Tunisia: c'è voluta la porta in faccia agli europarlamentari per scoprire chi è Kais Saied

A Tunisi “regna” un despota, un dittatorello parafascista, un autocrate razzista e un ricattatore che ha imbracciato, a mo’ di mitraglia, il “modello Erdogan”. 

Tunisia: c'è voluta la porta in faccia agli europarlamentari per scoprire chi è Kais Saied
Kais Saied
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Settembre 2023 - 17.17


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C’è stato bisogno di una richiesta respinta per far capire, a Bruxelles (Ue), quello che è chiaro da due anni. A Tunisi “regna” un despota, un dittatorello parafascista, un autocrate razzista e un ricattatore che ha imbracciato, a mo’ di mitraglia, il “modello Erdogan”. 

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Indignazione a scoppio ritardato

Il governo tunisino, a quanto si apprende da fonti dell’Eurocamera, ha negato l’ingresso nel Paese ad una delegazione di eurodeputati della commissione Affari esteri del ParlamentoLa delegazioneera composta dagli eurodeputati Michael Gahler (Ppe, Germania); Dietmar Koster (S&d, Germania), Salima Yenbou (Renew, Francia), Mounir Satouri (Verdi/Ale, Francia) ed Emmanuel Maurel (La Sinistra, Francia). Il gruppo avrebbe dovuto incontrare organizzazioni della società civile, sindacati, leader dell’opposizione e rappresentanti delle fondazioni politiche nonché degli Stati membri dell’Ue. La delegazione aveva chiesto di incontrare anche i suoi omologhi tunisini.

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 In una lettera firmata dal ministero degli Esteri, la Migrazione e i tunisini all’Estero, Tunisi ha comunicato alla delegazione di avergli negato l’autorizzazione all’ingresso.

La missione della delegazione – che rientra in quelle che ciclicamente la commissione Afet effettua all’estera – aveva l’obiettivo di “comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d’intesa firmato dall’Ue e dalla Tunisia”. Come accade di prassi, era formata da membri di più gruppi, in questo caso di Ppe, S&d, Renew, Verdi, Sinistra. La missione sarebbe dovuta durare due giorni.

A confermalo, in una nota, anche la commissione Afet, che condanna la decisione presa dalle autorità di Tunisi. “Condanniamo la decisione delle autorità tunisine di rifiutare l’ingresso alla delegazione della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo e chiediamo una spiegazione dettagliata. Questo comportamento non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011”, si legge nella nota. “Continuiamo ad essere pronti e ad insistere per un dialogo sulle questioni cruciali e ricordiamo che questo Parlamento ha sempre approvato l’agenda di cooperazione globale, compreso il rafforzamento della democrazia e il sostegno finanziario, come concordato nell’accordo di associazione Ue-Tunisia”, prosegue il comunicato.

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“E’ stata una sorpresa per noi dopo le diverse visite che ci hanno permesso di stabilire un dialogo franco e aperto con le istituzioni tunisine e con i rappresentanti della società civile”. Così la portavoce del Servizio di Azione Esterna, Nabila Massrali, confermando il divieto di ingresso imposto da Tunisi ad una delegazioni di eurodeputati. “Il nostro ambasciatore a Tunisi ha espresso rammarico” per la decisione del governo nordafricano, ha aggiunto.

“Accolgo con tristezza e stupore la decisione del governo tunisino. È la prima volta che un Paese blocca l’arrivo di una delegazione ufficiale del Parlamento Europeo”. Lo dice all’Adnkronos l’eurodeputato francese Emmanuel Maurel (Gauche Républicaine et Socialiste, gruppo della Sinistra), primo vicepresidente della delegazione per i Paesi del Maghreb e responsabile del monitoraggio della democrazia in Tunisia per conto del Parlamento Europeo. 

Maurel è uno dei parlamentari della commissione Afet che avrebbero dovuto recarsi oggi in missione nel Paese nordafricano, ma Tunisi ha negato l’ingresso ai deputati (due tedeschi e tre francesi). “Volevamo avere un dibattito – spiega – con funzionari governativi, parlamentari, oppositori, sindacalisti e società civile, ma non sarà possibile”. 

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“Mi aspetto dai leader europei – aggiunge – una risposta ferma e un sostegno sincero alla nostra istituzione. Chiederò ai miei colleghi, come minimo, un dibattito durante la prossima sessione plenaria. L’Unione Europea è il principale sostegno della Tunisia, nella crisi economica e sociale che sta attraversando. I rappresentanti dei cittadini europei devono essere in grado di rendersi conto sul posto della situazione”, conclude.

