Un giorno che, speriamo, non si ripeterà mai. Una tragedia che molti storici hanno presentato come un male necessario per far finire la guerra e evitare altre migioaia di vittime, mentre molti altri l’hanno definita una inutile strage di civili innocenti mentre il Giappone aveva già perso la guerra e cercava di trattare la resa.
Era la mattina del 6 agosto 1945, le 8,15. In Europa la Seconda Guerra Mondiale è finita ma in Asia si continua a combattere. Su Hiroshima, in Giappone, viene sganciata la bomba atomica. È uno dei bivi della storia: si chiude il sipario sul conflitto mondiale e comincia la Guerra Fredda.
La bomba fu sganciata da un bombardiere americano B-29. Detonò dopo 43 secondi a poco più di mezzo chilometro d’altezza così da sprigionare la massima potenza. L’esplosione cancellò praticamente ogni cosa in un’area di circa dieci chilometri quadrati. Il 90 per cento degli edifici di Hiroshima fu raso al suolo. 80.000 persone morirono nei secondi successivi alla deflagrazione.
Le radiazioni avvelenarono e uccisero nei mesi successivi altre decine di migliaia di persone.
Fu scelta Hiroshima perché in quegli anni la città era un importante polo militare e industriale. Era un obiettivo facile da colpire. La sua distruzione avrebbe inferto al Giappone un duro colpo: economico e morale.
Il presidente americano Harry Truman decise di bombardare prima Hiroshima e poi Nagasaki, tre giorni dopo, con l’obiettivo dichiarato di porre rapidamente fine alla guerra. Ma fu anche un messaggio consegnato alla Russia di Stalin, in vista di quella Guerra Fredda che si sarebbe aperta di lì a poco. Il 15 agosto 1945 il Giappone si arrese.