Kathleen Folbigg, considerata “la peggiore serial killer d’Australia”, è stata graziata e liberata dal carcere, dove era detenuta dal 2003 per omicidio colposo del suo primogenito Caleb e per l’uccisione degli altri tre figli, Patrick, Sarah e Laura.
La decisione è stata presa dal procuratore generale del New South Wales, Michael Daley, alla luce dei risultati di un’ultima indagine che solleva seri dubbi sulla colpevolezza di Kathleen Folbigg. È emerso infatti che tutti e quattro i figli della donna presentavano rare mutazioni genetiche che avrebbero potuto causare la loro morte. Questa nuova evidenza ha portato alla revisione del caso e alla conclusione che la colpevolezza di Kathleen Folbigg potrebbe non essere provata in modo inequivocabile.
Le strane morti – Come riporta la Cnn, la donna – ora 55enne – era accusata di aver soffocato almeno tre dei quattro figli. Caleb era morto nel 1989 a soli 19 giorni di vita; un anno dopo la stessa sorte era toccata al fratellino Patrick. Due anni dopo ha perso la vita anche Sarah, così come la quarta e ultima figlia Laura nel 1999. Tutti decessi in culla che il giudice aveva classificato come omicidi. Folbigg era stata condannata inizialmente a 40 anni, pena poi abbassata a 30. Sarebbe dovuta uscire nel 2033. E invece, a distanza di vent’anni, il clamoroso colpo di scena.
Le mutazioni genetiche – Nuove evidenze scientifiche sostengono che le morti dei quattro figli possono essere riconducibili a cause naturali. In particolare, Caleb e Patrick sarebbero stati portatori di due diverse variante estremamente rare del gene BSN, responsabili di problemi neurologici e attacchi epilettici letali. Effettivamente, Patrick soffriva di epilessia. Altri studi condotti tra il 2018 e il 2019 hanno evidenziato che anche Sarah e Laura avevano mutazioni letali nel gene CALM2, che avrebbero causato aritmie cardiache e le loro morti nel sonno. In sostanza, secondo il procuratore generale, ci sono “ragionevoli dubbi” che la madre sia innocente.
“Nessuna prova scientifica” – A fine maggio 2023, l’ex giudice Tom Bathurst – che aveva condotto la seconda inchiesta sulla colpevolezza della donna – si era espresso per l’insussistenza dell’impianto accusatorio. Folbigg si è sempre dichiarata innocente. All’epoca era stata denunciata dal marito, che aveva letto alcune frasi sul suo diario che potevano essere ricondotte alla presunta uccisione dei figli. Quelle righe furono interpretate come prove del delitto. Tuttavia, dodici anni dopo il presunto delitto, una perizia sulle autopsie dei bambini stabilì che non c’erano prove scientifiche dei soffocamenti.
Verso l’annullamento – Il procuratore generale ha comunque chiarito che la grazia e la successiva scarcerazione non annullano formalmente la condanna. La decisione definitiva spetta infatti alla Corte di Appello criminale, qualora la procura vi si appellerà. In caso di revoca della condanna, Folbigg è pronta a fare causa allo Stato del New South Wales per ottenere – per quanto possa essere consolante – un ingente risarcimento.