“La Russia deve essere riconosciuta come Stato terrorista”. Lo chiede al “mondo democratico” il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Intervenendo alla conferenza dell’Aja sull’Ucraina, Zelensky ha chiesto anche la creazione di un “tribunale speciale” che giudichi i crimini di guerra russi. “Le istituzioni giudiziarie esistenti non sono in grado di assicurare alla giustizia tutti i colpevoli. Pertanto è necessario un tribunale speciale per affrontare i crimini dell’aggressione russa contro l’Ucraina”, ha dichiarato Zelensky all’assemblea in collegamento video. Nel suo intervento, Zelensky ha anche denunciato che, dall’inizio della guerra, oltre 200 mila bambini sono stati rapiti dall’Ucraina e sono stati portati in territorio russo.
“Mentre parliamo, bambini, donne, giovani e anziani vivono nel terrore. Piangono per ciò che hanno perso ieri, trattengono il fiato per ciò che potrebbero perdere oggi o per ciò che potrebbe avvenire domani. In un momento come questo, la legge non può essere uno spettatore; la legge non può riposare comodamente all’Aia o in qualsiasi altro luogo, quando è destinata a proteggere o sostenere alcuni principi essenziali per l’umanità”, ha sottolineato Karim A.A. Khan QC, Procuratore capo della CPI.
Le basi esistono
Bombardamenti indiscriminati, armi vietate, distruzioni massicce di strutture civili e di ampie aree residenziali da parte delle forze armate russe hanno causato la morte di centinaia di vittime innocenti a Kharkiv, Mariupol, nell’Oblast di Kiev e a Serhiivka, così come in altre parti dell’Ucraina: è questo lo scenario drammatico indagato e denunciato da Amnesty International fin dall’inizio dell’aggressione russa. Le missioni sul campo di Amnesty hanno permesso di raccogliere numerose testimonianze dirette di sopravvissuti agli attacchi e di rinvenire “prove concrete del ripetuto uso di armi proibite dalle convenzioni internazionali per i loro effetti incontrollabili, come bombe a grappolo 9N210/9N235 e mine a frammentazione”: sono stati inoltre trovati “resti di razzi Uragan e sono stati accertati attacchi effettuati con mine terrestri e altri armi esplosive, tra cui i razzi Grad” A conferma dei sospetti, i ricercatori del Crisis Response Programme di Amnesty International – il programma che l’Organizzazione attiva in risposta alle situazioni di emergenza – sono rimasti a lungo sui luoghi degli attacchi per raccogliere e analizzare prove materiali, in particolare i residui di munizioni che sono stati poi valutati da esperti di armi. Dall’inizio del conflitto, Amnesty International è impegnata in Ucraina al fine di favorire la giustizia internazionale e chiede che i processi giudiziari per i crimini di guerra commessi nel paese siano il più completi possibile, garantendo che tutti i responsabili siano assicurati alla giustizia attraverso procedimenti indipendenti, imparziali ed equi per tutti i crimini previsti dal diritto internazionale.
“Sin dall’inizio della guerra, la popolazione ucraina ha subìto attacchi incessanti che hanno ucciso centinaia di civili e ferito un numero ancora maggiore di persone. Abbiamo documentato bombardamenti indiscriminati con armi vietate come le bombe a grappolo e con armi imprecise, come i razzi privi di guida, dagli effetti incontrollabili. Uno scenario terribile, che conferma ancora una volta che non c’è mai una ‘guerra pulita’, in cui i civili vengano risparmiati – denuncia Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Nel caso dell’Ucraina, il fatto che le forze russe abbiano ripetutamente usato armi vietate dal diritto internazionale, generando morte e distruzioni su scala massiccia, ci dice ancora quanto profondo sia il loro disprezzo per le vite umane. Per permettere ad Amnesty International di continuare a denunciare crimini di guerra come quelli consumati in Ucraina e difendere i diritti umani in tutto il mondo, è necessario il sostegno di tutte e tutti, anche nella prospettiva di quando non ci saremo più. Un lascito testamentario è un atto di generosità alla portata di tutti, capace di fare la differenza per chi vede ogni giorno calpestati i propri diritti e la propria dignità”.
