Joe Biden ha salutato la sua America, ma il presidente catto-conciliare non può essere valutato per la sua -invero fallimentare- politica internazionale.
Le guerre di Joe sono andate tutte male e secondo un’agenda a dir poco contorta, sebbene non fosse facile districarsi tra gli incendi appiccati da altri, non certo da lui. Nessuno può dire, pur criticandolo, che sia stata la sua America il piromane di questo tempo funesto e difficilissimo.
Ma i successi di Joe sono evidenti soprattutto nella sua intensa e fittissima agenda di politica interna, nella quale il catto-conciliare ha dato certamente il meglio di sé, dopo il devastante quadriennio di Trump.
I suoi provvedimenti hanno prodotto per il sistema USA 14,8 milioni di posti di lavoro, ha garantito l’Affordable care – ovvero le cure accessibili a tutti, a cominciare dall’insulina- ha imposto con enorme fatica la legge che impedisce ai minori di 21 anni di acquistare un’arma.
Ora la sfida, che nei prossimi mesi dovrebbe riuscirgli, si chiama Chips Art, con il quale stanzia 52 miliardi per garantire la produzione di semiconduttori made in Usa.
Il suo tallone d’Achille, come è noto, è stata l’inflazione, tutti dicono che l’aumento del prezzo di pochi cent del BIG MAC gli è costato carissimo, per la grande diffusione che l’hamburger ha in tutti gli Stati americani.
Ma se questo è stato un problema Joe Biden sa di poter condurre in porto la complessa navigazione del provvedimento da 1200 miliardi noto ocme Bipartisan Infrastrutture Plan, che riguarda ammodernamento di ponti e reti ferroviarie.
Se Trump vincerà, gli americani sono avvertiti, tutto tornerà in discussione, senza garanzie che l’inflazione scenderà, tutt’altro.
Nel suo saluto agli americani, pronunciato l’altra sera all’ora di cena, Joe Biden ha potuto dire di aver anteposto l’interesse nazionale al suo personale. Una scelta che nessuno si aspetta da Trump e che infatti lui non farà. Insinuare, come fa il ticket repubblicano, che se si è ritirato vuol dire che non può governare è giocare allo sfascio dell’America.