Israele, un appello per salvare la democrazia

Israele, democrazia in pericolo. Un pericolo che viene dall’interno. Da una destra oltranzista, estremista, che sta per diventare forza di governo. Una prospettiva che allarma la diaspora ebraica democratica, della quale fa parte JCall.

Israele, un appello per salvare la democrazia
Preroll AMP

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Dicembre 2022 - 17.58


ATF AMP

Israele, democrazia in pericolo. Un pericolo che viene dall’interno. Da una destra oltranzista, estremista, che sta per diventare forza di governo. Una prospettiva che allarma la diaspora ebraica democratica, della quale fa parte JCall.

Top Right AMP

Un appello da rilanciare

“Abbiamo lanciato l’Appello alla ragione fondativo di JCall nel 2010 profondamente preoccupati per l’esistenza di Israele. Scrivevamo allora che “senza sottovalutare la minaccia esterna, il pericolo giaceva anche nell’occupazione e nell’espansione ininterrotta degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Solo la fine dell’occupazione e la creazione di uno stato palestinese al lato di Israele possono garantire ad esso un futuro di stato democratico con maggioranza ebraica. Il persistere dell’occupazione condurrà invece ad una scelta illusoria fra due assetti perversi : uno stato binazionale fonte di una permanente guerra civile o uno stato esclusivamente ebraico che condurrebbe ad un regime di apartheid verso i palestinesi. Dodici anni dopo la situazione si è aggravata. A ciò si aggiunge oggi una minaccia immediata che incombe sulla democrazia. Le elezioni del 1 novembre svoltesi nel rispetto delle regole democratiche e della libertà di voto hanno prodotto una maggioranza pur debole ad una coalizione nella quale alcune componenti mettono in questione le fondamenta stessa della democrazia nel paese. Fin dalla sua creazione e malgrado lo stato di guerra e le continue minacce esterne lo stato di Israele ha saputo rispettare sino ad oggi lettera e spirito dei valori sui quali poggia la Dichiarazione di indipendenza. Oggi se il governo in formazione decidesse di dare attuazione alle misure previste dagli accordi fra i partiti della coalizione Israele rischia di violare le sue stesse fondamenta.

Dynamic 1 AMP

Una democrazia non è definita soltanto in virtù del potere della maggioranza eletta in libere elezioni, ma anche dell’esistenza di contrappesi – una costituzione e un parlamento composta di una o due camere. In Israele dove il parlamento è composto di una unica camera 8la Knesset), non vi è una costituzione ma vi sono leggi fondamentali alle quali devono conformarsi i testi di legge approvati dalla Knesset.. Il solo organo deputato a giudicare tale conformità è la Corte suprema : essa può deliberare che una legge approvata dalla Knesset è contraria ad una delle leggi fondamentali e quindi annullarla. Oggi alcuni esponenti della coalizione di maggioranza dichiarano la loro intenzione di modificare il potere di controllo della corte consentendo ad una semplice maggioranza di deputati (metà più uno) di ripristinare una legge che la Corte abbia respinto.

Una democrazia si definisce non solo per il potere della maggioranza, ma anche per il rispetto dei diritti delle minoranze. I padri fondatori di Israele lo avevano previsto avendo stabilito nella Dichiarazione di indipendenza che il nuovo stato avrebbe assicurato “la piena eguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i cittadini, senza distinzione di credo, razza o sesso”. Oggi nella nuova maggioranza vi sono individui autori di affermazioni razziste contro gli arabi nonché di posizioni omofobe.

I padri fondatori avevano inoltre affermato nella stessa Dichiarazione che il futuro stato sarebbe stato “aperto all’immigrazione di ebrei da tutti paesi in cui essi sono dispersi” evitando di definire “chi è ebreo”. Questo principio ha condotto alla Legge del ritorno che ha permesso dopo 74 anni a milioni di ebrei di immigrare in Israele. Ora alcuni esponenti della coalizione esigono una modifica della legge al fine di privare nuovi immigrati (e ad immigrati già insediatisi nel paese) lo status di ebrei. Vogliono altresì adottare misure che prevedano la separazione fra donne e uomini in eventi pubblici finanziati con fondi dello stato . Se questi piani fossero approvati, ne conseguirebbe una frattura profonda fra Israele e l’ebraismo della Diaspora che rimetterebbe in questione le stesse fondamenta del progetto sionista all’origine del paese.

Dynamic 1 AMP

Inoltre il progetto di modificare lo status quo vigente dal 1967 sul Monte del tempio a Gerusalemme permettendo ad ebrei di pregare in quel luogo – così come proposto dal nuovo ministro della sicurezza nazionale – rischia di infiammare la Cisgiordania e forse l’intera regione del Medio Oriente.

Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di rilanciare oggi il nostro appello alla ragione indirizzato ai governanti israeliani perché non dimentichino le fondamenta del paese di cui esercitano oggi la responsabilità politica. Israele appartiene a coloro che vi abitano. Ma gli ebrei della Diaspora, legati come sono indissolubilmente alla sua esistenza in sicurezza, possono e devono, in nome di tale legame e del sostegno che ad esso offrono allorchè necessario, esprimere la loro preoccupazione circa tali derive antidemocratiche. Esse costituirebbero il vero pericolo per il futuro del paese. Per questo motivo siamo al fianco di cittadini e movimenti della società civile in Israele che si stanno mobilitando a difesa della democrazia e chiediamo a coloro che si riconoscono nei principi di questo appello di firmarlo e diffonderlo raccogliendo ulteriori adesioni.

L’invito di JCall Italia

Dynamic 1 AMP

“L’appello ha raccolto circa 1000 adesioni finora in più paesi d’Europa dove JCall è attiva. Si è formato in questi giorni il nuovo governo di Israele. Vi preghiamo di aderire e di diffondere l’appello che sarà trasmesso alle Ambasciate di Israele in Europa e  alle istituzioni di governo in Israele. Per firmare il nostro appello andate sul sito di JCall in francese dove sono raccolte tutte le firme”.

Cos’è JCall

Dal suo statuto fondativo: “JCall raggruppa cittadini ebrei di paesi europei e amici di Israele al tempo stesso profondamente legati all’esistenza e alla sicurezza dello stato di Israele e preoccupati per il suo futuro. Pur non sottovalutando le minacce esterne che gravano su Israele, JCall ritiene che l’occupazione e l’espansione ininterrotta degli insediamenti in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est siano un pericolo per l’identità dello stato. Tale politica concorre inoltre ad indebolire e isolare Israele dall’opinione pubblica e dai governi del mondo. È nostra opinione convinta che solo la fine dell’occupazione e la creazione di uno stato palestinese sovrano accanto a Israele potranno assicurare ad Israele stesso di restare uno stato democratico a maggioranza ebraica e di occupare il posto che le è dovuto fra le nazioni del mondo. 

Dynamic 1 AMP

JCall è un movimento autonomo di ebrei europei che vogliono fare sentire la loro voce senza essere legati a partiti o movimenti israeliani. I promotori e firmatari di JCall non contestano la legittimità e rappresentatività delle organizzazioni ebraiche ufficiali. Intendono però dissociarsi da un loro sostegno troppo spesso acritico alle politiche dei governi di Israele. Rivendicano inoltre il diritto di esprimere il loro dissenso allorché tali politiche sono pericolose per gli interessi stessi dello stato. Al tempo stesso condannano con forza le campagne di delegittimazione di Israele in quanto stato in atto in più paesi europei.

JCall intende suscitare un dibattito aperto in senso alle comunità ebraiche d’Europa e dare corpo a un movimento d’opinione affinchè sia la ragione a prevalere sulle pulsioni. Sovente gli ebrei europei, in reazione a campagne d’opinione che mettono in questione l’essenza stessa dello stato di Israele, non le distinguono da normali e legittime critiche all’operato dei suoi governi cosi come avviene per altri paesi. Con il nostro impegno noi intendiamo dimostrare che è possibile combattere al tempo stesso le condanne manichee e odiose rivolte a Israele e la politica dei suoi governi quando la riteniamo sbagliata.

JCall si rivolge alle diplomazie dei paesi europei perché agiscano sul governo di Israele e sull’Autorità nazionale palestinese di concerto con gli Stati Uniti per giungere a una composizione ragionevole del conflitto. Consapevole che la trattativa e le decisioni rilevanti appartengono ai soli dirigenti dei due popoli, JCall vuole promuovere una soluzione accettabile alle due parti in lotta, unica garanzia di un accordo durevole”.

Dynamic 1 AMP

Considerazione finale

Quella che ci viene da trentacinque anni di frequentazione della Palestina e d’Israele. 

Una pace o è giusta o non è. Una pace non può essere imposta dall’esterno, è vero, ma questo “esterno” può esserne un facilitatore se però non veste i panni di una delle parti. Cosa che fin qui è avvenuto. E ancora. Una pace giusta riconosce le ragioni dell’altro, non ne nega l’identità, non ne cancella la storia. Una pace giusta è un incontro a metà strada tra aspirazioni opposte, tra disegni di grandezza che per essere realizzati hanno bisogno dell’annientamento di chi si frappone ad essi. Una pace giusta contempla il compromesso. Di più, si alimenta del compromesso. Scriveva Amos Oz, il grande scrittore israeliano scomparso il 28 dicembre 2018, in un libricino che andrebbe imparato a memoria, Contro il fanatismo (Feltrinelli): “Nel mio mondo – annota Oz – la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”.

Dynamic 1 AMP


Ecco, la parola “compromesso”, nel senso alto e nobile declinato da Amos Oz, non esiste nel vocabolario politico, ed etico, della destra che si accinge a governare in Israele.

FloorAD AMP
Exit mobile version