La polizia di frontiera croata brucia vestiti, telefoni cellulari e passaporti sequestrati ai richiedenti asilo che tentano di entrare nell’Unione Europea prima di respingerli in Bosnia.
Un rapporto con fotografie di effetti personali bruciati, insieme a testimonianze di aggressioni sessuali e percosse inflitte dalla polizia, condiviso con il Guardian dall’organizzazione umanitaria No Name Kitchen (NNK), sono le ultime presunte prove di brutalità contro le persone che migrano ai confini dell’UE.
Ogni giorno, migliaia di persone provenienti dall’Asia meridionale, dal Medio Oriente e dal Nord Africa e, sempre più, dalla Cina, tentano di attraversare i Balcani diretti all’UE. Ci sono poche strutture, con le persone costrette a trascorrere la maggior parte del difficile viaggio in campi di fortuna o stazioni ferroviarie.
Molti vengono fermati dalla polizia di frontiera croata e perquisiti, mentre alcuni, a quanto si dice, vengono derubati e respinti violentemente in Bosnia, dove migliaia di richiedenti asilo possono essere bloccati a temperature spesso gelide.
Tali respingimenti sono un’apparente violazione del diritto internazionale, che stabilisce che i richiedenti asilo devono avere la possibilità di presentare la propria richiesta di asilo una volta che sono all’interno dei confini di un paese.
NKK ha descritto in dettaglio le posizioni di otto grandi “cumuli di cenere” dove gli ufficiali di polizia croati avrebbero incenerito gli effetti personali delle persone e i documenti di cui avevano bisogno per presentare domanda di asilo una volta giunti nell’UE.
Gli smartphone bruciati potrebbero anche contenere prove di abusi perpetrati dalla polizia croata sotto forma di video e foto scattate dai richiedenti asilo, ha affermato NKK.