Anatomia del tracollo di un sistema. Quello di protezione e di accoglienza dei migranti.
Diagnosi e terapia
A darne conto, con la consueta accuratezza documentale e puntualità “svizzera”, è Oxfam.
“Nel nostro Paese, complici le politiche europee, si sta verificando una gravissima crisi del sistema di protezione e di accoglienza dei migranti, esasperata dalle ultime scelte del Governo Meloni. Scelte che, mentre stanno calpestano i diritti dei richiedenti asilo, avranno un impatto anche sulle persone fuggite dall’Ucraina, su cui da tempo è calato il silenzio. 180 mila persone che sino ad oggi, a differenza di tutti gli altri, hanno beneficiato del regime di protezione temporanea, attivato dall’Unione europea dopo lo scoppio della guerra, ma che stanno facendo i conti con tutte le inefficienze di un sistema che dovrebbe essere potenziato per tutelare chi chiede protezione, anziché essere continuamente affossato dalle politiche governative. Basti pensare che ad oggi appena 17 mila dei rifugiati ucraini arrivati in Italia sono inseriti nel sistema di accoglienza, meno del 10%. E che molti di loro stanno facendo i conti con le sue strutturali debolezze.
È la denuncia lanciata oggi da Oxfam con il report “PROTETTI. O NO?”, che fotografa una situazione che, a fronte dell’attuale politica del Governo, è a rischio di implosione.
“Le testimonianze e le evidenze che abbiamo raccolto grazie al lavoro dei nostri team mobili dimostrano semplicemente che in Italia il diritto alla protezione internazionale non è più garantito. – spiega Giulia Capitani, policy advisor su migrazione e asilo di Oxfam Italia – Ancor più se consideriamo le ultime misure messe in campo dal Governo: stiamo assistendo ad una disumanizzazione della gestione del fenomeno migratorio, che passa dall’applicazione di procedure accelerate nell’esame della domanda di asilo, alla detenzione dei richiedenti asilo nei CPR (Centri di Permanenza e Rimpatrio) al solo scopo di valutare la loro richiesta, alle restrizioni alla protezione speciale. Fino ad arrivare ad una pressoché totale desertificazione del sistema di accoglienza, di cui faranno le spese anche i ragazzi e le ragazze tra i 16 e i 18 anni. Un sistema che volutamente viene costretto a una dimensione di costante emergenza, mentre si usa un linguaggio sempre più politicizzato e violento che definisce ‘immigrazione illegale di massa’ i flussi di richiedenti asilo, che non chiedono altro che il riconoscimento dei propri diritti”.
Mesi di attesa solo per poter presentare richiesta di asilo, posti negati in accoglienza sulla base delle nazionalità
I richiedenti asilo in fila giorno e notte davanti alle Questure, in attesa di poter presentare la domanda di protezione internazionale, costretti a dormire per strada o nei giardini pubblici, sono diventati ormai parte della quotidianità di molte città. I tempi per poter formalizzare la richiesta di asilo sono ormai ovunque di molti mesi. Per non parlare dei tempi di attesa per la convocazione di fronte alle Commissioni Territoriali. Frequente è la richiesta, da parte del personale di polizia, di documentazione non necessaria, e la negazione di posti in accoglienza è costante. Alcune nazionalità sono più colpite di altre, è il caso di chi arriva da Pakistan, Bangladesh, Afghanistan attraverso la rotta balcanica, o dei cittadini sudamericani.
“I richiedenti asilo non li fanno proprio accedere fisicamente agli uffici. Soprattutto quelli che necessitano anche di una sistemazione in accoglienza, vengono rimpallati per settimane o mesi. Gli dicono ‘non c’è posto, torna domani, torna la settimana prossima’.” (Ilenia Ravasio, team mobile in Toscana).
Una situazione che si è prodotta per precise scelte politiche, con il taglio dei servizi per i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e le misure che hanno penalizzato il Sistema di Accoglienza e Integrazione, assurdamente riservato a chi ha già ottenuto protezione internazionale. È questo che ha portato alla situazione incandescente di quest’estate, con Comuni e Prefetture chiamati a trovare sistemazioni di emergenza. E di fronte all’aumento degli sbarchi, nemmeno un euro viene stanziato da questo governo nel potenziamento dell’accoglienza.
Nonostante la creazione di un sistema a doppio binario tra i beneficiari di protezione temporanea e i richiedenti asilo di altre nazionalità, tutti pagano le spese di questa situazione caotica.
“Qui in albergo, una struttura per la primissima accoglienza, sono rimasti per mesi due anziani, soli: un signore ultraottantenne, scarsamente autosufficiente, e uno di circa sessant’anni sopravvissuto a torture e violenza sessuale subite in Ucraina, allettato. Non c’era nessuna struttura adatta per loro, non sapevano dove mandarli.” (Luisa Digregorio, team mobile a Roma)
Inoltre, in queste settimane ci sono notizie di famiglie ucraine, ospitate nei CAS dall’inizio della guerra, che vengono spostate in SAI di altre regioni per far posto ai richiedenti asilo in arrivo dal Mediterraneo (che, in seguito a quanto deciso dal Decreto Cutro, non possono accedere ai centri SAI).
“I profughi ucraini stanno pagando il prezzo della disorganizzazione del Governo. – continua Capitani – Famiglie anche con bimbi piccoli e iscritti a scuola vengono trasferite da un giorno all’altro in altre regioni e se si rifiutano, perdono il diritto all’accoglienza”.
