generale Scott Berrier, direttore della Defense Intelligence Agency.
Gli Stati Uniti hanno visto negli ultimi giorni un “aumento” da parte delle forze russe dell’impiego di armi “a lunga gittata”, lanciate sia da batterie “mobili” che da “aerei”. Lo ha riferito una fonte qualificata del Pentagono citata dalla Cnn. Secondo la fonte, le forze russe in Ucraina si sono “adattate” e hanno “superato” le iniziali difficoltà logistiche incontrate in Ucraina, proprio attraverso il ricorso ad armi a lungo raggio lanciate contro i centri dove risiedono i civili ucraini.
Stringere il cerchio
L’Occidente punta ad isolare sempre di più la Russia sul fronte economico, in risposta all’invasione dell’Ucraina. Con gli Usa capofila, che vogliono togliere tutti i privilegi commerciali a Mosca. Dopo il sostanziale fallimento dell’incontro tra i ministri degli esteri di Mosca e Kiev, Sergej Lavrov e Dmytro Kuleba, ieri in Turchia, gli spiragli di una tregua si sono chiusi. Anzi, la Difesa americana ha registrato un ulteriore avvicinamento dell’Armata a Kiev, di circa 5 chilometri. E le immagini satellitari di un convoglio russo hanno mostrato le forze armate che si stanno ridistribuendo nelle aree vicine: un segnale di una rinnovata pressione verso la capitale ucraina. Le truppe russe stanno iniziando a riposizionarsi in vista di una nuova offensiva ed è “probabile” un attacco a Kiev nei prossimi giorni. Lo sostiene l’intelligence britannica, in un nuovo aggiornamento pubblicato dall’account Twitter del ministero della Difesa. Più a nord Chernihivha subito danni significativi. La città è rimasta senza acqua dopo che nei raid russi sono state colpite le reti di approvvigionamento idrico. Lo riporta il Kyiv Independent, citando la società locale di gestione dell’acqua Chernihivvodokanal. Sugli altri fronti, le autorità ucraine hanno denunciato un attacco all’istituto di ricerca nucleare di Kharkiv, che ospita un reattore sperimentale.
Il martirio di Mariupol
La situazione più drammatica per le città assediate resta quella di Mariupol. Dove il vicesindaco ha riferito che oltre1.200 corpi sono stati rimossi dalle strade e si è iniziato a seppellire i corpi in fosse comuni. La Tv e i media ucraini hanno riferito di esplosioni a Lutsk, nel nord-ovest dell’Ucraina, così come a Dnipro, una città dell’entroterra situata sul fiume Dnepr, nella parte centro orientale del Paese. Lo riferisce la Bbc, sottolineando che in queste città non c’erano stati bombardamenti russi finora. L’attacco a Lutskha preso di mira un aeroporto, secondo gente del posto. E ci sono anche notizie che l’attacco russo avrebbe colpito una fabbrica, l’unico luogo in cui è possibile riparare alcuni motori di aerei da combattimento. Il sindaco di Lutsk ha confermato che le esplosioni sono avvenute vicino all’aeroporto ed ha invitato i cittadini a mettersi al riparo. Il canale ucraino Ictv ha riferito che uno stabilimento vicino all’aeroporto è in fiamme. Lutsk una città dell’Ucraina nord-occidentale, capoluogo dell’Oblast di Volinia, che si trova a 150 km a nord di Leopoli, dove si sono spostate molte ambasciate occidentali. Le autorità militari ucraine hanno reso noto che almeno due soldati sono stati uccisi in seguito all’attacco aereo sull’aeroporto di Lutsk.
