Lo scontro politico in Georgia si intensifica con una serie di operazioni mirate contro dirigenti e sedi dei partiti di opposizione. Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha rivendicato la responsabilità delle azioni, giustificando i recenti raid condotti da uomini incappucciati contro le forze di opposizione come “misure preventive, non atti di repressione”. Kobakhidze ha inoltre accusato l’opposizione di praticare un “fascismo liberale”, promettendo di fare “tutto il necessario per fermarlo”.
Tra gli episodi più gravi, Nika Gvaramia, leader del partito Akhali, parte della coalizione di opposizione per il cambiamento, è stato aggredito ieri nella sede del partito a Tbilisi. Gvaramia è stato ripetutamente colpito allo stomaco, perdendo conoscenza, e successivamente è stato trascinato a bordo di un veicolo della polizia. È stato poi arrestato con accuse di vandalismo e resistenza agli ordini delle autorità.
I raid hanno colpito anche gli uffici di altri partiti e organizzazioni non governative. Tra gli arrestati figurano Aleko Elisashvili, leader del movimento Georgia Forte, e un dirigente del movimento giovanile di protesta Dafioni, oltre ad almeno altri sei esponenti di forze politiche non allineate al governo. Il ministero degli Interni ha riferito di sette arresti con l’accusa di “organizzazione e guida di violenze di gruppo”, un reato che prevede fino a nove anni di carcere. Durante le perquisizioni in sei abitazioni, le autorità hanno sequestrato fucili ad aria compressa, fuochi d’artificio e bottiglie molotov.
In segno di protesta contro la repressione in corso e la decisione del governo di abbandonare i negoziati per l’adesione all’Unione Europea, diversi diplomatici e funzionari statali, tra cui un alto dirigente delle forze speciali del ministero degli Interni, hanno rassegnato le dimissioni. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa Interpressnews.
Nel frattempo, i rappresentanti dei quattro partiti della coalizione di opposizione si sono riuniti ieri sera in un hotel nel centro di Tbilisi, dove hanno deciso di proclamare uno sciopero generale. All’uscita dalla riunione, uno dei partecipanti è stato sequestrato da uomini con il volto coperto, aggiungendo ulteriore tensione a una situazione già drammatica.