Max Tivoli e la musica moderna
Top

Max Tivoli e la musica moderna

Un problema di estetica nella musica contemporanea di tradizione colta

Max Tivoli e la musica moderna
Preroll

Federico Biscione Modifica articolo

20 Giugno 2011 - 11.34


ATF

Partiamo da un esempio: ci sono oggi certi compositori che creano sforzandosi di scrivere esattamente nel medesimo stile di Cherubini, o di Vivaldi, o di altri autori del passato non recente (parlo di musicisti anche assai capaci, colti e raffinati). Non è un atteggiamento neoclassico come ad esempio quello di Debussy e Ravel, che importavano stilemi del passato nell’attualità linguistica delle loro Sarabande e Minuetti; anche Mozart era in grado di stupefacenti mascherate musicali, che non coprono però minimamente la personalità e la riconoscibilità dell’autore (e forse anche il Beethoven dell’Ottava è già in qualche modo neoclassico). Ma qui non si tratta del vagheggiamento di un passato: sembra si adotti invece un assioma secondo il quale il tempo che ci separa dal XVIII secolo non è mai passato (e un atteggiamento simile, se non altro volendo capire i costumi del nostro tempo, qualche problema interpretativo ce lo potrebbe anche porre, magari in un altro post – avete letto Le confessioni di Max Tivoli?).

Leggi anche:  80 anni fa scomparve Glenn Miller, il maestro dello Swing

Ed io immagino che molti sono pronti a sottoscrivere su questi autori “neobarocchi” un giudizio nettamente negativo, basandosi sulla considerazione secondo cui questa non è musica moderna, non è musica contemporanea. Niente di più sbagliato: ci dobbiamo convincere che questi autori adottano un atteggiamento nuovo, tipicamente e indissolubilmente legato al sentire dei nostri tempi, e cioè, in ultima analisi, propriamente contemporaneo.

Ora, io personalmente concordo col giudizio non positivo, ma non lo baso su argomentazioni orientate su criteri esclusivamente linguistici; questo trend fu inaugurato da Adorno, per il quale valeva (semplificando un bel po’) sperimentale=bello, affermazione tanto oggi comunemente accettata quanto pericolosamente riduttiva, poiché risolve qualsiasi valutazione estetica in una pura formalità, ossia per essere presi in considerazione basta verificare che il linguaggio usato sia conforme ai canoni (ormai ampiamente storicizzati) della Neue Musik, e se non lo è, nisba: magari fosse così facile! (segue)

Native

Articoli correlati