In una settimana di affermazioni di successo sul campo da una parte e complessi movimenti diplomatici dall’altra, Mosca e Kiev continuano la loro complessa partita. Mosca annuncia di aver colpito un magazzino contenente “munizioni all’uranio impoverito” delle forze armate ucraine utilizzando “armi di precisione a lungo raggio e droni”.
L’esercito ucraino risponde dichiarando di aver “spezzato” la linea difensiva russa nei pressi di Bakhmut, nonostante lo schieramento di “alcune delle unità più preparate del nemico”. Il comandante delle forze di terra di Kiev, Alexander Syrsky, afferma che questo rappresenta “un ulteriore passo verso la completa liberazione dei nostri territori”.
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky conclude una campagna di rinnovamento all’interno del ministero della Difesa, rimuovendo tutti i viceministri, tra cui Hanna Malyar, uno dei volti attraverso i quali venivano veicolate le notizie sull’andamento del conflitto.
Zelensky si prepara anche per il suo discorso alle Nazioni Unite, in cui spiegherà “perché questa guerra dovrebbe avere una giusta fine”, sottolineando che “aiutare l’Ucraina è un investimento nella stabilità, nelle regole globali e nel ripristino del diritto internazionale”.
In un’intervista alla Cbs, il presidente ucraino ritorna a paragonare Putin a “Hitler” e avverte del rischio di una “terza guerra mondiale” se l’Ucraina dovesse cadere.
A Mosca, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, incontra il suo omologo cinese, Wang Yi. Entrambi sottolineano la cooperazione tra Mosca e Pechino in diverse sedi internazionali, ma Wang Yi precisa che questa cooperazione “non è diretta contro nessuno”. Nel frattempo, il Vaticano continua a lavorare per porre fine al conflitto in Ucraina. Durante un incontro con il nuovo ambasciatore di Mosca presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky, Papa Francesco manifesta “interesse” per continuare la missione di pace del cardinale Matteo Zuppi per l’Ucraina e la “speranza” di poter incontrare il patriarca Kirill.