Una settimana fa il voto, l’America più che repubblicana è diventata trumpiana. Cosa cambierà è presto per dirlo, ma i roboanti discorsi di Trump spaventano una parte degli americani ed esaltano un’altra parte, quella che ha creduto nel tycoon e lo ha votato vincendo di lunghezza. I sondaggi non hanno detto la verità, ma forse il voto è davvero cambiato rispetto ai sondaggi, nella macchina complessa del voto americano i numeri hanno sbaragliato il famoso duello tra candidati sul filo del rasoio.
Tutto il mondo, anche chi con sufficienza si disinteressava di queste elezioni, adesso dovrà fare i conti con il nuovo Presidente, che durante il voto gridava ai brogli e poi come d’incanto ha smesso di urlare perché le urne sono state a lui favorevoli. Tantissimi commenti, analisi, tantissimi “lo avevo detto”, “ma certo era chiaro” e fandonie varie. Tutti hanno una loro spiegazione, opinione e soprattutto moltissimi fanno previsioni che potrebbero risultare azzardate. Tra le mamme e le donne, per lo più dem, c’è la corsa a comprare contraccettivi e soprattutto pillole del giorno dopo, anche su Amazon.
Quelle donne che hanno votato Kamala Harris per proteggere le proprie scelte e i propri diritti cercano di prevenire possibili leggi o decisioni. Riecheggia una frase che in questi giorni ricompare sui social e in alcuni articoli della stampa americana, pronunciata da Trump:”Proteggerò le donne, che a loro piaccia o no”.
Il tycoon per adesso esclude la possibilità che Nikki Haley o Mike Pompeo facciano parte del nuovo governo, nel frattempo dopo la ormai famosa telefonata con Putin alla presenza di Elon Musk, Trump procede con le nomine, l’esperta Susan Wiles, sarà la prima donna a ricoprire il ruolo di capo dello Staff alla Casa Bianca, nella dimora del Presidente ci sarà anche Stephen Miller noto alle cronache politiche per il “bando sui musulmani “del 2016. L’ex capo dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) già con Obama e poi con Trump, Tom Homan, sarà lo “zar delle frontiere” o se preferite del “confine”. La fedelissima Elise Stefanik, con nessuna esperienza di politica estera sarà la nuova Ambasciatrice all’ONU. Il deputato Mike Waltz consigliere alla Sicurezza Nazionale. Il New York Times parla del senatore Marco Rubio come prossimo Segretario di Stato, falco in politica estera e scartato da Trump per la corsa alla vicepresidenza. Tutti i giorni nuove nomine tra molti falchi e poche colombe. Nel frattempo, l’America non trumpiana protesta, cortei di protesta in varie città, da New York a Washington, da Seattle a Portland.
Lo scontro più acceso e dai toni più forti è con il governo della California, nonostante Biden abbia cercato di pacificare gli animi.
Il tycoon ha ingaggiato il primo scontro politico con Gavin Newsom, uno dei governatori dem che preparano la “resistenza” per rendere il proprio stato “Trump-proof“, ossia a prova di Trump e delle sue politiche. “Gavin Newscum (soprannome offensivo, scum significa feccia) sta cercando di uccidere la splendida California. Sta usando il termine ‘Trump-proof’ come un modo per fermare tutte le grandi cose che possono essere fatte per ‘rendere la California di nuovo grande’, ma ho appena vinto le elezioni in modo schiacciante“, ha scritto su Truth, il nuovo Presidente.
La California è ancora saldamente democratica, seppur Trump sia avanzato in diverse zone, creando non poca delusione tra gli abitanti del Golden State, quinta potenza economica, uno dei simboli dell’America, la patria dello star system e anche lo Stato di appartenenza di Kamala Harris.
Del governatore Newson si era parlato anche come possibile candidato l’anno scorso, ma ben presto accantonato perché considerato socialista o troppo di sinistra. The Donald, come alcuni giornali lo chiamano, ha denunciato la fuga dei cittadini dal Golden State per le sue “decisioni politiche folli“, dal risparmio idrico agli standard sulle emissioni dei veicoli, dalla catastrofe dei senzatetto ai prezzi fuori controllo e alle leggi elettorali. Il post di Trump è arrivato un giorno dopo che Newsom ha annunciato per il 2 dicembre si terrà una sessione speciale del Parlamento dello Stato per adottare contromisure agli attacchi previsti del tycoon sui veicoli elettrici, sull’immigrazione, sui diritti riproduttivi e sugli aiuti federali per i disastri.
