Uccise la fidanzata durante la pandemia: per la Cassazione bisogna considerare lo stress covid

Una sentenza che farà discutere. Durante i giorni della 'clausura' covid uccide, soffocandola, la sua fidanzata. Per questo venne condannato all'ergastolo per omicidio aggravato.

Uccise la fidanzata durante la pandemia: per la Cassazione bisogna considerare lo stress covid
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20 Luglio 2024 - 20.25


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Una sentenza che farà discutere. Durante i giorni della ‘clausura’ covid uccide, soffocandola, la sua fidanzata. Per questo venne condannato all’ergastolo per omicidio aggravato. Ma per la Corte di Cassazione i giudici di primo e secondo grado non avrebbero considerato che lo stress legato al Covid-19 avrebbe avuto un peso sul femminicidio della 27enne Lorena Quaranta per mano del fidanzato, Antonio De Pace.

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Così la Corte ha annullato, limitatamente a questo punto, le sentenze precedenti. Ora, nel nuovo appello De Pace potrebbe vedersi annullato l’ergastolo e perfino concesse le attenuanti generiche.

La vicenda risale a marzo 2020, quando in gran parte del mondo si lottava contro il Covid. Lorena Quaranta era prossima alla laurea in medicina. Da qualche settimana accusava mal di gola. De Pace, un infermiere, forse perché convinto che lei avesse contratto il virus, aveva deciso di tornare dai suoi parenti, in Calabria. La ragazza lo aveva pregato di restare per portarle delle medicine. De Pace, dopo una lite con la compagna, la strangolò nell’appartamento di Furci Siculo (Messina), dove convivevano da circa un anno.

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Dopo aver tentato due volte il suicidio, l’uomo avvertì le forze dell’ordine. Secondo la Cassazione, “in una frangente storico drammatico, in cui l’umanità intera è stata chiamata praticamente dall’oggi al domani a resistere a una pericolo sino a quel momento sconosciuto, invasivo e in apparenza inarrestabile”, il femminicida “ha vissuto un disagio psicologico poco a poco evoluto in ansia e, quindi, angoscia”.

A riportare le motivazioni degli ermellini è il Messaggero, che aggiunge il commento dell’avvocata Concetta Miasi del centro antiviolenza Una di noi: “Queste motivazioni lasciano spazio alla possibilità di ritenere che tutto sia lecito se commesso in un periodo di stress”.

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