di Gualberto de Oryza
Sarà che non funziona l’aria condizionata, in diversi posti. Sarà che il caldo sfianca tutti e toglie lucidità. È quello che ho pensato leggendo il Domani (19.7.24, p. 4): “Con Vance… Trump riceve l’unzione del partito repubblicano di una volta: rispettoso dei doveri e delle leggi, legato alla tradizione militare capace di sacrifici e che onora i veri underdog all’americana, cioè senza vittimismi di alcun tipo… Chi sa se Vance non sarà anche l’uomo che potrà incollare i pezzi del partito repubblicano che fu, quello di Abraham Lincoln, il partito della fine della schiavitù e della vittoria nella guerra civile? … Vance se resiste potrà farcela a riprendere in mano uno dei due partiti della più forte democrazia occidentale”.
Non credo ai miei occhi. A casa l’aria condizionata funziona bene, ma forse ho preso troppo caldo uscendo a far la spesa. Rileggo: ho letto bene. A scrivere su Vance, promessa della democrazia mondiale, è Mario Giro, politologo, diplomatico italiano, viceministro degli affari esteri nei governi Renzi e Gentiloni, docente universitario, membro della Comunità di Sant’Egidio e per molti anni esperto di poveri e di Africa.
In questa torrida estate dove la ragione sonnecchia, fiaccata dal caldo, non ci bastava Malpensa intitolata a Berlusconi, uno degli italiani più discutibili della storia patria, e nemmeno Trump che cerca di iscrivere anche il Padre Eterno tra suoi sostenitori, ci voleva anche qualcuno che iniziasse a canonizzare il suo vice. E perché non avviano già una pratica per sostituire il nome di Kennedy (JFK), dell’aeroporto di New York, con quello di JD Vance?
Mia nonna, analfabeta ma saggia, diceva che quando fa troppo caldo bisogna solo ritirarsi a casa, rinfrescarsi il corpo e le idee, per non dire e fare sciocchezze, aspettando che la calura passi e così ritornare nei campi a lavorare sodo.