di Beatrice Sarzi Amade
La brillantezza di Macron sta facendo “ondate”, a Mosca come nelle altre capitali. Ricordo che non era Macron a volerlo. Ha solo confermato la voluta fuga dalle deliberazioni segrete attuate dal primo ministro slovacco, Robert Fico, noto per essere molto ostile al sostegno armato dell’Ucraina.
Sul confine filo-russo, riprendendo il verbatim del Cremlino sul tema “se smettiamo di sostenere l’Ucraina, fermiamo la guerra” per la vittoria della Russia”. Le osservazioni di Macron sono state misurate. Non c’è consenso all’invio di truppe, ma nessuno può dire che non ci sarà mai, così come gli occidentali inizialmente si rifiutarono di inviare carri armati, missili a lungo raggio o caccia. Inoltre, è importante non lasciare al Cremlino il monopolio dell’intimidazione e della pianificazione.
Nessuno sa cosa farà Mosca domani e questo è ovviamente un grande vantaggio per la Russia in guerra. Attenzione: la NATO annuncia sempre precisamente in quale quadro e limiti sta agendo. Sicuramente riduce i rischi, ma Mosca non dice nulla sulle sue reali intenzioni o, più precisamente, le maschera e mente regolarmente. Putin gioca a fare lo smargiasso e mette tutti davanti al fatto compiuto. Gioca sulla base del principio che le sue minacce saranno sufficienti a evitare il pericolo: minaccia con una mano il fuoco nucleare assicurando con l’altra che la Russia non abbia mai attaccato nessuno.
È completamente schizofrenico, ma è una componente essenziale della sua strategia di comunicazione. Ed è condotto dai suoi “agenti”, figure come Makogonov, il responsabile dell’ambasciata russa in Francia, per cui è colpa nostra se muoiono gli ucraini, visto che li armiamo invece di spingere alla resa, una resa che porrebbe fine alla guerra. Il ragionamento si ribalta: impossibile che la Russia rinunci ai suoi obiettivi, ma è aperta a trattative non appena ammetterà i propri obiettivi.
Chiaramente, ci date l’Ucraina o ce la prendiamo. Della serie, “In fondo siamo i più forti, non si discute, facciamo la legge”. Se non ci opponiamo a un fermo e definitivo “NO” a questo ricatto, avremo perso il traguardo. Il che non significa attaccare la Russia in casa e cercare di conquistare il Cremlino. Si tratta solo di rimandare nelle sue corde, usando il linguaggio della forza. Perché è l’unico che Putin e la sua gente capisca. Se restiamo sulla difensiva, preoccupandoci costantemente di non andare troppo lontano, per paura di ferire l’orco, abbiamo perso. Mentre sfidare il suo monopolio della minaccia, introducendo incertezza nei suoi piani, lo fa pensare. Quindi Putin non sa minimamente fino a che punto siamo disposti ad arrivare. La deterrenza nucleare funziona solo se il nemico pensa che siamo pronti a usarla.