Torturati, umiliati: la Cnn rivela la "Guantanamo" d'Israele

La tortura come pratica quotidiana. L’umiliazione come strumento di pressione. Un centro di detenzione nel deserto israeliano del Negev

Torturati, umiliati: la Cnn rivela la "Guantanamo" d'Israele
Sde Teiman
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Maggio 2024 - 18.49


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La tortura come pratica quotidiana. L’umiliazione come strumento di pressione. Un centro di detenzione nel deserto israeliano del Negev dove i detenuti palestinesi sono costantemente bendati, legati, picchiati, costretti al silenzio, perquisiti di notte sotto la minaccia dei cani.

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Lo denuncia la Cnn riportando la testimonianza di tre `talpe´ israeliane che vi lavorano. Una ha scattato anche due foto. Il posto si chiama Sde Teiman ed è una base militare ad una trentina di km dal confine con Gaza. Una parte è stata però ora trasformata in centro di detenzione dove circa 70 palestinesi provenienti dalla Striscia sarebbero sottoposti a condizioni estreme di prigionia, tra abusi e violenze. C’è anche un ospedale da campo dove i detenuti feriti sono sempre bendati e nudi, legati ai loro letti, costretti ad indossare pannoloni e alimentati con cannucce.

«Li hanno spogliati di tutto ciò che somiglia a esseri umani», ha detto uno degli informatori che ha lavorato lì brevemente come medico. «I pestaggi non sono fatti per raccogliere informazioni ma per mera vendetta», ha denunciato un altro.

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«Punizioni per il 7 ottobre e per qualunque mancanza sul campo», ha aggiunto. L’Idf ha negato ogni irregolarità alla Cnn, pur vietandole l’accesso: «Garantiamo una condotta adeguata nei confronti dei detenuti in nostra custodia. Qualsiasi accusa di cattiva condotta viene esaminata e trattata di conseguenza. Nei casi appropriati, le indagini della Divisione investigativa criminale della polizia militare vengono aperte se il sospetto di cattiva condotta è tale da giustificare un’azione. I detenuti sono ammanettati in base al loro livello di pericolosità e al loro stato di salute. Non siamo a conoscenza di ammanettamenti illegali».

Denunce di abusi a Sde Teiman sono già emerse nei media israeliani e arabi dopo la protesta dei gruppi per i diritti israeliani e palestinesi. Ma questa rara testimonianza di tre israeliani che lavorano nella struttura getta ulteriore luce sulla condotta di Israele mentre conduce la guerra a Gaza, con nuove accuse di maltrattamenti. Inoltre, getta ulteriori dubbi sulle ripetute affermazioni del governo israeliano secondo cui esso agisce in conformità con le pratiche e le leggi internazionali accettate.

«Ci dicevano che non potevano muoversi, che dovevano stare seduti in posizione eretta. E non potevano parlare né sbirciare sotto la benda» che copre i loro occhi. I secondini sono stati istruiti a «urlare uskot», «zitti» in arabo. I medici a volte hanno amputato gli arti dei prigionieri quando le ferite provocate dalle manette si sono infettate. 

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Il coraggio della denuncia

A darne risalto è Haaretz. Che in un editoriale annota: “L’indifferenza di Israele per la sorte dei gazawi, nel migliore dei casi, e il desiderio di vendetta nei loro confronti, nel peggiore, sono terreno fertile per i crimini di guerra. Venerdì scorso, Haaretz ha riportato che dall’inizio della guerra, 27 detenuti gazawi sono morti durante la loro detenzione in strutture militari – nella base di Sde Teiman, vicino a Be’er Sheva; nella base di Anatot, vicino a Gerusalemme; e durante gli interrogatori in altre strutture.

L’esercito non ha fornito informazioni sulle circostanze della loro morte, ma ha sottolineato che alcuni erano stati feriti in combattimento e altri soffrivano di condizioni mediche complesse prima del loro arresto.

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Tuttavia, un rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione, pubblicato la scorsa settimana dal New York Times, contiene testimonianze di detenuti che sono stati rilasciati e che hanno dichiarato di aver subito violenze fisiche e di non aver avuto accesso a medici e avvocati, spesso per oltre un mese.

Il rapporto dell’Onu segue le rivelazioni di Haaretz di due mesi fa sui detenuti di Sde Teiman che erano ammanettati e bendati 24 ore al giorno. I detenuti rilasciati hanno riferito di essere stati picchiati e foto scioccanti hanno mostrato chiaramente che i lunghi periodi di costrizione hanno causato loro danni fisici.

A meno di un mese dall’inizio della guerra, è stato rivelato che due braccianti gazawi che non erano sospettati di alcun reato, sono morti sotto la custodia israeliana. Uno era diabetico e non ha ricevuto le cure necessarie.

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I gazawi detenuti in Israele non sono legalmente definiti prigionieri di guerra perché la Striscia di Gaza non è uno stato. La maggior parte è stata arrestata in base alla legge israeliana sulla detenzione dei combattenti illegali, che consente la detenzione di chiunque sia sospettato di partecipare alle ostilità contro Israele e permette di trattenerli per 75 giorni prima di essere portati davanti a un giudice.

Molti vengono rilasciati a Gaza dopo un certo periodo di tempo e, sebbene sia chiaro a tutti che non sono sospettati, ciò non cambia il fatto che tutti sono detenuti in condizioni spaventose. Molto inquietanti sono anche i resoconti di ciò che accade ai prigionieri di sicurezza palestinesi all’interno delle carceri israeliane, tra cui percosse, grave sovraffollamento e cibo inadatto al consumo umano.

Le morti dei detenuti devono essere oggetto di indagini approfondite, senza insabbiamenti e lassismo. Ma da chi? Sebbene questo settore sia di competenza dell’Idf, anche il Servizio carcerario israeliano ha delle responsabilità. Ma poiché quest’ultimo è subordinato al Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, è la Polizia Militare che deve indagare su queste morti.

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I ministri del gabinetto di guerra devono far capire all’Idf e al Servizio carcerario che Israele non è un’organizzazione terroristica, che Sde Teiman e le altre strutture di detenzione non sono Guantanamo Bay e che lo Stato ha il dovere di proteggere i diritti dei detenuti anche se non sono formalmente prigionieri di guerra.

L’indifferenza degli israeliani e il desiderio di vendetta non devono costituire una licenza per versare il sangue dei detenuti. Israele non ha il diritto di fare del male a chi non rappresenta più una minaccia e deve garantire condizioni ragionevoli, proteggere la vita e prendersi cura della salute dei detenuti. Il fatto che Hamas trattenga e maltratti ostaggi israeliani non può scusare o giustificare l’abuso dei detenuti palestinesi”.

La denuncia di Haaretz è di un mese fa. Anche allora, i portavoce dell’Idf si erano trincerati dietro nervosi no comment. Silenzi o negazioni. Ora la Cnn ritorna sul caso, con tre “gole profonde” interne alla “Guantanamo israeliana”.  

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