Una campagna da sostenere
Dal 1961 Amnesty International si impegna in difesa dei diritti umani mettendo governi, istituzioni e aziende di fronte alle loro responsabilità, portando alla luce la verità, dando voce ai “senza voce”. Scegliere di disporre nel proprio testamento un lascito a favore di Amnesty International è un atto di civile previdenza e responsabilità. Significa lasciare in eredità un mondo più giusto e aiutare concretamente i ricercatori del Crisis Response Programme a condurre attività sul campo in difesa delle violazioni dei diritti umani. Significa garantire all’Organizzazione la possibilità di portare avanti campagne e progetti in difesa delle persone a cui i diritti e la dignità sono negati. Per sostenere le attività di Amnesty International non bisogna necessariamente disporre di un ingente patrimonio, perché ognuno di noi, anche con un piccolo gesto, può fare la differenza.
” Nella vita di tutti i giorni ognuno di noi lotta contro quello che non ritiene giusto. Ma chi lotterà al nostro posto quando non ci saremo più? Amnesty International opera attraverso un unico movimento globale per la difesa e la promozione dei diritti umani nel mondo. Sono centinaia di migliaia le persone che, grazie alla sua azione, hanno ritrovato la libertà, hanno evitato l’esecuzione di una condanna a morte, hanno ottenuto asilo politico o hanno cessato di essere torturate. Con un lascito testamentario a favore di Amnesty International sarà possibile combattere contro le ingiustizie, per sempre.
Per sostenere le attività di Amnesty International attraverso un lascito testamentario si può decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile: un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento, senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari. Qualunque sia la scelta, si avrà sempre la certezza di lasciare in eredità i propri valori e ideali anche quando non ci saremo più. Un contributo fondamentale che vivrà nel tempo e che consentirà ad Amnesty International di portare avanti ricerche, campagne e progetti in difesa dei diritti umani nel mondo. Per restare indipendente, l’Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive di piccole donazioni provenienti da persone comuni. “Per questo l’aiuto di tutte e tutti è indispensabile, anche il tuo”.
Per ricevere maggiori informazioni su come destinare un lascito solidale a favore di Amnesty International è possibile richiedere la Guida Lasciti contattando Maria Grazia Diana, Responsabile Programma Lasciti, allo 06.4490215, scrivendo lasciti@amnesty.it oppure visitando il sito https://amnesty.it/lasciti.
La denuncia dell’Osce
La seconda missione di raccolta prove Osce in Ucraina, ha individuato “chiari schemi di gravi violazioni del diritti umani attribuibili principalmente alle forze armate russe”. Secondo il report, visionato dall’Ansa e preparato da tre esperti selezionati dall’organizzazione tra cui l’italiana Laura Guercio, “l’entità e la frequenza degli attacchi indiscriminati contro civili e le infrastrutture sono una prova credibile che le ostilità sono state condotte dalle forze armate russe senza rispettare i principi fondamentali di distinzione, proporzionalità e precauzione alla base della Convenzione di Ginevra”.
Il rapporto evidenzia anche il fenomeno dei “rapimenti e delle sparizioni forzate di diverse persone nonché le deportazioni su larga scala di civili ucraini in Russia” e sottolinea come “la maggior parte, anche se non tutte, le violazioni siano state commesse nei territori sotto il controllo effettivo della Federazione Russa”.Gli esperti concordano inoltre che “i segni di tortura e i maltrattamenti sui cadaveri dei civili uccisi mostrino anche il totale disprezzo del principio di umanità che dovrebbe guidare le operazioni militari”.
Riguardo agli eventi relativi alle città di Bucha e Irpin il rapporto sottolinea come quanto accaduto sia “un esempio emblematico di gravi violazioni del diritti umani e della Convenzioni di Ginevra, e che costituiscono crimini di guerra”.La missione ha inoltre individuato “due nuovi fenomeni allarmanti che non sono stati inclusi o prestati sufficientemente attenzione nel precedente rapporto, vale a dire l’istituzione e l’uso dei cosiddetti ‘centri di filtrazione’ per prigionieri e la tendenza della Federazione Russa ad aggirare i suoi obblighi internazionali consegnando le persone detenute alle due cosiddette Repubbliche popolari e consentendo loro di impegnarsi in pratiche problematiche, inclusa l’imposizione della pena di morte”.