Il responsabile Esteri dell’Spd nel Parlamento Europeo, Dietmar Koester, chiede alla Commissione Europea “di revocare immediatamente il memorandum d’intesa con la Tunisia. In nessuna circostanza può essere un modello per altri accordi con altri Stati africani, come Ursula von der Leyen ha annunciato ieri nel suo discorso sullo stato dell’Unione”. Lo dichiara all’Adnkronos lo stesso Koester, uno degli eurodeputati che da oggi avrebbe dovuto essere in missione in Tunisia.

“Condanno – continua Koester – la decisione del governo tunisino di negare alla delegazione del Parlamento Europeo l’ingresso in Tunisia. E’ uno scandalo senza precedenti e dimostra che il presidente autocratico e il governo non vogliono discutere né affrontare le critiche. Il mese scorso, la presidente della Commissione Europea ha reso disponibili 105 mln di euro per il Paese, nell’ambito del cosiddetto memorandum d’intesa”. 

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“E’ un accordo poco chiaro contro rifugiati e migranti – aggiunge l’eurodeputato del gruppo S&D – ed è un altro strumento della politica autoritaria di isolamento dell’Ue, che viola la legge e che non funzionerà. Il memorandum serve solo a peggiorare la situazione per coloro che cercano protezione: moriranno più persone. Abbiamo il dovere, come rappresentanti eletti, di controllare cosa succede ai soldi dei contribuenti europei in Tunisia”, conclude. 

Il diniego del governo di Tunisi all’ingresso nel Paese di una delegazione della commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo rappresenta un fatto molto grave e conferma l’errore di valutazione politica e strategica che la Commissione ha compiuto siglando il memorandum con Saied”, ha detto a Fanpage.it la vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di S&D, Pina Picierno. Per poi aggiungere: “Occorre sospendere immediatamente il trattato e smettere di pensare che in futuro il problema migratorio si risolva alleandosi con dittatori nemici dello stato di diritto”.

In una nota la presidente del gruppo Iratxe Garcia Perez ha chiesto di sospendere immediatamente il Memorandum, affermando che sia “stato un errore fin dall’inizio” e che vada per questo ritirato.

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Il vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Democratici Pedro Marques ha descritto la decisione della Tunisia come “oltraggiosa” e ha esortato von der Leyen a cancellare l’accordo sui migranti. “Finanziare un regime autoritario che non rispetta i diritti umani e nega il dialogo democratico tra le istituzioni… è un enorme errore politico”, ha detto a Politico.

La denuncia delle Ong

13 organizzazioni della società civile tunisina e internazionale hanno lanciato in una nota congiunta l’allarme sulla situazione di migliaia di persone che arrivano in Tunisia provenienti da paesi in conflitto e oggetto di flagranti violazioni dei diritti umani, tra cui Sudan, Etiopia, Somalia, Ciad, Eritrea e Niger. “Dal 5 luglio 2023, a Beb Jebli, nel centro di Sfax e in alcuni luoghi della città, si sta sviluppando una situazione tragica. Circa 500 persone, tra cui donne e bambini, si sono radunate a Beb Jebli, la piazza centrale della città di Sfax” sottolineano le organizzazioni firmatarie, aggiungendo che “questo luogo, dove sono presenti rifugiati, richiedenti asilo e migranti, è teatro di un aumento della violenza” .Le organizzazioni firmatarie ricordano che dall’inizio di luglio centinaia di persone sono state espulse e cacciate dalle loro case, messe sulla strada e deportate alle frontiere con l’Algeria e la Libia dalle autorità. “Molte di queste persone sono poi riuscite a ritornare a Sfax dove vivono in una situazione sanitaria precaria e in condizioni di vita spaventose, senza un tetto, senza accesso ad acqua e cibo”, si legge nel comunicato. L’8 luglio, il presidente Kais Saied ha incaricato la Mezzaluna Rossa tunisina (Crt) di coordinarsi con le associazioni umanitarie per fornire assistenza alle persone. Le organizzazioni firmatarie chiedono un accesso più facile per le organizzazioni umanitarie affinché possano intervenire urgentemente e superare gli ostacoli amministrativi. Esortano inoltre il governo tunisino a trovare soluzioni di emergenza e durature il più rapidamente possibile, rispettando i diritti e la dignità delle persone in movimento. Queste Ong denunciano infine l’incitamento all’odio, la discriminazione e la violenza contro le persone in movimento, anche per mano delle forze dell’ordine esperimento il loro pieno e incrollabile sostegno a tutti i rifugiati, richiedenti asilo e migranti con le loro legittime richieste”.

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Una Commissione imbarazzante

L’accordo con la Tunisia “è stato firmato a luglio e ora l’attenzione è rivolta alla rapida attuazione di diverse azioni. Lo afferma a LaPresse una portavoce della Commissione europea vicina, interpellata sull’attuazione del memorandum d’intesa Ue-Tunisia, alla luce degli scarsi risultati finora sul fronte della gestione dei migranti. “La Commissione – afferma – si impegna a rispettare il memorandum d’intesa firmato il 16 luglio. Siamo in stretto contatto con le autorità tunisine. L’attenzione è ora rivolta a una rapida attuazione, in cooperazione con la Tunisia e in linea con le norme e le procedure stabilite. L’attuazione del protocollo d’intesa è in corso. Le riunioni tecniche si stanno già svolgendo regolarmente”.

