Loro ringraziano il Vaticano per l’aiuto concreto in favore dei profughi e delle popolazioni colpite, o èer altre attività umanitarie come il rilascio dei prigionieri o i bambini rapiti. Ma politicamente non ne vogliono sapere du altro.
«Una Wagner molto più piccola, magari concentrata in Africa. Il presidente bielorusso Lukashenko potrebbe utilizzare Yevgeny Prigozhin per la sua difesa personale»: così Mikhail Podolyak, in un’intervista con il Corriere della Sera, prevede il futuro della milizia mercenaria golpista e del suo capo.
Parlando della missione del cardinale Zuppi a Mosca, il consigliere del presidente Zelensky afferma che «abbiamo già ripetuto che non ha senso prendere iniziative che non portino alla fine della guerra a condizioni eque, bensì congelino il conflitto. Ciò condurrebbe alla ripresa della guerra nel futuro».
Per Podolyak, «il motivo per cui sosteniamo unicamente i passi di chi non va oltre la formula della pace avanzata da Zelensky. L’Ucraina non ha bisogno di essere persuasa a porre fine alla guerra, non l’abbiamo iniziata noi, le chiavi si trovano al Cremlino e le mediazioni devono partire da lì: occorre che i russi abbandonino le terre occupate. Credo che il Vaticano possa coordinare il monitoraggio delle condizioni di detenzione e di ritorno dei prigionieri ucraini e dei bambini deportati in Russia». Quanto al futuro di Putin, secondo il consigliere presidenziale, «emerge un leader debole a capo di un sistema di potere fragile e questo stravolge la tesi di chi pensava che la guerra dovesse finire con la sconfitta russa. Ciò per il fatto che sono a rischio gli arsenali nucleari di un Paese dove diversi attori oscuri stanno già pensando alla redistribuzione del potere. Ormai è iniziato il caos interno. Putin ha perso il controllo, il re è nudo. Dunque, il mondo democratico dovrebbe comprendere che non è più lui il partner con cui negoziare».
«Sappiamo che ci sono gruppi cospirativi – dice ancora Podolyak – I dirigenti dello Stato sono screditati, ma non vogliono affatto mutare il modello totalitario. Potrebbero farsi valere figure politiche non sistemiche legate alle realtà regionali e affiancate ai responsabili della polizia o dei servizi. Anche le opposizioni perseguitate potrebbero trovare spazio». Riguardo il fatto che l’offensiva ucraina non approfitta del caos russo, Podolyak ricorda che «la linea del fronte si estende per oltre 1.800 chilometri, i campi minati coprono oltre 20.000 chilometri quadrati. I russi hanno organizzato tre linee difensive: trincee, bunker, artiglierie, missili, migliaia di carri armati interrati e protetti da cemento coadiuvati dall’aviazione. Ci sono circa 360.000 soldati pronti».
Tuttavia – spiega – noi seguiamo i nostri piani d’attacco, l’intensità delle nostre operazioni e il loro numero crescono in modo graduale. Abbiamo carenze di proiettili di grosso calibro e di missili, anche la nostra aviazione è ancora limitata, ciò non aiuta a colpire le vie di rifornimento russe. Però continuiamo e libereremo i nostri territori. Il Gruppo Wagner non esisterà più nella forma attuale. Mosca smetterà di pagare un miliardo di dollari all’anno e la Wagner si scioglierà. Una parte dei suoi soldati firmerà nuovi contratti col ministero della Difesa a Mosca per combattere in Ucraina. Altri andranno con Prigozhin in Africa. A Minsk verrà invece creata una piccola sede: Lukashenko potrebbe usarla con il suo capo come consigliere delle sue guardie del corpo”.
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