Libia, è sempre più caos armato.
La battaglia di Tripoli
Da un lancio di Agenzia Nova: “E’ tornata la calma in alcuni quartieri della capitale della Libia, Tripoli, che erano stati teatro di scontri tra le unità membri delle Forze speciali di deterrenza (Rada) e la Brigata 444. Lo ha riferito l’emittente libica “Al Ahrar”, precisando che non vi è stata alcuna segnalazione ufficiale di vittime. Gli scontri, che si sono estesi anche per le vie strade di Ain Zara e Salah al lavoro Din, si sono conclusi poco prima del raggiungimento di un accordo sul ritiro di tutti i veicoli militari e dei mezzi blindati appartenenti ai due gruppi armati. Fonti hanno riferito ad “Al Ahrar” che gli scontri erano scoppiati dopo tensioni tra le due parti, sullo sfondo del rapimento di uno dei leader della 444esima Brigata, ieri mattina, nei pressi del porto di Tripoli. Intanto, le unità della 444esima Brigata affiliata al Governo libico di unità nazionale (Gun) hanno arrestato due “dei più importanti criminali della milizia Kanyat, guidata dai fratelli Kani coinvolti in diversi crimini, tra cui omicidi, rapimenti e furti” e sospettati di aver realizzato “fosse comuni” La Brigata 444, inoltre, ha spiegato che uno dei due, un autista di Mohamed al Kani, ha partecipato all’attacco a un quartiere residenziale nel 2014, nel centro della città di Tarhuna, che ha provocato molte vittime, oltre ad aver commesso diversi altri crimini. Il secondo dei due arrestati, invece, è accusato di diversi crimini, tra i quali l’uccisione di persone i cui corpi sono stati recentemente ritrovati in fosse comuni”
Raid contro trafficanti di esseri umani
Quattro giorni fa, il governo di unità nazionale di Tripoli ha dichiarato di aver condotto raid aerei contro trafficanti di esseri umani, droga e carburante nella zona costiera ad ovest della capitale. L’operazione è ”parte di un piano di sicurezza per combattere il contrabbando di carburante, il traffico di droga e l’immigrazione clandestina nella regione della costa occidentale”, ha detto Mohammed Hamouda, portavoce del governo di unità nazionale. Nell’azione sarebbero stati utilizzati droni per colpire fazioni armate. “La nostra aviazione nazionale ha effettuato attacchi aerei precisi e mirati contro i nascondigli di bande di trafficanti di carburanti, stupefacenti ed esseri umani nella regione del litorale occidentale”, ha indicato giovedì il ministero della Difesa in un comunicato. Questi attacchi, compiuti su “ordine del capo del governo”, Abdelhamid Dbeibah, “hanno colpito con successo i loro obiettivi”, si aggiunge nel testo pubblicato sulla pagina Facebook dell’ufficio stampa del ministero, che non ha fornito maggiori dettagli sui luoghi interessati. Secondo i media locali, i siti colpiti si trovano alla periferia di Zawiya, cittadina costiera 45 km a ovest della capitale, teatro da diverse settimane di scontri tra gruppi armati dediti al traffico di esseri umani e ad altri traffici come il contrabbando di carburante.
Nessun bilancio ufficiale è stato ancora rilasciato, ma i media libici affermano che gli attacchi sono stati effettuati da droni, causando danni materiali nell’area del porto di al-Maya, cittadina sul mare a una trentina di chilometri a ovest della capitale e nel settore Abou-Sourra, a sud di Zawiya. Con molta probabilità il governo mirava a distruggere i covi della Stability Support Agency (Ssa) della milizia dei Buzriba. Ali Abu Zariba, deputato del Parlamento di Zawiya e fratello di Haaasn, a capo della Ssa, ha accusato il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah di aver attaccato con “droni turchi” i gruppi armati rivali del governo di Tripoli in città con il pretesto di combattere il crimine organizzato.
