Un pericolo per la stabilità mondiale, e non solo del Medio Oriente. Il “piromane di Tel Aviv” fa esplodere la polveriera mediorientale. Lo fa scientemente, sapendo bene che Hamas, come è sempre accaduto in passato, non sarà decapitato con l’uccisione di Ismail Haniyeh. Lo sa, ma non è quello che gli interessa. Ciò che interessa al criminale di guerra Benjamin Netanyahu, è mostrare lo scalpo del nemico ad un Paese lacerato, diviso, impaurito. È un trofeo di guerra che può andar bene in campagna elettorale. E poi alzare l’asticella della guerra, coinvolgendo direttamente l’Iran. Globalist lo ha scritto in decine di articoli, con il preziosissimo contributo dei più autorevoli analisti di Haaretz.
Ora lo facciamo con Piero Btacchi, direttore di Rid (Rivista italiana difesa), tra i più seri, preparati, analisti geomilitari in circolazione.
Scrive Batacch: “Nell’arco di 24 ore Israele ha colpito prima a Beirut sud, dove in un raid nella roccaforte di Hezbollah sarebbe rimasto ucciso Fuad Shukr, pezzo da novanta del Partito di Dio, consigliere militare di Nasrallah e braccio destro del defunto Imad Fayez Mughniyeh, storico Capo dell’ala militare di Hezbollah ucciso a Damasco nel 2008. Ma il colpo più spettacolare è arrivato questa notte, quando in un raid missilistico è stato ucciso a Teheran il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Una mossa senza precedenti per la scelta del luogo, la capitale dell’Iran, e del tempo, nel contesto dell’insediamento del nuovo Presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Dunque, non solo una violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Iran, ma anche un affronto senza precedenti e una provocazione ben superiori all’attacco all’ambasciata iraniana a Damasco del 1° aprile 2024, all’attacco, dove furono uccisi il Gen. Mohammad-Reza Zahedi, Comandante delle operazioni siriane della Quds Force, e altri esponenti della catena di comando dei Pasdaran nel Levante.
Netanyahu ha deciso con tutta evidenza di alzare ulteriormente la posta del conflitto compiendo un passo ad altissimo rischio, ma un fatto è certo: il Premier israeliano sembra ormai disposto non solo a combattere una guerra con Hezbollah in Libano, ma anche ad affrontare l’Iran a tutto campo, forte comunque del supporto che riceverebbe da Washington in caso di guerra regionale su larga scala e del tacito consenso dell’Arabia Saudita e dei nuovi “soci” in affari arabi di Tel Aviv. Così – conclude Batacchi – Israele ha spostato il conflitto su un piano diverso mettendo nel mirino direttamente Teheran ed entrando a gamba tesa nelle presidenziali americane”.
Benjamin Netanyahu, un pericolo per la pace. Un criminale che ha elevato a politica il terrorismo di Stato.