La California, il cui motto è Eureka e il suo simbolo è un magnifico orso bruno, è uno dei diversi stati blu che hanno annunciato mosse preventive per ‘vaccinarsi’ contro le annunciate politiche di Trump, e Newsom si è già messo alla guida della ‘resistenza’. Con lui i governatori di New York Kathy Hochul, dell’Illinois JB Pritzker e del Michigan Gretchen Whitmer, tutti con ambizioni presidenziali nel 2028. Tra le politiche più temute quelle sull’immigrazione, con Trump che ha promesso di mettere fine alle città santuario dem e di lanciare la più grande deportazione di massa della storia degli Stati Uniti d’America. Per attuarla, rivela il Wall Street Journal, i suoi consiglieri stanno valutando nel primo giorno di insediamento una dichiarazione di emergenza nazionale, che potrebbe consentire di utilizzare fondi della Difesa (anche per il muro al confine col Messico), strutture militari per la detenzione e aerei militari per le espulsioni. Questo mentre dirigenti del Pentagono stanno tenendo discussioni informali su cosa fare se il futuro Commander in Chief dovesse dare un ordine illegale, ad esempio impiegare l’esercito contro i suoi nemici politici o per respingere i migranti al confine col Messico, dato che la legge americana generalmente vieta l’impiego delle truppe attive per scopi di ordine pubblico.
“Le libertà a cui teniamo in California sono sotto attacco e non resteremo con le mani in mano“, ha affermato in una nota Newsom. L’ufficio del governatore della California ha detto all’Associated Press che il governatore e i legislatori sono pronti a “rendere a prova di Trump” le leggi statali della California. Il procuratore generale dello Stato, Rob Bonta, ha dichiarato che il suo ufficio ha trascorso l’anno scorso esaminando più di 120 cause legali intentate dallo Stato durante il primo mandato di Trump, in preparazione di nuove azioni federali. Bonta ha detto di guardare ai voti in California: “Lo abbiamo respinto. Abbiamo respinto i suoi valori. Abbiamo respinto il suo programma”. Gli Stati Blu potrebbero affrontare una battaglia più robusta questa volta con un Senato e forse una Camera dominati dai repubblicani.
A New York, il governatore Kathy Hochul ha affermato che insieme al procuratore generale Letitia James e i loro collaboratori senior hanno in programma di incontrarsi regolarmente per discutere di strategie legali per proteggere “aree chiave che hanno maggiori probabilità di affrontare minacce da parte dell’amministrazione Trump“, come “diritti riproduttivi, diritti civili, immigrazione, sicurezza delle armi, diritti dei lavoratori, diritti LGBTQ e la nostra giustizia ambientale”.
Il governatore del Massachusetts Maura Healey, che, come procuratore generale dello Stato, ha intentato decine di cause legali contro Trump durante il suo primo mandato, ha affermato che “dovranno vedere se manterrà le promesse e le candidature fatte in termini di Progetto 2025 o altre cose“.
Il procuratore generale di Washington, Bob Ferguson, un democratico appena eletto governatore, ha dichiarato di essere particolarmente preoccupato per i recenti commenti di Trump, secondo cui l’esercito dovrebbe essere utilizzato a livello nazionale contro “il nemico interno” ed aggiunto “È profondamente antiamericano“.
In alcuni stati, tra cui il Connecticut, i funzionari sperano di codificare le politiche progressiste in legge, “ma ci sono dei limiti alla nostra capacità di farlo“, ha affermato il revisore dei conti del Connecticut Sean Scanlon.
Anche perdendo la California, Trump sembrava sulla buona strada per superare il suo record del 2020 di oltre 6 milioni di voti nello Stato affacciato sul Pacifico. Jessica Millan Patterson, che guida il partito repubblicano dello Stato, ha affermato in una dichiarazione che “I democratici della California fuori dal mondo continuano a dimostrare il loro impegno nell’allontanare la California dal mainstream e spingerla verso un percorso distruttivo”.
“Mi resi conto all’improvviso che mi trovavo in California. Caldo, aria balsamica – un’aria che si poteva baciare − e palme”. Jack Kerouac, On the road