Con l’ulteriore allargamento dell’Unione europea ai Balcani e all’Ucraina, sarà essenziale riaprire i trattati per garantire che non si ripetano gli errori del passato, espandendo la periferia senza rafforzare il centro: questo dovrebbe produrre un allineamento naturale tra i nostri obiettivi condivisi, il processo decisionale collettivo e le regole fiscali.
Lo ha detto Mario Draghi, ex premier italiano ed ex presidente della Banca centrale europea (Bce), durante una lezione al National Bureau of Economic Research a Cambridge, in Massachusetts.
“Il punto di partenza di ogni futura modifica dei trattati deve essere il riconoscimento del numero crescente di obiettivi condivisi e della necessità di finanziarli insieme, il che a sua volta richiede una diversa forma di rappresentanza e di processo decisionale centralizzato: a quel punto, il passaggio a regole più automatiche diventerebbe più realistico”, ha spiegato, aggiungendo che gli europei sono “più pronti ad intraprendere questa strada” rispetto a 20 anni fa, trovandosi davanti solo tre opzioni: paralisi, uscita o integrazione, ha precisato Draghi.