Aiuti allo sviluppo per le grandi aziende: il furto con destrezza svelato da Oxfam

Una vergogna denunciata da Oxfam, con la precisione documentale e la chiarezza analitica che la caratterizzano.

Aiuti allo sviluppo per le grandi aziende: il furto con destrezza svelato da Oxfam
Ursula von der Leyen
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Ottobre 2024 - 20.13


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Aiuti allo sviluppo…delle grandi aziende!!!

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Una vergogna denunciata da Oxfam, con la precisione documentale e la chiarezza analitica che la caratterizzano.

Un dirottamento da contrastare

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 Oltre il 60% dei progetti finanziati dal Global Gateway, la nuova strategia UE per lo sviluppo globale, andrà a beneficio di aziende europee come Siemens e Suez

Solo il 16% di questi porterà investimenti per lo sviluppo nei Paesi poveri di settori chiave come sanità e istruzione

 In 29 su 37 dei Paesi poveri più indebitati del mondo saranno avviati progetti con prestiti da ripagare che rischiano di privare i Governi di risorse essenziali per fornire servizi

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 La nuova strategia dell’Ue per gli investimenti e lo sviluppo globale, il Global Gateway, rischia di dirottare verso le grandi aziende buona parte delle risorse europee destinate all’aiuto allo sviluppo dei Paesi più poveri.

A denunciarlo è un nuovo report   di Oxfam, Counter Balance e Eurodad, che rileva come oltre il 60% dei progetti presi in esame andrà a beneficio di almeno un’azienda europea.

Su 40 progetti presi in esame, infatti, 25 sosterranno aziende europee come Siemens, Moller Group o Suez. Mentre solo il 16% di tutti i progetti del Global Gateway porterà investimenti in settori chiave per lo sviluppo dei Paesi poveri come la salute, l’istruzione e la ricerca.

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 Inoltre, almeno sette aziende che fanno parte del Global Gateway Business Advisory Group – il gruppo di esperti istituito dalla Commissione europea – hanno firmato contratti finanziati con i fondi del Global Gateway.

Un quadro che quindi tradisce le regole europee, dato che la principale fonte di finanziamento del Global Gateway è il budget comunitario per gli aiuti allo sviluppo, che dovrebbero essere impiegati prima di tutto per la “riduzione e l’eliminazione della povertà nel lungo termine”.

“Esiste il rischio concreto che il bilancio degli aiuti dell’Ue venga destinato, nel quadro finanziario pluriennale’21-’27, più alla difesa degli interessi geopolitici ed economici europei, che alla lotta alla povertà e alla promozione dello sviluppo sostenibile. – rimarca Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – Su questa strada il Global Gateway finirebbe con l’alimentare i profitti delle imprese con i soldi dei contribuenti europei. Il bilancio dell’Ue per gli aiuti non ha questo obiettivo. Per questo l’Unione europea deve assicurarsi che non si stravolgano gli obiettivi politici affermati in tutti i documenti approvati da Commissione e Parlamento. Così vengono favoriti gli interessi privati, in un quadro di mancanza di trasparenza, a scapito sia del contribuente europeo che delle popolazioni locali, facendo emergere seri rischi di colossali conflitti di interesse”.

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 Abbiamo esaminato decine di progetti, riscontrando che i progettiGlobal Gateway vengono attuati per incrementare le attività commerciali dell’Ue nel Sud del mondo, nonostante i gravi rischi sociali, economici e ambientali, che questo comporta. – aggiunge Alexandra Gerasimcikova, responsabile delle politiche e dell’advocacy di Counter Balance – Gli elevati standard che la Commissione sostiene di offrire al resto del mondo spesso non sono all’altezza”.

 Le opacità del Global Gateway

La ricerca evidenzia inoltre l’opacità della strategia del Global Gateway.

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Mancano, ad esempio, informazioni pubbliche su progetti, finanziamenti, contratti o valutazioni in materia di tutela dei diritti umani e dell’ambiente. Ciò rende difficile stabilire in che misura il Global Gateway contribuisca allo sviluppo sostenibile.

“Il Global Gateway è in gran parte finanziato dal bilancio dell’Ue per gli aiuti: il pubblico ha il diritto di sapere per cosa vengono spese queste risorse. – sottolinea Farwa Sial, senior policy e advocacy officer di Eurodad – Eppure, quando abbiamo cercato di indagare sui progetti, abbiamo riscontrato una mancanza di informazioni estremamente preoccupante. Temiamo che quanto siamo riusciti a scoprire e analizzare sia solo la punta dell’iceberg”.    

 Il rischio di aumentare le disuguaglianze e aggravare la crisi del debito

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Il Global Gateway rischia poi di accrescere le disuguaglianze in molti Paesi fragili.  In Perù, uno dei progetti individuati incoraggia le famiglie più povere a sottoscrivere mutui per l’acquisto di proprietà agricole, versando un sostanzioso anticipo. Con il rischio di farle indebitare e spingerle ancora più in povertà. La strategia europea rischia inoltre di esacerbare anche la crisi del debito in diversi Paesi.

L’Ue avvierà infatti progetti del Global Gateway in 29 dei 37 Paesi poveri più indebitati del mondo. Questi progetti privilegiano i prestiti rispetto alle sovvenzioni, riducendo la capacità dei governi di soddisfare i bisogni della popolazione, poiché devono ripagare il debito e gli interessi alle istituzioni finanziarie europee.

 “L’approccio del Global Gateway nei confronti dell’America Latina, ad esempio, rischia di dirottare risorse destinate allo sviluppo delle comunità più povere e vulnerabili al cambiamento climatico per pagare la cosiddetta transizione verde dell’Unione europea. -c annota  Petrelli -. E ciò avviene in una delle regioni più disuguali al mondo. Invece l’Europa dovrebbe ascoltare le voci di chi si batte per una transizione verde davvero equa”.

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La ricerca sottolinea anche i potenziali impatti negativi del Global Gateway sul pianeta. Tre dei 13 progetti analizzati che prevedono la produzione di idrogeno derivato dall’impiego di elevate quantità d’acqua verranno realizzati in Paesi come Namibia, Cile e Sudafrica, dove questa vitale risorsa scarseggia. Allo stesso tempo, aziende che producono combustibili fossili come Total Energies ed Enel sono membri del Global Gateway Business Advisory Group. 

 La mancanza di controlli democratici e la possibilità di alimentare conflitti

C’è infine il rischio che alcuni progetti aggravino le crisi e i conflitti esistenti. In Ruanda, l’Ue ha previsto un accordo per un progetto per la produzione di energia idroelettrica che rischia di costringere almeno 4.500 persone ad abbandonare le loro case e di avere un impatto sulle coltivazioni. Un altro accordo sempre con il Ruanda prevede l’estrazione di materie prime, nonostante le accuse che questo alimenti il conflitto in corso.

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 “Il quadro è davvero desolante e deriva dalla mancanza di controlli democratici e di rappresentanza da parte dei Paesi partner e della società civile. – conclude Petrelli – Mentre gli interessi delle imprese europee sono al centro del processo decisionale attraverso il Business Advisory Group dell’Ue, il ruolo dei Paesi partner, del Parlamento europeo e della società civile è stato relegato a quello di testimonial”.

Così Oxfam. Più che un dirottamento, quello messo in atto dai soliti noti è un “furto con destrezza”

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