Finché le cose non cambieranno, i russi questo film non potranno vederlo, eppure è un film destinato a passare alla storia.
“Fairy Tale” di Alexander Sokurov è del 2022. Lo scorso ottobre, il Ministero della Cultura russo ne ha vietato la proiezione al festival internazionale “Karo.Art”, dopodiché si è rifiutato di rilasciare un certificato che consentisse la distribuzione del film.
Per aggirare il divieto, ieri, 3 dicembre, Ksenia Sobchak ha pubblicato il film di Sokurov sul suo canale YouTube. Cosa racconta il film dell’autore di “Arca russa” e “Faust”? I personaggi principali del film sono Stalin, Hitler, Mussolini e Churchill, che si incontrano all’inferno. Per rappresentarli, Sokurov ha utilizzato filmati d’epoca e i testi dei loro discorsi reali. Risultato, un film cupo che ricorda una commedia nera, come ha detto il critico cinematografico Anton Dolin.
Un esperimento, una provocazione che non è andata giù alla censura di Mosca. A rompere il silenzio attorno al film ci pensa Meduza.ru che definisce il lavoro di Sokurov “il più sperimentale e radicale” del regista. A livello di genere è quasi una commedia nera. Parla all’Europa e parla alla Russia.
“Fiaba” è il suo ultimo lavoro, e si ricorda la prima a Locarno, in piena perestrojka. Quel debutto di Sokurov fu coronato con Il Pardo di bronzo. I quattro ruoli principali non sono interpretati da attori, ma dagli stessi Stalin, Hitler, Mussolini e Churchill. Le loro immagini sono prese in prestito dalle cronache d’epoca. Gli sceneggiatori della “Fiaba” hanno studiato centinaia di ore di materiale, il tutto corredato dal testo dell’autore con citazioni dettagliate dei discorsi originali, ognuno nella propria lingua: tedesco, inglese, italiano e georgiano.
Fatte salve due battute, nel film nessuno parla russo. A un certo punto, appare Napoleone, che parla francese, mentre Gesù si esprime in ebraico. Nel film, i dittatori sembrano vivere lo stesso giorno più e più volte: sono bloccati in uno schema nietzschiano di “eterno ritorno”, cercando di farsi strada verso il Creatore e venendo inesorabilmente respinti. Questa è la loro punizione infernale, anche se non tutti pensano di essere all’inferno.
I loro interlocutori preferiti non sono ex avversari o alleati, ma i loro doppi: diversi Stalin, diversi Churchill, più Duci e Führer. Perché – questo il messaggio del film – con chi altro dovrebbe parlare il dittatore, se non con se stesso? Chi altro ascoltare, a chi credere?
“I personaggi della cronaca – scrive Meduza.ru nel presentare il film – sono abilmente inseriti in un contesto visivo suggestivo, artificiale e raffinato, come in un’incisione o in un’illustrazione di un libro spettrale. Immagini riconducibili a Piranesi e Doré. Davanti alla porta inaccessibile c’è la foresta cupa della Divina Commedia perché Sokurov era interessato al poema di Dante e al suo possibile adattamento cinematografico da molti anni.
Nel racconto, rappresentato un gigantesco spazio aperto. Potrebbe essere la Piazza Rossa e nei cumuli rocciosi che sovrastano la piazza, potrebbe riconoscersi il mausoleo di Lenin, quasi “un tumore”. Nel film, Stalin invita i suoi compagni sul podio per prendere parte a un comizio di fronte a una folla innumerevole di morti. Scena che ricorda la folla che torna a casa dopo i fuochi d’artificio festosi, nel primo documentario di Sokurov “The Evening Sacrifice”.
I dittatori non hanno assolutamente nulla da dire alla folla, ripetono frammenti di ciò che è già stato detto, vissuto, doppiamente illusorio. E le legioni di morti non vogliono nulla dai loro ex capi. Ucciderli? Come si fa a uccidere qualcuno che è morto da molto tempo?
“The Fairy Tale” può essere considerato l’epilogo della serie di film di Sokurov sui tiranni: “Moloch” su Hitler, “Taurus” su Lenin (ma vi apparve anche Stalin), “The Sun” su Hirohito e, infine, “Faust” su un mitico cercatore di potere immaginario. Radici di questo film anche nei primi documentari del regista, come le Sonate per Hitler e nient’altro, in cui l’autore riflette per la prima volta sull’incontro tra Stalin e Churchill.
La “favola” riassume i molti anni di tortuose ricerche di Sokurov sul tema della natura distruttiva del potere: è di fondamentale importanza che i dittatori “cattivi” generalmente riconosciuti e i loro contemporanei britannici “buoni” diventino compagni di sventura.
Sokurov, regista “non per tutti”, i cui film raramente vengono proiettati nelle sale, rari pure su Internet, “questa volta – nota Meduza.ru – ha realizzato un film universale, anche se sorprendentemente originale, per nulla simile al cinema nel senso tradizionale del termine”.
“La dipendenza di ognuno di noi da persone meschine, infantili, capricciose, che per volontà del destino hanno ricevuto un potere illimitato, è oggi particolarmente sentita. Forse la “Fiaba” di Sokurov – continua Meduza – è proprio l’antidoto necessario per scrollarsi di dosso questo fardello e sentire la propria libertà dai governanti e dalle loro irrefrenabili ambizioni, almeno per il tempo della visione”.
Argomenti: Cinema