Epicentro-Zawiya
Sempre da Agenzia Nova: “E’ altissima la tensione a Zawiya, importante città costiera della Tripolitania, tra i punti principali delle partenze dei migranti e snodo cruciale delle esportazioni di prodotti petroliferi della Libia. Il ministero della Difesa del Governo di unità nazionale (Gun), l’organo esecutivo con sede a Tripoli e riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha annunciato di aver condotto degli attacchi aerei contro “i nascondigli dei contrabbandieri di carburante, dei trafficanti di droga e dell’immigrazione clandestina”. Fonti militari libiche hanno confermato ad “Agenzia Nova” che alcuni droni hanno colpito le postazioni appartenenti a gruppi armati legati al deputato Ali Buzriba (fratello di Hassan Buzriba, leader della filiale di Zawiya delle cosiddette Forze di sostegno alla stabilità, una delle più potenti milizie dell’area) ad Abu Surra, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, e nel porto di Maya. La stampa libica parla di raid aerei condotti dai famigerati droni turchi Bayraktar TB2, un’informazione che però non trova conferme ufficiali. Al momento non vi è notizia di vittime, ma la situazione è ancora molto fluida e non è escluso che possano esserci aggiornamenti.
La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha invitato le parti coinvolte a “rispettare il diritto nazionale e internazionale” e a “proteggere la popolazione civile”. Il governo designato dal Parlamento basato nell’est del Paese, non riconosciuto dall’Onu, ha condannato “il bombardamento di alcune strutture pubbliche che ha causato il panico tra i civili”, spiegando che “l’uso sproporzionato della forza potrebbe scatenare una guerra”. Alcuni residenti di Abu Surra, località a sud-est nella città costiera libica di Zawiya, hanno condannato la “brutale aggressione” avvenuta ieri, mentre le milizie di stanza nel porto marittimo di Maya hanno condannato, indicando che “il bombardamento effettuato dai droni ha causato molti danni materiali a una serie di unità navali impegnate nella lotta alle migrazioni illegali”. “Agenzia Nova” ha interpellato tre esperti libici: Tarek Megerisi, senior policy fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr); Jalel Harchaoui, associate fellow presso il Royal United Services Institute; Emadeddine Badi, analista libico del Global Initiative Against Transnational Organized Crime, organizzazione internazionale non governativa con sede a Ginevra.
Secondo Megerisi, con il bombardamento di Zawiya, il primo ministro Dabaiba “mostra i muscoli e dimostra che non può più essere vittima del bullismo degli attori militari”. Vale la pena ricordare che è lo stesso premier Dabaiba a guidare “ad interim” il dicastero della Difesa, non avendo mai nominato un ministro di ruolo. “Penso che Dabaiba abbia sfruttato il contesto delle ultime settimane, caratterizzato da proteste e disordini popolari contro le attività e il comportamento dei trafficanti, per colpire i fratelli Buzriba con il pretesto di un’operazione di contrasto al contrabbando, che ovviamente ha come conseguenza l’indebolimento del loro nemico e il potenziamento del loro fronte”, aggiunge Megerisi. “Un’operazione del genere deve ottenere l’autorizzazione di Dabaiba, del ministero della Difesa e del capo di Stato maggiore di Tripoli, Mohammed al Haddad. Questo potrebbe rientrare anche nel più ampio contesto dei negoziati in corso su un nuovo governo”, conclude Megerisi parlando a “Nova”.
Di diverso avviso, invece, l’analista libico Harchaoui, per il quale i recenti scontri avvenuti a Zawiya sono riconducibili a uno scontro tra due capi miliziani: da una parte Mohamed Bahroun “Al Far” (soprannominato “il Topo”), sostenuto dal Governo di unità nazionale; dall’altra il clan dei Buzriba. “Dabaiba ha voluto rivendicare personalmente la responsabilità dei raid, indicando così la sua disponibilità ad essere associato a Bahroun e visto come un nemico dei Buzriba”, ha aggiunto Harchaoui a “Nova”. “Non c’è alcuna prova dell’utilizzo dei TB2. Le immagini che circolano su Twitter potrebbero anche riferirsi alla guerra del 2019-2020, di cui ci sono centinaia di fotografie in rete”, riferisce ancora Harchaoui, ipotizzando invece l’utilizzo di velivoli senza pilota più a buon mercato dei TB2. Inoltre, secondo Harchaoui, il capo di Stato maggiore di Tripoli, Al Haddad, “ha preso le distanze” dall’operazione annunciata ieri da Dabaiba. Da parte sua, Emadeddine Badi ha pubblicato su Twitter l’immagine di quello che sembrerebbe un “missile aria-superficie MAM-L prodotto da Rokestan”, compatibile solo con i droni turchi TB2. Interpellato da “Agenzia Nova”, Badi ha escluso un coinvolgimento di Bahroun negli ultimi eventi a Zawiya. “Tutto questo non ha niente a che fare con Bahroun”, ha commentato l’esperto.
