I bambini di Gaza: vaccinati ma condannati alla fame. E la chiamano umanità

Vaccinati contro la poliomielite ma condannati alla fame. I bambini di Gaza. Situazione terribile.

I bambini di Gaza: vaccinati ma condannati alla fame. E la chiamano umanità
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Settembre 2024 - 18.29


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Vaccinati contro la poliomielite ma condannati alla fame. I bambini di Gaza.

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Morire di fame, ma vaccinati

La malnutrizione acuta è la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita. Rimane molto elevata tra i bambini che vivono in Paesi che stanno affrontando crisi alimentari. Ciò è dovuto all’incapacità delle famiglie di accedere o permettersi cibo nutriente per i propri figli, nonché alla mancanza di accesso ai servizi sanitari, nutrizionali, idrici e igienici. Queste minacce aumentano rapidamente durante le situazioni di conflitto, che riducono anche l’accesso umanitario ai bambini e alle comunità più vulnerabili”. Così il Direttore dell’Unicef per la Nutrizione e lo Sviluppo del Bambino, Victor Aguayo, a commento del Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari 2024 da cui emerge che oltre 50.000 bambini a Gaza soffrono di malnutrizione acuta e hanno bisogno di cure salvavita “I colleghi della Fao e del Wfp – spiega Aquayo – hanno descritto la situazione a Gaza come una delle più gravi crisi alimentari e nutrizionali della storia. È importante ricordare che quasi la metà della popolazione di Gaza che sta subendo questa devastazione è costituita da bambini. Sono stato a Gaza la scorsa settimana e ho potuto constatare come mesi di guerra contro i civili e di gravi restrizioni alla risposta umanitaria abbiano portato al collasso dei sistemi alimentari, sanitari e di protezione, con conseguenze catastrofiche per la nutrizione dei bambini”.
“La dieta dei bambini piccoli – i più vulnerabili alla malnutrizione grave – è estremamente povera, con oltre il 90% di loro che mangia nel migliore dei casi due tipi di cibo al giorno – giorno dopo giorno – per settimane e mesi in un contesto di stress tossico e di mancanza di accesso ad acqua e servizi igienici sicuri”, continua il referente dell’Unicef. “Stimiamo che oltre 50.000 bambini soffrano di malnutrizione acuta e abbiano bisogno di cure salvavita, adesso. A Gaza ho incontrato medici, infermieri e operatori della nutrizione che attuano i programmi che sosteniamo. Ho camminato nei mercati e nei quartieri – o in ciò che ne rimane. Ho ascoltato le lotte di madri e padri per nutrire i propri figli. Non ho dubbi sul fatto che il rischio di carestia e di una grave crisi alimentare su larga scala a Gaza sia reale”.
“C’è solo un modo per evitarlo: abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, immediatamente – sottolinea Aquayo – , e con un cessate il fuoco, un accesso umanitario sostenuto e su larga scala a tutta la Striscia di Gaza. Solo questo – cessate il fuoco e risposta umanitaria senza restrizioni – consentirà alle famiglie di accedere al cibo, compresa l’alimentazione specializzata per i bambini piccoli, ai supplementi nutrizionali per le donne in gravidanza e ai servizi sanitari, idrici e igienici per l’intera popolazione”.

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Lotta per la sopravvivenza

Da un report di Unicef: “Nella Striscia di Gaza circa un milione di bambini sta lottando per soddisfare i propri bisogni fondamentali: mancano cibo, acqua, posti in cui rifugiarsi e supporto medico. I bambini con disabilità sono tra i più colpiti. Spesso non sono in grado di scappare dalle violenze e sono ad alto rischio di abbandono, malnutrizione e traumi. 
Secondo gli operatori sul campo i bambini con disabilità subiscono il peso maggiore di questa situazione, con le evacuazioni e i piani di risposta che non tengono conto dei loro bisogni. Diversi di loro sulla sedia a rotelle sono bloccati nelletende, montate su terreni sabbiosi”.
Negli ultimi dieci mesi, un enorme numero di bambini è rimasto ferito a causa degli attacchi violenti e spesso indiscriminati: le loro vite sono state stravolte per sempre, a causa dell’orrore della guerra. I dati più recenti forniti dal Ministero della Salute palestinese parlano di più di 15mila bambini feriti dall’inizio del conflitto. Si tratta quasi certamente di una sottostima, perché solo un piccolo numero di tutti i feriti riportati è specificatamente segnalato quando è a danni di un minorenne. 
Molti bambini hanno avuto un peggioramento delle disabilità preesistenti o hanno acquisito disabilità secondarie o nuove. I partner dell’Unicef sul campo raccontano di bambini diventati sordi a causa delle esplosioni, bambini che hanno perso gli arti a causa delle amputazioni e chi ha perso la parola a causa dei traumi e dello shock subìto.

Testimonianze dall’inferno in terra

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Duha è una ragazza sorda. Usa il linguaggio dei segni per parlare della guerra. Duha è una ragazza di 14 anni che ha cercato rifugio a Rafah, condivide una piccola tenda con la sua famiglia di nove persone. Le condizioni metereologiche e la scarsità di cibo e acqua incidono molto sulle loro vite ma lei mantiene alto il morale nonostante riceva scarso supporto dopo aver perso l’udito. 