Orrore senza limiti
In un campo estivo a Bucha ci sono “camere di tortura separate da pareti in cemento, inclusa una stanza che sembra essere stata usata per le esecuzioni con fori di proiettili. In un’altra stanza dove gli esperti hanno trovato prove di torture e di waterboarding c’erano cinque cadaveri, con ustioni, lividi e tagli – dice il rapporto. In un villaggio di Bucha i corpi di diciotto tra uomini, donne e bambini erano in una cantina. Ad alcuni, nota il rapporto, “avevano tagliato le orecchie e ad altri avevano cavato i denti”. L’indagine dell’Osce nota che i rapporti che denunciano stupri contro donne e ragazze sono diventati “abbondanti”, soprattutto nei territori occupati di recente, e ci sono casi di violenze di gruppo. I soldati russi hanno anche usato i civili ucraini come scudi umani. “A marzo hanno obbligato trecento persone a vivere chiuse dentro il piano interrato di una scuola per venticinque giorni a Yahidne (nella regione di Chernihiv) per proteggere una base militare russa lì vicino”.
Se questo non è terrorismo di Stato…
Una risoluzione meritoria
E’ quella approvata, per alzata fi mano, dal Parlamento europeo il 20 maggio scorso sulla lotta contro l’impunità per i crimini di guerra in Ucraina.
Nel testo, i deputati invitano l’UE ad adottare tutte le misure necessarie presso le istituzioni e le istanze internazionali per sostenere il perseguimento dei regimi russo e bielorusso per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di genocidio e crimine di aggressione. Le indagini e i conseguenti procedimenti penali dovrebbero riguardare anche l’intero corpo delle forze armate russe e i funzionari governativi coinvolti in crimini di guerra.
Un tribunale internazionale speciale
Nel testo, si chiede all’UE di sostenere l’istituzione di un tribunale speciale internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione commesso contro l’Ucraina, per il quale la Corte penale internazionale non ha giurisdizione e portare i leader politici e i comandanti militari russi e i suoi alleati a risponderne.
Inoltre, l’UE dovrebbe di fornire il prima possibile tutte le risorse umane e di bilancio e il sostegno amministrativo, investigativo e logistico necessari ai fini dell’istituzione di tale tribunale.
Le atrocità segnalate, tra cui il bombardamento indiscriminato delle città e dei centri urbani, le deportazioni forzate, l’uso di munizioni vietate, gli attacchi contro i civili in fuga attraverso corridoi umanitari predisposti, le esecuzioni e le violenze sessuali, costituiscono violazioni del diritto internazionale umanitario. Secondo i deputati tali atti, nessuno dei quali finora perseguito, possono costituire crimini di guerra.
Agire rapidamente
Nel testo si sollecita un’azione celere da parte dell’UE poiché vi è il grave rischio che, a causa delle ostilità in corso, le prove relative ai crimini di guerra vengano distrutte.
I deputati esprimono il loro pieno sostegno all’indagine avviata dal Procuratore della Corte penale internazionale e al e al lavoro della commissione d’inchiesta dell’ufficio dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonché alle organizzazioni della società civile indipendenti e alle autorità ucraine impegnate nella raccolta di prove.
Il 9 giugnola Commissione europea ha lanciato un nuovo progetto, nell’ambito dello strumento di politica estera, per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale (CPI) con 7,25 milioni di euro. Il progetto, annunciato per la prima volta dall’Hrvp a Kiev, rientra negli sforzi dell’UE per combattere l’impunità dei crimini internazionali a livello globale. In particolare, aiuterà la Cpi a potenziare la sua capacità investigativa per rispondere alle indagini in corso sui crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina.
L’Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell, ha dichiarato in proposito: “Non ci può essere impunità per i crimini commessi sotto l’occupazione russa. Le indagini della Corte penale internazionale sono fondamentali per assicurare responsabilità e giustizia pergli atroci crimini commessi in Ucraina“.
A fargli eco è il Commissario per la Giustizia, Didier Reynders:” “Una cosa è chiara: è necessaria una risposta globale per assicurare alla giustizia i responsabili delle atrocità commesse in Ucraina. Stiamo collaborando strettamente con la Corte penale internazionale per garantire che non vi sia impunità per gli autori di crimini di guerra“,
Il primo dei quali ha un domicilio conosciuto: il Cremlino.
Argomenti: guerra russo-ucraina