La caduta del regime di Bashar al-Assad e l’istituzione di un nuovo governo provvisorio in Siria hanno mobilitato parte della comunità internazionale. Alcuni Paesi hanno già tenuto incontri iniziali con le nuove autorità, altri hanno riaperto le loro ambasciate, mentre alcuni stanno valutando la revoca delle sanzioni.
La destituzione di Assad apre la strada a una transizione politica in Siria che ha generato ottimismo a livello internazionale, ma accompagnato da molte incertezze. L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea (UE) per gli Affari Esteri e la Sicurezza, Kaja Kallas, ha dichiarato martedì di affrontare la situazione con “cauto ottimismo”.
Durante un dibattito al Parlamento Europeo, Kallas ha espresso il suo sostegno a una transizione in Siria basata sui “principi fondamentali” sostenuti dall’UE, come un processo politico inclusivo guidato dai siriani con il supporto delle Nazioni Unite, rispettoso di tutte le componenti della società, e senza dimenticare la lotta contro lo Stato Islamico e la necessità di rendere giustizia per i crimini commessi dal regime di Assad.
I rapidi sviluppi in Siria hanno scatenato risposte diplomatiche altrettanto veloci. Kallas ha ordinato ieri al principale diplomatico dell’UE di recarsi a Damasco per avviare i primi colloqui con le nuove autorità dopo la caduta di Assad, una decisione presa anche dal Regno Unito.
Sulla stessa linea, una delegazione tedesca ha visitato martedì Damasco per incontrare i rappresentanti del nuovo governo siriano e discutere di un “processo di transizione inclusivo e della protezione delle minoranze”, come confermato da una portavoce del Ministero degli Affari Esteri tedesco.
Nel frattempo, Kallas ha annunciato che l’Unione Europea riaprirà la sua delegazione a Damasco, 13 anni dopo il suo trasferimento a Beirut, in Libano, a causa dello scoppio della guerra civile nel 2011. Anche la Francia ha annunciato martedì la riapertura della sua rappresentanza diplomatica, dove già sventola la bandiera tricolore, mentre domenica una delegazione del Qatar è arrivata in Siria per completare le procedure necessarie all’apertura della propria ambasciata. Il giorno successivo, il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha ordinato la riapertura del suo ufficio a Damasco.
Possibile revoca delle sanzioni Il cambiamento politico porta con sé anche una revisione delle sanzioni internazionali. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato martedì ad Ankara che l’UE sta valutando la possibilità di revocare le sanzioni imposte alla Siria durante il regime di Assad, caduto dieci giorni fa, ma solo “in caso di una transizione pacifica”.
Von der Leyen ha inoltre confermato che l’UE prevede di trasferire un miliardo di euro alla Turchia quest’anno come parte del suo sostegno al Paese per gestire i milioni di rifugiati siriani sul suo territorio.
Il nuovo leader dell’amministrazione siriana, Ahmed al-Sharaa, ha sottolineato alla delegazione britannica giunta lunedì sera a Damasco la necessità di ristabilire le relazioni, interrotte oltre un decennio fa a causa dell’opposizione al deposto Assad, e di revocare “tutte le sanzioni imposte” alla Siria per poter “costruire uno Stato di diritto, creare istituzioni e stabilire la sicurezza”, secondo quanto riportato martedì dal suo ufficio.
Su questo tema, gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere aperti alla revoca delle sanzioni economiche contro la Siria, se la situazione nel Paese migliorerà. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha sottolineato che “le sanzioni non sono mai pensate per essere permanenti”, ma servono per “indurre un cambiamento di comportamento” e possono essere revocate se tale cambiamento si realizza.