Tra meno di un anno mezzo si rischia il tracollo del sistema di asilo
C’è infine un altro tema che non viene considerato, ma che senza un intervento efficace e immediato da parte del Governo rischia realmente di causare il collasso del sistema di asilo in Italia. Tra meno di un anno e mezzo – il 5 marzo 2025- i permessi per protezione temporanea scadranno tutti, senza possibilità di altri rinnovi. E in mancanza di appositi interventi normativi, tutte le persone ucraine che intendono restare in Italia faranno domanda di asilo, perché sarà l’unico modo per ottenere un permesso di soggiorno.
“Cosa succederà quando alle attuali richieste di protezione internazionale si sommeranno altre decine di migliaia di richieste di asilo? – conclude Capitani – Che impatto avrà questo sul sistema delle Commissioni Territoriali? Al momento c’è un vuoto normativo, che deve essere colmato, a livello italiano ed europeo, il prima possibile.
L’appello al Governo
Un “marchio di fabbrica” di Oxfam, come bene hanno imparato a conoscere i lettori di Globalist, è quello di unire sempre denuncia e proposta, idealità e concretezza. Ed è così anche in questo frangente,
“In un quadro tanto critico Oxfam chiede al Governo: di farsi promotore, in seno all’Unione Europea, dell’immediato avvio di una riflessione sulle opzioni praticabili, in vista della scadenza della protezione temporanea, che garantiscano alle persone titolari di tale titolo di soggiorno, livelli di tutela non inferiori a quelli attuali e prospettive di integrazione di lungo periodo; di valutare i rischi a livello nazionale per la tenuta del sistema di protezione internazionale che possono essere causati dallo scadere della protezione temporanea e di attivarsi immediatamente per avviare le necessarie iniziative politiche e legislative, mantenendo come primo obiettivo quello di garantire la maggior tutela possibile alle persone beneficiarie di protezione temporanea; di promuovere una riflessione sugli effetti positivi della libertà di circolazione garantita a chi fugge dall’Ucraina dalla scelta di non applicare l’art.11 della Direttiva, che ha consentito una distribuzione equilibrata e automatica tra gli Stati membri.
Relativamente alla crisi del sistema di protezionale internazionale e del sistema di accoglienza, chiediamo al Ministero dell’Interno e al Governo di: garantire un equo accesso alla procedura di protezione internazionale a tutte le persone che ne facciano richiesta, tramite il potenziamento del personale dedicato nelle Questure, nelle Prefetture e nelle Commissioni Territoriali e il sanzionamento delle prassi discriminatorie in atto; a questo proposito, chiediamo che i fondi previsti dal Decreto Immigrazione, attualmente all’esame della Camera, finalizzati all’invio di personale nelle rappresentanze diplomatiche all’estero, all’incremento del personale militare a sostegno dell’operazione “strade sicure”, all’aumento delle dotazioni in uso alle forze di polizia, siano stornati verso questo uso; rivedere drasticamente le previsioni contenute nel Decreto Cutro, in particolare ripristinando il divieto di respingimento ed espulsione basato sul rispetto della vita privata e familiare, eliminando le previsioni di trattenimento delle persone che chiedono asilo in fase di valutazione della domanda e l’estensione delle procedure di frontiera a quelle provenienti da paesi cosiddetti sicuri; eliminare dal Decreto Mezzogiorno la norma relativa all’inserimento di hotspot, CAS e CPR nell’elenco delle “opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale” e la conseguente attivazione di procedure in deroga; garantire l’accesso all’accoglienza delle persone richiedenti protezione, ristrutturando radicalmente il sistema attualmente in essere, e in particolare:
ripristinare per chi chiede asilo la possibilità di essere accolto all’interno del SAI; riformulare lo schema di capitolato di appalto per la gestione dei centri di accoglienza straordinaria in modo da assicurare alle persone accolte servizi essenziali quali l’insegnamento della lingua italiana, il sostegno psicologico, l’orientamento legale e ai servizi del territorio, anche in ottemperanza a quanto previsto dalla Direttiva Accoglienza (Direttiva 2013/33/UE); predisporre un piano nazionale per la gestione dell’accoglienza, come previsto dalla normativa, che contenga una programmazione degli interventi e delle relative risorse in collaborazione con gli enti locali; promuovere, su tutto il territorio nazionale, il passaggio graduale dal sistema dei CAS al SAI, e svincolare la gestione di quest’ultimo dal Ministero dell’Interno, trasferendo agli enti locali la competenza sull’accoglienza delle persone richiedenti asilo.
Infine ci appelliamo al Parlamento affinché non converta in legge il recente DL 133/2023, noto come Decreto Immigrazione, alla luce delle gravi e irragionevoli previsioni che contiene – tra cui quelle riguardanti l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, nonché di persone adulte, all’interno dei CAS, il processo di formalizzazione della domanda di asilo, la conversione dei permessi di soggiorno per minore età – intese a indebolire ulteriormente lo status e le garanzie delle persone migranti e richiedenti asilo nel nostro Paese”.
Proposte concrete, mirate, fattibili. Che hanno però, per essere realizzate, una pre condizione che non dipende da Oxfam né da quel mondo solidale, sempre attivo e partecipe nella quotidiana difesa dei più indifesi, che con Oxfam è impegnato da sempre in una battaglia di civiltà. La pre condizione si chiama volontà politica. E questo chiama in causa direttamente le forze politiche, in particolare quelle che, spesso solo a parole, si dicono dalla parte di quel mondo solidale di cui Oxfam è parte importante. Se ci siete, forze di opposizione, parlamentari Pd, Cinque Stelle, Sinistra Italiana, battete un colpo. In Parlamento, nel Paese. E’ chiedervi troppo?