Russia, guerra civile in una super potenza nucleare: ecco perché il mondo trema

Ora che 25mila uomini agguerriti, bene addestrati e meglio armati marciano su Mosca, il mondo s’interroga sulle vere ragioni che hanno  spinto Yevgeny Prigozhin a sfidare il suo ex protettore e a giocarsi il tutto per tutto

Russia, guerra civile in una super potenza nucleare: ecco perché il mondo trema
Prigozhin e i suoi mercenari in Ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Giugno 2023 - 19.15


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Ora che l’ex chef dello zar ha varcato il Rubicone. Ora che la “guerra civile è iniziata”. Ora che 25mila uomini agguerriti, bene addestrati e meglio armati marciano su Mosca, il mondo s’interroga sulle vere ragioni che hanno  spinto Yevgeny Prigozhin a sfidare il suo ex protettore e a giocarsi il tutto per tutto, compresa la sua stessa vita.

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Non solo l’ambizione personale

Di grande interesse è l’analisi di Gianandrea Gaiani su AnalisiDifesa. Annota Gaiani: “Il tradimento di Prigozhin potrebbe dipendere da molte circostanze oltre all’ambizione personale. Non si può escludere che abbia qualche ragione per ritenere che le forze armate o parte di esse lo seguiranno nell’avventura ma l’ipotesi pare improbabile.

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Meglio ricordare del resto che uno scenario di golpe o anarchia militare in Russia costituirebbe in serio pericolo per la sicurezza globale considerando le 6.500 testate nucleari presenti ella federazione di cui 1.500 di pronto impiego.

Qualcuno arriva a ipotizzare che Prigozhin possa essersi “venduto” a Kiev o agli Stati Uniti per destabilizzare la Russia sul piano politico e soprattutto militare per facilitare la controffensiva ucraina fino ad oggi inconcludente, ma forse la causa dell’0inasprirsi delle tensioni tra Wagner e Mosca è attribuibile alla legge sulle PMC annunciata il 10 giugno dal ministero della Difesa russo che impone a tutte le “formazioni volontarie”, come il “Gruppo Wagner” di firmare un contratto con il ministero della Difesa russo che le pone sul piano militare sotto il diretto controllo e comando e dei vertici militari russi.

Putin, parlando in televisione il 13 giugno, aveva sostenuto direttamente l’iniziativa, gesto forse considerato da Prigozhin un tradimento da arte del presidente che finora aveva sempre garantito alla PMC Wagner ampia autonomia di manovra sui fronti ucraini come nei paesi africani dove la società difende e tutela gli interessi di Mosca.

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Prigozhin aveva detto il 15 giugno che non avrebbe siglato il contratto di cui il ministero della Difesa impone la firma entro il 1° luglio. Al tempo stesso però Prigozhin si era detto fiducioso di poter trovare un accordo che lasciasse a Wagner l’autonomia pur accordando ai suoi combattenti i benefici e le garanzie sociali riservati ai soldati e alle loro famiglie.

Prigozhin avrebbe accettato solo di porre i suoi uomini agli ordini diretti del Cremlino ma non del ministero della Difesa.

Il fallimento di queste trattive, in cui Prigozhin forse contava sull’intervento di Putin ( che invece non c’è stato) per garantire uno status speciale a Wagner anche considerando che Wagner ha operato per molti anni nell’interesse di Mosca pur senza che vi fosse una legge che consentisse l’istituzione di PMC.

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Il 13 giugno Prigozhin ha accusato il ministero della Difesa russo di aver tentato due volte di “distruggere” la Wagner. “Non stiamo parlando solo di qualche interferenza, stiamo parlando di distruzione fisica e intenzionale. Sia allora che adesso”, ha spiegato Prigozhin, secondo cui il tentativo più recente di colpire la Wagner risale alla battaglia per il controllo di Bakhmut, quando, a suo dire, la Difesa russa avrebbe “cercato di chiudere” i paramilitari nella città “senza armi”.

Poi ha citato un episodio dell’8 febbraio 2018, quando la Wagner ha subito pesanti perdite in Siria, dove stava combattendo l’Isis, a opera dell’aviazione americana. Secondo Prigozhin gli Stati Uniti avevano avvertito i comandati russi del raid imminente in modo che potessero ritirare i propri soldati ma nessuno aveva avvertito la Wagner. Questi tentativi, ha spiegato Prigozhin, sarebbero motivati dall’invidia del ministro russo della Difesa, Sergey Shoigu, il quale “non sopporta che qualcuno faccia le cose meglio di lui. Vuole che tutti vadano in giro a baciargli i piedi, ma la Wagner non l’ha mai fatto”.

Rivendicazioni e recriminazioni datati, rispolverati oggi probabilmente per indicare il risentimento di Prigozhin per la mancata esenzione dalla firma del contratto con la Difesa e quindi la soppressione dello status esclusivo di cui ha goduto il Gruppo Wagner.

