di Beatrice Sarzi Amade
Quando l’Europa tassa il grano ucraino, mentre il problema è il grano russo! Nella serie storica Cospirazioni, mi sforzo di mostrare l’importanza del gioco dei servizi segreti nel manipolare le opinioni. Questo è ovviamente ancora più vero in tempo di guerra. Internet ci è sfuggito di mano demolendo/facilitando in modo fenomenale l’accesso al discorso pubblico. A meno che Internet non sia vietato o regolamentato in maniera molto stretta, come sempre più accade in Russia o in Cina.
La manipolazione, nel caso del grano, non solo è provata, ma è talmente grande che non potrebbe essere altrimenti, eppure nessuno ne parla. Mi riferisco a proteste contadine in tutta Europa contro l’importazione di grano ucraino. I contadini polacchi affollano le autostrade per impedire il transito del grano da esportare in Africa.
È stato possibile dimostrare che il leader sindacale dei suddetti contadini aveva contatti molto stretti con Mosca e che si candidava alle elezioni comunali su una lista filo-russa. Contemporaneamente, si è appreso che l’Italia nel 2023 aveva importato un quantitativo di grano russo di 20 volte superiore agli anni precedenti, a tassi estremamente bassi, che hanno fatto cadere il prezzo del grano nella penisola e soprattutto il prezzo della semola di grano.
Capiamo quanto possa essere importante questo tra Milano e Palermo! I contadini italiani che producono grano, soprattutto in Puglia, non sanno a chi e come vendere la loro produzione. Uno specialista del mercato italiano afferma che è persino pericoloso perché, se i produttori italiani falliscono e l’anno prossimo spariscono dal mercato (e questo rischia fortemente di accadere), per produrre pasta dovrà essere nuovamente utilizzato grano russo.
Sulla penisola, sarebbe una dipendenza esistenziale, grave come la dipendenza dal gas russo. Sembra buffo, ma non lo è affatto, a parte il fatto che gran parte del grano russo è stato semplicemente rubato all’Ucraina.