A Dnipro, i media ucraini hanno parlato di tre esplosioni, di cui una avrebbe colpito una fabbrica di scarpe di due piani. Le altre due esplosioni sono avvenute vicino a un asilo nido e a un condominio, secondo i rapporti diffusi dalla Bbc. Le milizie filorusse del Donbass rivendicano di avere conquistato Volnovakha, cittadina strategica a nord della città assediata di Mariupol. Lo afferma il ministero della Difesa russo, citato dalla Bbc. Da Kiev Volodymyr Zelensky ha accusato i russi di aver sferrato un attacco sul corridoio umanitario della città del sud. “Stiamo affrontando uno stato terrorista”, ha tuonato il presidente ucraino, secondo cui centomila civili sono stati evacuati dalle zone dei combattimenti. “Le grandi città ucraine sono nuovamente sottoposte a colpi devastanti. La prima esplosione ha avuto luogo a Lutsk poi Ivano-Frankivsk.
. La guerra distruttiva della Russia contro i civili e le principali città continua”. Lo scrive su twitter Mykhailo Podolyak consigliere del presidente ucraino. Mosca invece ha chiesto la convocazione di un Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere le “attività biologiche militari americane in Ucraina”. Zelensky ha replicando dicendosi preoccupato che si tratti di un pretesto di Mosca per condurre attacchi con armi proibite: “Se vuoi conoscere i piani della Russia, guarda cosa la Russia accusa gli altri di pianificare”. La riunione del Consiglio Onu su questo dossier è stata convocata per oggi.
“La sera del 10 marzo 2022, la Russia ha nuovamente bombardato un’installazione nucleare di ricerca”, si legge sul canale Telegram ufficiale del Parlamento ucraino. Si tratta della struttura “Neutron Source”, “basata su un assemblaggio subcritico controllato da un acceleratore di elettroni lineare” situata nel centro scientifico nazionale “Kharkiv Institute of Physics and Technology” (Kharkiv). Secondo le informazioni preliminari, la struttura è priva di elettricità e presenta danni superficiali. Al momento, le informazioni sulle conseguenze dei danni sono in corso. Il canale ricorda come la struttura fosse già stata raggiunta dai bombardamenti del 6 marzo.
Le mosse di Biden
Joe Biden, intanto, dopo aver già colpito la Russia con dure sanzioni, fermando anche l’import di gas e petrolio, vuole andare oltre. Il presidente americano, riporta Bloomberg, si appresta a chiedere la fine delle normali relazioni commerciali con la Russia, aprendo la strada a un aumento dei dazi sulle importazioni. L’annuncio della revoca dei privilegi commerciali arriverà insieme al G7 e ai leader dell’Ue. La sospensione dei normali rapporti commerciali, conosciuta anche come la clausola della nazione più favorita, metterà la Russia alla pari di paesi come Cuba e Corea del Nord. E consentirà agli Usa di imporre dazi molto più alti rispetto agli altri membri Wto.
Il pendolo-Europa
Sono pronti a nuove sanzioni anche i leader Ue, che si sono riuniti ieri a Versailles sotto la presidenza del semestre francese. Nel comunicato finale i capi di Stato e di governo dei 27 hanno chiesto alla Russia di fermare le operazioni militari, garantire gli accessi umanitari e la sicurezza delle centrali nucleari.
Più interlocutoria, invece, la posizione sulla richiesta di adesione presentata da Kiev. Nel comunicato si spiega che “il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare il suo parere su tale domanda conformemente alle pertinenti disposizioni dei trattati. In attesa di ciò e senza indugio, rafforzeremo ulteriormente i nostri legami e approfondiremo la nostra partnership per sostenere l’Ucraina nel perseguire il suo percorso europeo”.
Posizione che stride con le durissime affermazioni della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, che nel suo intervento di ieri al Consiglio Europeo informale di Versailles ha affermato: “Dobbiamo essere chiari: quello che Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko stanno facendo in Ucraina è criminale. E un crimine di guerra. È contro l’ordine mondiale democratico e dobbiamo fare in modo che ne rispondano, attraverso la Corte Penale Internazionale, quando verrà il momento. Sarebbe la vittoria per il popolo ucraino, per lo Stato di diritto e per il nostro stile di vita, basato sulle regole”.
Ma al Cremlino c’è chi la pensa diversamente. E nella guerra d’Ucraina si gioca tutto. Molto più della presa di Kiev.