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Un risentimento confermato anche con le dichiarazioni dello stesso Prigozhin del 21 giugno in cui ha accusato i vertici di Mosca di ingannare i russi sul corso dell’offensiva in Ucraina, sottolineando i progressi di Kiev: Stanno ingannando il popolo russo. Enormi aree sono state consegnate al nemico”,ha detto, aggiungendo che le truppe ucraine hanno già cercato di attraversare il fiume Dnipro, sulla linea del fronte. “Tutto questo è totalmente nascosto a tutti. Un giorno la Russia si sveglierà e scoprirà che anche la Crimea è stata consegnata a Kiev”.

Dichiarazioni rilasciate peraltro poche ore dopo che Vladimir Putin aveva affermato che l’offensiva Ucraina sta fallendo ma soprattutto pochi giorni dopo che lo stesso leader della Wagner aveva confermato che le sue truppe sarebbero tornate al fronte in agosto.

“Ci stiamo riposando e preparando. Il 5 giugno siamo partiti e il 5 agosto, secondo le previsioni, il gruppo Wagner continuerà a svolgere in piena prontezza al combattimento i compiti che erano stati fissati”. Le forze della Wagner hanno lasciato il fronte nella città di Bakhmut negli ultimi giorni di maggio raggiungendo le retrovie nel Donbass da dive in queste ore sono penetrati in Russia.

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Evidentemente nelle ultime settimane i rapporti con la Difesa e il Cremlino si sono fatti più tesi e il “pronunciamiento” di Prigozhin sembra quindi anticipare la messa al bando della PMC Wagner e il suo scioglimento per non aver sottoscritto il contratto con la Difesa firmato da almeno otto organizzazioni “volontarie” inclusa la Forza Speciale Akhmat cecena.

Forse anche per questo Prigozhin in un messaggio audio ha affermato che non c’è un “colpo di stato” ma solo una “marcia per la giustizia”. Annunciando che una volta cambiati i vertici della Difesa i suoi uomini torneranno a combattere in Ucraina.

Il tentato golpe di Prigozhin potrebbe mettere in difficoltà la presenza militare russa in diverse nazioni africana, affidata per lo più agli uomini della PMC Wagner (Repubblica Centrafricana, Libia, Mali, Burkina Faso…..) mentre potrebbe  aiutare le forze ucraine a sbloccare un’offensiva finora fallimentare destabilizzando il morale delle forze russe al fronte.

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A Orekhov sul fronte Zaporozhye, gli ucraini hanno concentrato ingenti forze e questa mattina, dopo tre settimane di attacchi vani, sembrano essersi incuneate nello schieramento russo vicino a Rabotino.

Dopo essere stati fermati nei settori di Pyatikhatka-Zherebyansky e Kamensky, vicino a Orekhov gli attacchi della fanteria ucraina hanno permesso di espugnare alcune trincee da Novodanilovka a Rabotino sotto la copertura dell’artiglieria. Blogger militari russi riferiscono di un blando fuoco dell’artiglieria russa che sta favorendo la penetrazione ucraina che dalla “zona grigia” degli avamposti dove si è combattuto finora, stanno avvicinandosi alla prima linea di difesa russa, nel centro abitato di Rabotino, protetta da campi minati e munite postazioni difensive.

Contrazioni di forze ucraine vengono segnalate anche nel settore di Bakhmut. per il vice ministro della Difesa ucraina Hanna Malyar, l’attuale situazione in Russia rappresenta un’opportunità che la leadership militare e politica della Russia possa “combattere con noi e autodistruggersi”.

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Quella (sin qui) irresistibile ascesa

La tratteggia il Post: “La storia dell’ascesa di Prigozhin da imprenditore a oligarca a capo del più grande esercito privato russo – fino a diventare, di fatto, un rivoltoso – è estremamente notevole. Come tanti dei personaggi della Russia degli ultimi vent’anni, Prigozhin ha ottenuto successo e potere grazie alla sua stretta associazione al presidente russo Vladimir Putin, ma al contrario di molti altri oligarchi soprattutto con lo scoppio della guerra in Ucraina Prigozhin ha ottenuto un notevole grado di autonomia. Prigozhin da tempo critica i vertici militari dell’esercito russo ma non ha mai criticato apertamente Putin, e da mesi gli analisti che si occupano di Russia si sono interrogati su quali fossero i suoi veri rapporti con il presidente russo. Sabato Putin sembra aver risolto la questione, definendo le azioni di Prigozhin come un atto di tradimento. 

Yevgeny Prigozhin, in maniera simile a Vladimir Putin, ha avuto origini piuttosto umili. Nato nel 1961 a San Pietroburgo, come Putin, in gioventù fu un piccolo criminale che trascorse alcuni anni in carcere dopo essere stato arrestato per rapina. Uscito dal carcere nel 1990, in concomitanza con il crollo dell’Unione Sovietica, Prigozhin cominciò a lavorare come venditore di hot dog.

