È scomparsa la giovane di 16 anni, Armita Geravand, che era entrata in coma 28 giorni fa a seguito di una brutale aggressione da parte di un membro della polizia morale di sorveglianza nella metropolitana di Teheran. L’aggressione era scaturita da una lite iniziale riguardo al suo mancato utilizzo del velo. La notizia del suo decesso è stata riportata dai media ufficiali.
Circa una settimana fa, era emersa la notizia che fosse stata ricoverata in terapia intensiva presso l’ospedale di Fajr, nella capitale, e che fosse in uno stato di coma irreversibile, senza alcuna speranza secondo gli operatori sanitari, il che ha causato angoscia tra i suoi familiari.
La notizia dall’Iran della morte di Armita Geravand è stata diffusa dall’agenzia di stampa statale Irna. La giovane era in coma da settimane a Teheran.
La madre e il padre della 16enne erano apparsi davanti alle telecamere sostenendo che un calo di pressione, una caduta o forse entrambi hanno contribuito al malore che ha portato alla morte la figlia. Attivisti iraniani dall’estero hanno affermato che Geravand potrebbe essere stata spinta o aggredita perché non indossava l’hijab.
Ufficialmente resta il mistero sull’incidente nella metropolitana di Teheran. Intanto è appena passato il primo anniversario della morte di Mahsa Amini e le proteste a livello nazionale che il decesso scatenarono in tutto il Paese
Ma cos’è accaduto ad Armita?
Quello che è successo nei pochi secondi dopo che Armita Geravand è salita sul treno il 1° ottobre rimane, dunque, un giallo. Mentre un’amica ha raccontato alla televisione di Stato iraniana che la 16enne aveva battuto la testa sul binario della stazione, il filmato senza audio all’interno della metro mostra tutt’altro: il corpo inerte di Armita viene portato via dal vagone e adagiato sulla banchina.