Vaticano: come il dissenso di un vescovo no-vax nemico del Concilio è stato descritto dai media come un 'terremoto'

Sarebbe importante indagare l'improvvisa sete che ha dato evidente prova di sé su tanti giornali, siti, emittenti radiotelevisive. E’ la sete del “terremoto vaticano”, lo scisma del secolo, qualcosa di simile a un evento epocale

Vaticano: come il dissenso di un vescovo no-vax nemico del Concilio è stato descritto dai media come un 'terremoto'
Monsignor Carlo Maria Viganò
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

23 Giugno 2024 - 15.41


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Sarebbe importante indagare l’improvvisa sete che ha dato evidente prova di sé su tanti giornali, siti, emittenti radiotelevisive. E’ la sete del “terremoto vaticano”, lo scisma del secolo, qualcosa di simile a un evento epocale che scuote le fondamenta della famosa Santa Romana Chiesa. 

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Questa sete smodata, e inappagabile, è emersa in tutta la sua forza anche grazie ai piccolo caso di un’eccellenza (il termine del notabilato Vaticano riserva ai vescovi) che definisce il Concilio Vaticano II un tumore. Cioè: c’era un tempo una Chiesa che riteneva la libertà di coscienza un orrore, che veniva a patti con il fascismo, che vedeva nella donna una creatura inferiore, che riteneva che fuori di sé ci fossero solo false credenze e quindi una falsa umanità fatta di miliardi di falsi esseri umani. Poi è venuto il Concilio a salvarla (e salvarci) da tutto questo e altro ancora.  Il Concilio, a differenza di me, non ha sbattuto la porta in faccia a nessuno, non ha detto letture superficiali del passato, ha visto anche tutto il grande e il bello che in quella Chiesa c’era nonostante il suo dogmatismo medievale, cioè ha visto i pregi indubitabili e le voci profetiche che per secoli avevano illuminato il mondo da quella Chiesa, e ha portato tutti nel mondo della libera coscienza, del dialogo e non più dell’odio tra fedi, dell’amicizia complementare uomo-donna. E tanto altro. Anche chi oggi strilla è stato condotto sin qui, fino a quando gli è successo qualcosa. Ma quanto è accaduto dentro di lui non lo sappiamo, certo può preoccuparci, ma non fino a confonderlo con un nuovo Vajont. 

Di certo non vedo “fratelli nell’episcopato” disposti a seguirlo nel suo viaggio a ritroso attraverso i disastri del tempo che fu. Indietro non si torna, lo sa anche chi condivide ampia parte, non tutto, del suo malessere. 

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La sua gagliardia avrebbe meritato meno attenzione? Ne sono certo. Ma la sete smisurata di richiamare anche attraverso questo poco encomiabile caso tutto il clamore che “i terremoti vaticani” sanno creare è umana, molto umana. Ma non ha fondamento a mio avviso. Il caso origina e finisce nei pressi di Viterbo, dove si voleva avviare una “crusca anti- Francesco” come altri tentarono di fare, analogamente senza successo, nel frusinate. 

Esibitosi in piazza contro i vaccini, insieme a chi assaltò successivamente la CGIL, lo scismatico sa che chi lo seguirebbe perderebbe la chance più importante: contrastare Francesco e i suoi in conclave. Questa è il dato di fondo che affonda ogni illusione di “terremoto”. Anche per questo non è baldanza dire che la notizia si poteva regalare a fondo pagina. 

Il dissenso c’è, riflette categorie che espresse in modo meno eccessivo non si distanziano molto da quelle dello scismatico. E’ lo stesso male di chi messo alla prova dalla pesantezza degli antibiotici rimpiange la malattia (almeno dal mio punto vista è così). Ma comunque sia è certo presumibile che il grande scisma non ci sarà. 

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Ma allora, mi chiedo, perché tanta sete informativa?   Torniamo alla domanda da cui siamo partiti. Sarebbe importante indagare questa improvvisa sete che ha dato evidente prova di sé, la sete del terremoto che non non c’è. 

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