Parole toccanti: «Perdonami, figlio mio. Non avevo consapevolezza o non sapevo che questo sarebbe successo a noi». Inizia così la lettera di un giovane padre palestinese per il figlio di 4 anni inviata all’Osservatore Romano e pubblicata sul giornale.
«Non potevo immaginare di vederti usare un bagno che non fosse quello della tua stanza o che tu avresti dormito lontano dal tuo cuscino, dai tuoi giocattoli, dalla tua stanza, dai colori per dipingere e dal calore del focolare» prosegue Bader Maher Tarazi, rifugiato con la sua famiglia da oltre quattro mesi nella parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza City per sfuggire ai bombardamenti israeliani.
«Non potevo avere coscienza che tu, figlio mio, avresti saputo cosa è la morte e la paura, avresti conosciuto cosa significa spostarsi di notte e né che saresti diventato un esperto militare, per saper distinguere i suoni degli aerei, delle bombe e dei cannoni dei carri armati – continua – E non riesco nemmeno a sentire una tua parola. Qual è la nostra colpa?»