Orban il sovranista e la paura delle donne istruite

Mi viene da notare quanto sia straordinariamente forte un “femminile” che continua ad affermarsi nonostante gli attacchi sferrati da tutte le destre del mondo.

Orban il sovranista e la paura delle donne istruite
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Gabriella Piccinni Modifica articolo

29 Agosto 2022 - 17.24


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Il latte sgorga copioso dalla mammella della giovane nuora, mentre essa allatta il suo piccolino senza smetter di leggere il libro che la avvince. È quel buon latte nutriente che sconfigge i tremori e le diffidenze della suocera, anziana contadina cinese, abituata alla durezza del lavoro dei campi e incerta di fronte a quella audace novità che mette in discussione gli schemi tradizionali e rassicuranti dell’ordine familiare (dal romanzo La buona terra di Pearl S. Buck, 1931). L’immagine è di quelle che si dimenticano, o che almeno io non ho dimenticato, pure se l’ho incontrata tanti anni fa, forse poco più che adolescente. 

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Quell’immagine tenera, ma dalla forza prepotente, è ritornata alla mia mente in questi giorni, di fronte alla rinnovata ondata misogina che attraversa il mondo e che sembra, al momento, non trovare troppi argini. Taccio, anche se molto ci sarebbe naturalmente da dire, sull’orrore dei femminicidi quotidiani e lascio sullo sfondo anche il pronunciamento con il quale, lo scorso giugno, la Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza che garantiva a livello federale il diritto delle donne di interrompere una gravidanza indesiderata. Voglio fermarmi, invece, sulla paura che sembrano ancora oggi fare le donne istruite. Due i fatti più evidenti agli onori delle cronache. 

Al grido di “i talebani hanno paura di una donna istruita” nel marzo scorso le studentesse afghane sono scese in piazza protestando contro il regime che non ha mantenuto la promessa di garantire l’istruzione femminile. 

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Pochi giorni fa un gruppo di studiosi vicino al premier sovranista Orban ha presentato al parlamento ungherese un rapporto nel quale si ricostruisce come nelle università di quel paese negli ultimi dieci anni si siano iscritte più donne che uomini (circa il 54,5%.) e come, nel frattempo, molti più studenti che studentesse abbiano abbandonato gli studi universitari. E fin qui non ci sarebbe molto di male, si tratterebbe di un esame oggettivo dei flussi delle iscrizioni. Da questo dato di fatto, però, si è scatenata la più subdola e violenta forma di pensiero misogino. La crescita dell’istruzione delle donne, si sostiene nell’ambiente di Orban, in particolare della loro istruzione universitaria, avrebbe tre gravissime conseguenze sul paese.

Eccole. Primo, l’istruzione femminile mette in pericolo l’economia, perché i “tratti femminili” (come la maturità emotiva e sociale) vanno a discapito dei “tratti maschili”, che sono rappresentati dalle  competenze tecniche e logiche, dall’assunzione di rischi e dall’imprenditorialità. Secondo, l’istruzione femminile abbassa il tasso di natalità, perché istruzione e maternità sono inconciliabili. Terzo, l’istruzione femminile crea uno svantaggio per gli uomini che nonostante le loro innate (!) caratteristiche di intraprendenza e capacità di assumersi rischi, potrebbero “demotivarsi”, con ulteriori catastrofiche conseguenze economiche.

Non entro nel merito di tante e tali violente assurdità se non per ribadire che, detto in soldoni, troppe donne istruite fanno paura tanto alla destra di Orban in Ungheria, quanto ai fondamentalisti talebani in Afghanistan e che tutto ciò è poco diverso da quanto avveniva nella Cina del primo Novecento descritta dalla Pearl S. Bock: se non per il fatto che in quest’ultimo caso un cammino di emancipazione dalla tradizione doveva ancora compiersi e qui, oggi, è il presente a mostrarsi sotto una terribile faccia.

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Mi impressiona, invece, quanto si presenti debole un “maschile” che ha bisogno di tante difese. E per contro mi viene da notare quanto sia straordinariamente forte un “femminile” che continua ad affermarsi nonostante gli attacchi sferrati da tutte le destre del mondo.

Infine è evidente che istruzione (e quindi lavoro) femminile e maternità possono divenire inconciliabili solo in assenza di forme di protezione sociale della maternità e di sostegno alle lavoratrici madri.

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