Il presidente russo Vladimir Putin ha assicurato, parlando alla televisione pubblica, che il suo Paese «non ha alcun interesse geopolitico, economico o militare» a combattere i paesi della Nato.
Le dichiarazioni sono state pubblicate su Telegram da Pavel Zarubin, il conduttore del programma. «Tutta la Nato non può non capire che la Russia non ha alcun motivo, alcun interesse geopolitico, economico, politico o militare nel combattere i Paesi della Nato». Putin ha sottolineato che questo riguarda in particolare gli Stati Uniti, che ha definito «l’unico proprietario della Nato», visto che l’Alleanza è «il suo cortile».
«Non abbiamo con loro alcuna disputa territoriale né desideriamo rovinare i rapporti con loro». E anzi ha sottolineato che il Cremlino è interessato «a sviluppare le relazioni» con i Paesi che sostengono l’Ucraina nella guerra contro la Russia. A questo proposito il capo del Cremlino ha definito le accuse del presidente degli Stati Uniti Joe Biden -secondo cui la Russia si sta preparando ad attaccare l’Alleanza Atlantica- come «una sciocchezza patentata», «un’assurdità».
«Credo che anche il presidente Biden capisca che si tratta solo di una figura retorica per giustificare la sua politica sbagliata nei confronti della Russia». Facendo poi un bilancio, Putin ha accusato l’Occidente di aver cercato la disintegrazione della Federazione Russa dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, poiché a nessuno fa comodo un Paese così grande e con così tante risorse naturali: in questo modo la Russia «non avrà né peso né voce e non sarà in grado di difendere i propri interessi nazionali come fa lo Stato russo unito».
I Paesi occidentali «dovranno trovare punti d’incontro con noi, dovranno tenerne conto», ha insistito il leader russo, che assicura che il mondo sta cambiando e che l’Occidente cesserà di essere l’unica potenza egemonica; e ha anche ammesso di aver peccato di «ingenuità» nei primi anni del suo mandato alla guida del Cremlino, pensando che gli ex nemici dell’Urss avrebbero capito che la Russia è un altro Paese, che l’«antagonismo ideologico» era finito e che nella politica si doveva rinunciare al «confronto».