Ultra-nazionalista che utilizza la religione come arma di guerra: “Dico ai demoni: non intimidite nessuno. Dio esiste. Vinceremo”: con queste parole lo scrittore nazionalista russo, Zakhar Prilepin, conclude il racconto fatto su Telegram dell’attentato in cui è rimasto ferito due giorni fa e che è costato la vita a un suo assistente, Alexander Shubin.
“C’è stata un po’ di confusione sui media – ha precisato – Sasha (Shubin, ndr) era a destra, al posto del passeggero. Guidavo io. L’esplosione è avvenuta sotto il suo posto”.
Lo scrittore racconta quindi di aver perso conoscenza per alcuni minuti e di essere stato soccorso dalle persone del posto, che lo hanno aiutato a uscire dall’autovettura. Riguardo alla figlia, Pripelin precisa che l’aveva lasciata cinque minuti prima dell’esplosione. In ospedale ha poi appreso che erano due le mine che dovevano esplodere, ma il responsabile “si è spaventato ed è scappato dopo l’esplosione della prima. Se avesse fatto saltare in aria la seconda, saremmo morti tutti”. Pripelin ha poi precisato di avere entrambe le gambe fratturate.
Pripelin ha voluto poi ringraziare Prigozhin, Medvedev, Zakharova, Simonyan, Mironov, Boyakov e i ‘fratelli corrispondenti di guerra’