“Il freddo inverno ha aggravato i miei problemi di salute, con frequenti malattie e diarrea causate dal clima e dall’acqua fredda.” racconta Duha, che sottolinea le terribili conseguenze di riparo e risorse inadeguati.  L’accesso al bagno è un’impresa che mette paura, un viaggio che Duha intraprende coraggiosamente solo una volta al giorno a causa della distanza e dell’isolamento. Il kit per adolescenti è stata un’ancora di salvezza, le ha offerto una parvenza di normalità e dignità: in collaborazione con i partner, l’Unicef ha infatti individuato i bisogni speciali delle adolescenti come Duha nelle crisi umanitarie.

Per questo motivo sono stati consegnati circa 9.700 kit per la protezione e la salute di giovani adolescenti, contenenti assorbenti e prodotti per l’igiene personale. Le informazioni e le attività ricreative di questi kit offrono una parvenza di normalità e un passo verso la guarigione.

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Nour, 14 anni, è una giovane ragazza con problemi di udito e di linguaggio che ha trovato la pace nei tratti delle sue matite, disegnando scene lontane, dei parchi giochi che desidererebbe visitare.
“Sono sconvolta, la guerra mi impedisce di vedere i miei compagni di scuola”, racconta. In mezzo allo scompiglio i suoi pensieri vanno spesso verso la sua insegnante e i compagni di classe, spera che siano al sicuro e la loro scuola sia intatta. Il mondo di Nour, dove risuona l’eco della guerra, l’ha spinta a cercare rifugio in piccoli gesti di auto-conservazione. “Per evitare di sentire il rumore delle bombe, mi tappo le orecchie spiega: un piccolo gesto per limitare il caos.  La mancanza di elettricità le impedisce di relazionarsi con i suoi coetanei, rendendo il suo isolamento più profondo. 
La perdita di un amico a causa della guerra ha aggiunto un dolore ancora più grande.

Strade, scuole e cliniche sanitarie, inclusi i centri di riabilitazione, sono stati distrutti. Gli stessi fornitori di servizi sono sfollati e vivono in accampamenti. I più non hanno computer, uffici o una connessione internet. 

L’Unicef ha anche collaborato con una Ong locale per visitare i bambini feriti negli ospedali per fornire un primo soccorso psicologico e per valutare in modo completo i bisogni del bambino attraverso una squadra multidisciplinare composta da un medico, un assistente sociale, uno psicologo e un fisioterapista/terapista professionista. I bambini che hanno bisogno di supporto saranno presi in carico per ricevere i servizi necessari, compresi i supporti e dispositivi sanitari e di assistenza.

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Non basta. Serve un cessate il fuoco.

È essenziale che gli aiuti umanitari raggiungano i bambini che ne hanno disperato bisogno nella Striscia di Gaza, su larga scala e con strumenti sanitari adeguati alle esigenze dei più fragili: apparecchi acustici, sedie a rotelle, stampelle e protesi. Inoltre, i casi medici urgenti devono poter accedere a servizi sanitari in sicurezza o essere autorizzati a partire. I bambini malati o feriti che vengono evacuati devono essere accompagnati da membri della loro famiglia. Con una media di 70 feriti al giorno, abbiamo bisogno di incrementare il numero di evacuazioni per ragioni mediche così che i bambini possano ricevere le cure di cui hanno bisogno. 
E con un bambino ferito o ucciso ogni 10 minuti, più di tutto, abbiamo bisogno del cessate il fuoco.

È l’unico modo per fermare l’uccisione e la mutilazione dei bambini”.

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Violenza genocida 

“La diffusa mancanza di cibo, acqua pulita e servizi medici, conseguenza diretta degli ostacoli all’accesso e dei molteplici pericoli che le operazioni umanitarie dell’Onu devono affrontare, si ripercuote sui bambini e sulle madri, ostacolando la loro capacità di allattare i propri figli, soprattutto nel nord della Striscia di Gaza. Le persone sono affamate, esauste e traumatizzate. Molti si aggrappano alla vita”, afferma Adele Khodr, Direttore Regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. Secondo Khodr, queste morti “tragiche e orribili”, queste indicibili, inumane sofferenze, sono causate dall’uomo, prevedibili e del tutto evitabili.

Ginevra, 9 luglio 2024. Dieci esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno accusato oggi Israele di condurre una “campagna mirata alla fame” che ha provocato la morte di bambini a Gaza.
“Dichiariamo che la campagna di fame intenzionale e mirata di Israele contro il popolo palestinese è una forma di violenza genocida e ha provocato la carestia in tutta Gaza”, hanno affermato in un comunicato i 10 esperti, elencando tre bambini recentemente morti “a causa di malnutrizione e mancanza di accesso a cure sanitarie adeguate”.

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Una violenza genocida. Globalist non smetterà mai di darne conto. 

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