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Fece rapidamente carriera mostrando un notevole spirito imprenditoriale, e nel giro di qualche anno arrivò a gestire una serie di ristoranti di lusso a San Pietroburgo. Qui incontrò Putin, che allora era vicesindaco della città. Quando Putin divenne presidente della Russia, Prigozhin cominciò a organizzare le cene di gala con i dignitari invitati dal presidente a Mosca: ci sono foto di Prigozhin con George W. Bush, con l’allora principe Carlo del Regno Unito, con il primo ministro indiano Narendra Modi e moltissimi altri. Fu in quel periodo che Prigozhin divenne famoso come “il cuoco di Putin” o “lo chef del Cremlino”.

Prigozhin differenziò rapidamente le proprie attività. Nel 2014 fondò il gruppo paramilitare Wagner, che operò in numerosi conflitti nel mondo, spesso per sostenere gli interessi nazionali russi, e altrettanto spesso commettendo violenze, atrocità e crimini di guerra. Il gruppo Wagner è oggi considerato uno dei gruppi di mercenari più efficienti del mondo, spesso accusato da organizzazioni internazionali di crimini di guerra e di utilizzo di sistemi di tortura.

Nel 2018, inoltre, il governo americano ha accusato Prigozhin di aver finanziato e creato la “troll farm” che avrebbe tentato di influenzare le elezioni americane vinte da Donald Trump diffondendo notizie false sui social media.

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Il gruppo Wagner ha cominciato a combattere in Ucraina a fianco dell’esercito russo poco dopo l’inizio dell’invasione, e negli scorsi mesi ha assunto un ruolo fondamentale in alcuni campi di battaglia, come per esempio quello della cittadina di Bakhmut, dove di fatto i mercenari di Wagner hanno affrontato il grosso delle operazioni e subìto gran parte delle perdite.

Se prima della guerra il gruppo Wagner era composto quasi esclusivamente da ex militari e poliziotti, in seguito Prigozhin ha cominciato ad andare nelle carceri per arruolare i prigionieri, promettendo che le loro pene sarebbero state cancellate se avessero trascorso un periodo di almeno sei mesi a combattere al fronte. In questo modo, i membri del gruppo Wagner sono cresciuti enormemente. In questi giorni Prigozhin ha detto di avere a disposizione 25 mila uomini, ma stime passate parlavano di molte più persone.

Grazie al suo contributo militare, Prigozhin ha assunto un’influenza eccezionale in Russia: secondo molti analisti, sarebbe oggi la seconda persona più potente del paese dopo Vladimir Putin.

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Assieme alla sua influenza politica, Prigozhin ha aumentato le critiche anche ai vertici militari dell’esercito russo, probabilmente con l’intento di aumentare la propria autonomia e di colpire avversari interni nel sistema di potere russo. Prigozhin critica da mesi il ministro della Difesa Sergei Shoigu e gli altri alti comandi militari dell’esercito, definendoli inetti e corrotti e accusandoli di boicottare il gruppo Wagner. Le accuse sono aumentate via via di gravità, fino ad arrivare agli ultimi giorni, in cui sembra che Prigozhin stia organizzando una rivolta aperta contro l’esercito regolare russo.

A causa delle attività del gruppo Wagner e del suo coinvolgimento nell’invasione russa dell’Ucraina, Prigozhin è stato oggetto di provvedimenti legali e sanzioni in numerosi paesi occidentali. I documenti legali di CLS mostrano alcune delle operazioni che Prigozhin potrebbe aver messo in atto per mantenere attivi i suoi traffici e cercare di evitare le sanzioni. Prigozhin, per esempio, è proprietario di Meroe Gold, un’azienda mineraria sudanese che si occupa di estrazione dell’oro. Meroe Gold è stata messa sotto sanzioni nel 2020, ma il Financial Times ha scoperto che da quel momento avrebbero cominciato a operare al suo posto altre aziende non sanzionate ma comunque a lui riconducibili. In almeno un caso, infatti, un carico aereo spedito dal Sudan alla Russia che ufficialmente avrebbe dovuto contenere biscotti in realtà trasportava quintali d’oro”.

Scontro finale

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“Il gruppo Wagner ha deciso che coloro che hanno responsabilità militari per il Paese devono essere fermati”, ha detto Prigozhin in un audio, chiedendo di non opporre “resistenza” alle sue truppe e affermando che il ministro della Difesa Shoigu sarà “fermato”. “Siamo in 25.000 e determineremo perché nel Paese regna il caos (…) “, ha aggiunto, appellandosi a “chiunque voglia unirsi a noi” per “porre fine al disordine”. Il capo del gruppo di mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin ha affermato che il suo appello a fermare la leadership militare russa non è “un colpo di stato militare”, ma uno sforzo per ripristinare la “giustizia”. “Questo non è un colpo di stato militare, ma una marcia della giustizia, le nostre azioni non interferiscono in alcun modo con le truppe”, ha dichiarato in un messaggio audio trasmesso dal suo servizio stampa.

Ma al Cremlino non la pensano così. La resa dei conti finale è iniziata. Il Rubicone è stato varcato. Indietro non si può più tornare. Nella partita della vita per Putin e Prigozhin  non esiste pareggio. La posta in pallio è il potere assoluto di quella che resta una super potenza nucleare. Per questo il mondo trema. 

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