In Bielorussia, le “relazioni sessuali non tradizionali” come l’omosessualità entrano nel capitolo dei peccati capitali da perseguire col carcere duro. In attesa di varare norme e pene, il Ministero della Cultura della Bielorussia ha riformato le norme che regolano la pornografia, la produzione, la vendita, il noleggio e la pubblicità di prodotti erotici e beni sessuali. In particolare, come detto, ha aggiunto il passaggio che fa riferimento alle “relazioni sessuali non tradizionali e (o) comportamento sessuale” alla definizione di “pornografia”.
Secondo il Ministero della Cultura bielorussa, tali relazioni includono “omosessualità, amore lesbico”, relazioni bisessuali, poliamore, così come “pedofilia, bestialità, necrofilia, sadismo, masochismo, voyeurismo, esibizionismo, travestitismo feticista”.
Secondo il Ministero della Cultura della Bielorussia, la pornografia è “volgare, disgustosamente cinica, fissazione indecente del rapporto sessuale, scopo personale, dimostrazione deliberata di genitali per lo più nudi, scene antiestetiche di rapporti sessuali, perversioni sessuali, relazioni sessuali non tradizionali e (o) comportamento sessuale, schizzi della natura”, che “non soddisfano i criteri morali, insultano l’onore e la dignità di una persona, mettendola al livello delle manifestazioni animali istinti”.
Insomma, il Ministero bielorusso si dimostra esperto conoscitore di tutto quello che ora mette alla gogna.
Nel marzo del 2023, Aliaksandr Lukashenko si era espresso in merito arrivando a dire che “la moda occidentale di non avere figli” e “qualsiasi divulgazione delle idee di una coppia sposata senza figli” nello spazio informativo e culturale bielorusso “dovrebbe essere soppressa”.
“Qualsiasi diffusione di tali appelli velati, così come tutte le tendenze non tradizionali, non è altro che un tentativo di spopolare e indebolire lo Stato. Tale ideologia dovrebbe essere messa fuori legge”, aveva detto Lukashenko.