La situazione a Zawiya – nota anche per essere la roccaforte di Abd al Rahman Milad, ufficiale della Guardia costiera libica accusato di traffico di esseri umani e carburante e di aver commesso crimini contro i migranti – è degenerata nelle ultime settimane. In particolare dopo la diffusione sui social media libici di filmati di torture perpetrate da persone definite come “africani” ai danni di altri individui identificati come “giovani libici”, anche se dalle immagini non sembra possibile alcuna identificazione. La pubblicazione del video, corredato da commenti in cui si punta il dito contro presunti migranti sub-sahariani assoldati da gruppi criminali per torturare gli arabi, ha suscitato la rabbia della popolazione di Zawiya, che è scesa in strada per manifestare la propria indignazione. Il Consiglio presidenziale libico aveva incaricato il generale Al Haddad di sviluppare un “piano urgente per combattere la criminalità e riportare la sicurezza” nella città costiera, importante anche per un altro motivo: la raffineria di petrolio di Zawiya, infatti, garantisce alla Tripolitania circa 120.000 barili al giorno di carburante. Quest’ultimo serve ad alimentare le centrali elettriche che, senza combustibile, rischiano di lasciare il Paese al buio in piena estate”.
Annotava il 18 maggio Nigrizia: “l primo ministro del Governo di stabilità nazionale (Gsn), Fathi Bashagha, capo dell’esecutivo designato dalla Camera dei rappresentanti con sede nell’est della Libia, ha incaricato il suo vice, Ali Al-Gotrani, della gestione degli affari governativi, affidandogli una delega con pieni poteri.
È quanto si apprende da una lettera del Gsn firmata dallo stesso Bashagha, indirizzata alla Camera dei rappresentanti, in cui, tuttavia, non sono chiarite le motivazioni alla base di questa decisione.
La Camera dei rappresentanti della Libia, si è subito precipitata a precisare che «non ha ritirato la fiducia» al primo ministro designato del cosiddetto Gsn. Bashagha, quindi, non sarebbe stato «destituito» come riportato da alcuni organi di informazione.
Lo ha detto il portavoce del parlamento, Abdullah Blihaq, in dichiarazioni all’emittente televisiva Libya Al Hadath. Blihaq ha precisato che Bashagha è stato “sospeso dall’esercizio delle sue funzioni” fino al completamento delle indagini da parte di una commissione di deputati che deve valutare l’accusa contro Bashagha di aver sperperato denaro pubblico: nel caso in cui venissi dimostrata la sua innocenza, potrà riprendere il suo incarico.
Il portavoce della Camera ha anche affermato che i deputati hanno da tempo espresso la loro insoddisfazione per l’operato del governo Bashagha e il suo fallimento nelle promesse fatte al momento del voto in aula, sia al livello politico sia per quanto riguarda l’erogazione dei servizi.
La sua momentanea uscita di scena apre comunque scenari nuovi in Libia. Alcuni analisti hanno letto il suo accantonamento (momentaneo?) come l’occasione per aprire spazi di manovra per la nomina di un nuovo governo unitario in grado di permettere le elezioni nel paese nordafricano.
La maggioranza dei membri del parlamento con sede in Cirenaica ha poi colto l’occasione per assegnare al ministro delle finanze del Gsn, Osama Hammad, le funzioni di primo ministro ad interim.
Altri osservatori delle vicende libiche hanno invece legato questa “sospensione” di Bashagha al suo rifiuto di assegnare contratti per la realizzazione di progetti a imprese affiliate al generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) acquartierato a Bengasi”.
Così Nigrizia.
Questa è la Libia. Uno Stato fallito, dove a dettare legge sono milizie e tribù in armi. Un Paese spaccato in due, con due parlamenti tra loro in conflitto, marchiato dagli appetiti petroliferi di attori esterni, in primis Turchia, Russia ed Egitto. E l’Italia continua a ritenere la Libia un “porto sicuro” e un Paese in via di stabilizzazione.