Israele attacca la Corte penale internazionale e dice di non riconoscerne l'autorità

Il ministro della Difesa israeliano ha nuovamente criticato la decisione della Corte penale internazionale (CPI) di richiedere mandati di arresto per importanti esponenti israeliani e di Hamas coinvolti nel conflitto a Gaza

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21 Maggio 2024 - 12.13


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Il ministro della Difesa israeliano ha nuovamente criticato la decisione della Corte penale internazionale (CPI) di richiedere mandati di arresto per importanti esponenti israeliani e di Hamas coinvolti nel conflitto a Gaza, affermando che la mossa è stata un “tentativo di negare allo stato di Israele il diritto di difendersi”.

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In un lungo post sui social media, Yoav Gallant, uno di quelli nominati dal procuratore capo dell’IIC, ha detto

 Lo Stato di Israele combatte dal 7 ottobre un nemico omicida e assetato di sangue, che ha commesso atrocità contro donne, bambini e uomini israeliani, e ora usa il suo stesso popolo come scudo umano. L’IDF combatte in conformità con le regole del diritto internazionale, intraprendendo sforzi umanitari unici, mai visti in nessun conflitto armato.

 Il parallelo fatto dal procuratore [della CPI] tra l’organizzazione terroristica Hamas e lo Stato di Israele è spregevole e disgustoso. Lo Stato di Israele non è parte della Corte e non ne riconosce l'autorità. Il tentativo del procuratore Karim Khan di negare allo Stato di Israele il diritto di difendersi e di liberare i suoi rapiti deve essere respinto in toto.

Benjamin Netanyahu e Gallant sono accusati di sterminio, di aver causato la fame come metodo di guerra, di aver negato gli aiuti umanitari e di aver deliberatamente preso di mira i civili. I leader e funzionari di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh sono stati indicati dalla corte come ricercati per crimini di sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro, violenza sessuale e tortura. Il presidente israeliano Isaac Herzog ieri ha descritto l’azione della corte come “unilaterale” e in “malafede”.

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