Il caso degli 007 ombra, una rete parallela all’interno del servizio di intelligence brasiliano (Abin) che – secondo i sospetti – lavorava per avvantaggiare politicamente l’ex presidente Jair Bolsonaro, allora in carica, scuote il Paese.
Una «nuova persecuzione del governo di Lula», l’ha definita l’ex capo di Stato sovranista, già dichiarato ineleggibile fino al 2030 per abuso di potere e uso distorsivo dei media a fini elettorali. Un’accusa a cui ha risposto a stretto giro il leader progressista, che ha commentato: Bolsonaro «ha detto una vera sciocchezza. L’esecutivo non controlla la polizia federale e tanto meno il sistema giudiziario».
L’inchiesta, e il nuovo scontro tra Bolsonaro e Lula, si consumano sullo sfondo delle grandi manovre in vista della competizione elettorale del 6 ottobre per le municipali, con le caselle chiave del sindaco di San Paolo e di Rio da riempire, e considerate un banco di prova importante per le presidenziali del 2026.
Tanto che Bolsonaro domenica scorsa con i figli Eduardo (deputato), Flavio (senatore) e Carlos (consigliere municipale) aveva lanciato la nuova piattaforma politica AÇÃúo Conservadora (Azione Conservatrice). E nelle ultime ore, dai social media ha rivolto un appello ai suoi supporter allertandoli sulla «persecuzione» in corso nei suoi confronti, e sollecitandoli «ad essere parte attiva del processo di salvataggio del Brasile».
D’altra parte, il cerchio dell’indagine secondo cui l’Abin avrebbe tracciato illegalmente i dati di centinaia di presunti oppositori di Bolsonaro, si è stretto intorno alla cerchia vicina all’ex presidente di destra negli ultimi giorni. In mattinata Carlos Bolsonaro è stato sentito dalla polizia federale a Rio, dopo il sequestro avvenuto ieri – in una delle abitazioni e uffici a sua disposizione – di materiale ritenuto sensibile.
Giovedì scorso invece, gli investigatori avevano fatto irruzione nella casa e nei luoghi di lavoro dell’ex capo dell’intelligence dell’epoca Bolsonaro, l’ex direttore Alexandre Ramagem, che ora è un parlamentare federale per il Partito Liberale dell’ex capo di Stato.
Secondo l’inchiesta, agenti infedeli di Abin hanno usato un software di sorveglianza di fabbricazione israeliana, che tiene traccia dei dati di geolocalizzazione dei telefoni cellulari, per spiare figure tra cui i giudici della Corte suprema e l’ex portavoce della Camera bassa. Un nuovo capitolo su cui il presidente Lula ora chiede sia fatta piena chiarezza.