All'Onu condannati il terrorismo di Hamas e le bombe contro i civili a Gaza: Israele polemica

Nuovo durissimo scontro all'Onu sulla guerra tra Israele e Hamas, questa volta in Assemblea Generale, dopo il braccio di ferro in Consiglio di Sicurezza e i ripetuti veti incrociati di Usa e Russia

All'Onu condannati il terrorismo di Hamas e le bombe contro i civili a Gaza: Israele polemica
Il presidente dell'Onu Antonio Guterres
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26 Ottobre 2023 - 22.32


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Nuovo durissimo scontro all’Onu sulla guerra tra Israele e Hamas, questa volta in Assemblea Generale, dopo il braccio di ferro in Consiglio di Sicurezza e i ripetuti veti incrociati di Usa e Russia. Dando il via alla sessione speciale di emergenza, il presidente dell’Assemblea Dennis Francis ha condannato «l’attacco di Hamas contro Israele, la cui brutalità è inaccettabile e non ha spazio in questo mondo», ma allo stesso tempo ha respinto «gli attacchi indiscriminati contro i civili a Gaza e l’entità della distruzione delle infrastrutture critiche da parte di Israele», spiegando che «il diritto di legittima difesa non dà e non può legittimamente dare la licenza per intraprendere ritorsioni indiscriminate e sproporzionate».

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Come avvenuto per la guerra in Ucraina, sulla scia dello stallo del Consiglio di Sicurezza – dove ieri pomeriggio sono state bocciate una risoluzione appoggiata dagli Usa a causa del veto di veto di Russia e Cina, e una di Mosca perché ha ottenuto solo quattro voti a favore – la discussione è passata all’Assemblea Generale. Qui, al termine degli interventi di oltre cento delegazioni, forse venerdì è atteso il voto di una bozza di risoluzione presentata dalla Giordania che si concentra sul cessate il fuoco immediato a Gaza, garantendo l’ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato.

«Fermate le bombe e salvate vite, le vite dei 2,3 milioni di civili a Gaza, le vite dei bambini, 3.000 bambini innocenti sono stati uccisi da Israele nelle ultime tre settimane», è stato l’appello dell’ambasciatore palestinese Ryad Mansour. Parlando con la voce rotta, ha chiesto: «È questa la guerra che alcuni di voi stanno difendendo? Questa guerra può essere difesa? Questi sono crimini, sono barbarie». Il delegato ha poi domandato di approvare il documento «per fermare le uccisioni, perché gli aiuti raggiungano coloro che ne hanno bisogno per sopravvivere».

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Ma la bozza di risoluzione giordana ha scateanato l’ira di Israele, con l’ambasciatore Gilad Erdan che l’ha bollata come «ridicola». «È una vergogna per la vostra intelligenza e una follia che un documento che neppure menziona Hamas venga anche solo preso in considerazione per essere votato», ha tuonato, aggiungendo che «il cessate il fuoco darebbe ad Hamas la possibilità di riarmarsi». Dopo aver mostrato un video sugli attentati del 7 ottobre, gli israeliani hanno anche lasciato sulle sedie un Qr Code per far vedere ai Paesi membri i filmati sulle atrocità dei terroristi, sottolineando che nessun film dell’orrore si può paragonare alla brutalità dell’attacco dei «mostri di Hamas». Erdan ha poi ribadito che «il nostro obiettivo è sradicare completamente Hamas, e useremo qualsiasi mezzo a nostra disposizione per portarlo a termine, non per vendetta ma perché le sue brutalità non si ripetano».

«In questo momento di brutalità non ci sono spazi grigi, dobbiamo stare dalla parte della pace, contro la guerra a Gaza e la catastrofe umanitaria che sta causando. La storia ci giudicherà, non abbandoniamo il popolo palestinese», ha replicato il vice premier e ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, chiedendo di votare la bozza.

L’Iran, da parte sua, ha attaccato sia Israele che gli Usa. «Il genocidio a Gaza deve finire immediatamente, lo sfollamento forzato della popolazione di Gaza deve finire immediatamente», ha affermato il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian. E rivolto agli Stati Uniti li ha accusati di «partecipare direttamente in questa battaglia: è una chiara violazione delle leggi internazionali e devono essere ritenuti responsabili», ha detto, lanciando un avvertimento sulle «conseguenze del finanziamento illimitato da parte di Washington al regime di Tel Aviv».

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