“In generale, i fondi dell’Ue vengono prima impegnati per azioni specifiche e poi adottati prima che i progetti possano essere aggiudicati. I partner esecutivi necessitano inoltre di un po’ di tempo per preparare l’avvio di qualsiasi progetto (legato all’accordo sui migranti, ndr) prima che possa essere lanciato formalmente”, spiega la portavoce”.

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Fallimento totale

Scrive Alessandra Ziniti su Repubblica: Trentunomila arrivi nei due mesi successivi alla firma del patto di Tunisi e il timore che, da qui alla fine di ottobre, ne possano sbarcare altri 30.000 migranti. Soprattutto se — ed è questa la preoccupazione del governo — dietro la potenza di fuoco dimostrata negli ultimi giorni dai trafficanti tunisini c’è ben altra mano. Navi-madri che lanciano contemporaneamente decine di gusci di metallo pieni di migranti a poche miglia da Lampedusa, batterie di barchini messi in mare da Sfax senza che la guardia costiera tunisina (che pure nel 2023 ha fermato 50.000…”.

Una potenza, aggiungiamo noi, di Stato (tunisino).

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Il vice premier con l’elmetto in testa

“Sono il simbolo di un’Europa che non c’è. Quando arrivano 120 mezzi navali in poche ore non è un episodio spontaneo, è un atto di guerra”, ha dichiarato ieri il vicepremier Matteo Salvini . “Seimila persone in 24 ore non arrivano per caso. Sono convinto ci sia una regia dietro a questo esodo” ha aggiunto Salvini.

“La situazione a Lampedusa è allo stremo, con migliaia di migranti abbandonati da giorni e la popolazione locale sotto pressione – dice Laura Boldrini del Pd – La dichiarazione dello stato d’emergenza nazionale voluto da Meloni a cosa è servita? Il decreto contro le Ong e il decreto Cutro, così come gli accordi del Governo italiano e dell’Unione Europea con l’autocrate tunisino Kaïs Sayed, non hanno fatto che peggiorare la situazione. Davanti a questo scenario disastroso, il ministro Salvini che fa? Scopre che esistono organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di persone. E poi parla di ‘regia esterna’ e di ‘atto di guerra’. Chi starebbe compiendo questo ‘atto di guerra’ contro il nostro Paese? Ora che la questione migranti si è rivelata un totale boomerang, arriva puntuale anche il complotto contro l’Italia”.

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“A Salvini ricordo che un atto di guerra è quello di Putin, di cui lui colleziona t-shirt, contro l’Ucraina – scrive su X Alessandro Zan, deputato del Partito democratico – Quello che sta accadendo a Lampedusa è il totale fallimento di questo governo – l’ennesimo – sulle politiche migratorie. Non scarichi responsabilità che sono solo loro”.

“Non ho attribuito, come invece ha fatto il centrodestra quando era all’opposizione, la responsabilità degli sbarchi al governo. Ma sentire un vicepremier usare la parola ‘atto di guerra’ così, senza pensare, come fosse un passante al bar, è inaccettabile. Salvini ci sta coprendo di ridicolo. Meloni intervenga”, chiede su X il leader di Azione, Carlo Calenda.

Per il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, “con Salvini che evoca un atto di guerra siamo alla farsa. Una farsa peraltro di cattivo gusto di fronte alle immagini scandalose che arrivano da Lampedusa. Una farsa di cattivo gusto mentre è in atto in Europa una vera guerra insensata e sanguinosa. Una farsa di cattivo gusto se pensiamo che l’unica guerra in corso nel nostro Paese è quella contro i lavoratori che perdono quotidianamente la vita sul posto di lavoro”. “Servirebbe un governo pronto ed efficace, evidentemente – conclude Fratoianni – abbiamo invece un governo di teatranti”.

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“Atto di guerra? Regia dietro gli sbarchi? Voglio prendere seriamente il ministro Salvini: le sue accuse sono pesantissime – sottolinea il segretario di +Europa, Riccardo Magi – Dica allora con chiarezza chi c’è dietro questo atto di guerra e chi è il regista di questi sbarchi. Da un ministro della Repubblica italiana mi aspetto dichiarazioni fondate sulla verità, non vagheggiamenti. Altrimenti c’è una sola ipotesi in campo: il leader della Lega non ha ancora smaltito l’effetto del mojito di qualche annetto fa”.

Da un autocrate ricattatore e xenofobo a uno “Stranamore” imbolsito italiano. Siamo messi non male. Peggio.

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