Non era presente all’incontro con la stampa il regista Pupi Avati per il suo film in concorso Il cuore grande delle ragazze. Ma, nessuna preoccupazione, nonostante il malore che lo ha colpito domenica, Avati sta bene e si tiene a riposo per il red carpet di questa sera, 1 novembre quando alle 19.30 la sua pellicola verrà proiettata per il pubblico presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium. A parlare del film, che sarà nelle sale l’11 novembre 2011, con 250 copie per Medusa, ci sono il fratello Antonio Avati e i due protagonisti Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti.
Un film snello, divertente, leggero e drammatico alla maniera di un grande romanziere della sua infanzia e della sua Emilia (anche se questo film è stato girato interamente e Fermo nelle Marche) quale è da anni Pupi Avati ma questa volta con un budget molto contenuto che gli ha permesso di lavorare dando agli attori la sceneggiatura giorno per giorno e vivendo in una casa di campagna tutti insieme come se fossero una vera famiglia. Come quelle raccontate nella storia.
I Vigetti e gli Osti, i primi contadini, i secondi proprietari terrieri. Il cuore grande delle ragazze narra della storia del nonno di Pupi, Carlino Vigetti, interpretato benissimo dal (quasi) esordiente nel cinema Cesare Cremonini che come tutti sapete è un cantante/musicista, nella storia donnaiolo, spensierato, con l’alito che gli profuma di biancospino come il rovo nel quale sua madre e suo padre l’hanno concepito. Ma la sua famiglia è povera, poverissima. E a Carlino viene proposto di sposare una delle due figlie dellla famiglia Osti: l’Amabile o la Maria, che sono brutte come le sorelle di Cenerentola, ma a differenza di Genoveffa e Anastasia, adorabili. Fino a quando arriva in paese la principessa, Francesca (una bravissima e ‘svanita’ al punto giusto Micaela Ramazzotti), figlia della seconda moglie di Sisto Osti (Gianni Cavina) che ha studiato a Roma dalle suore. Tra i due è amore a prima vista e, come nelle migliore fiabe, l’amore sarà fortemente contrastato per arrivare, poi, ad un lieto fine che porterà Carlino e Francesca, questo il nome della nostra ‘Cenerentola’, a convolare a nozze… E quando tutto sembra andare per il meglio ci penserà il Principe Azzurro a rovinare tutto… tradendo il suo grande amore… Ma se le ragazze hanno un cuore grande, come recita il titolo del film, allora, sanno anche perdonare, e quindi per Carlino ci sarà una seconda opportunità…
“Pupi Avati mi ha chiamato – afferma Cesare Cremonini – dopo avermi visto ospite in una trasmissione di Victoria Cabello. In quell’occasione gli ho fatto una buona impressione, gli è piaciuto quello che ho detto e la mia ‘bolognesità’ che ha trovato molto vicina alla sua. Così ha voluto me, che non ho mai recitato o quasi – a parte i video musicali, la serie tv Zanardi 33 e Un amore perfetto – per la parte di suo nonno Carlino. E’ stata un’esperienza magnifica che spero un giorno di potere raccontare ai miei nipoti. Pupi è un poeta, ha un suo immaginario di ricordi che sono veramente fiabeschi pur attingendo a tutti gli effetti da storie vere. Anche l’amore tra Carlino e Francesca è da fiaba, qui si racconta un ‘tempo che fu’ ma che è ancora dentro di noi perché ha delle radici fortissime, nonostante sia cambiato tutto con il passare del tempo. Io però ho un padre medico che è del 1926 e mi ha raccontato tante storie di quando andava nei paesi e lo trattavano come se fosse uno ‘stregone’, uno che magicamente aveva la capacità di risolvere ogni problema. Gli erano devoti. E questo accade anche nel film di Pupi, ci sono i contadini e i ricchi, i medici, i preti, tutte quelle figure che componevano la realtà di un piccolo paese di campagna all’inizio del ‘900”.
“Io amo Pupi Avati da sempre – afferma la bellissima e raggiante dopo la maternità Micaela Ramazzotti – ho visto tutti i suoi film e lo considero non tanto e solo un grande regista ma un vero e proprio romanziere di un’epoca. Quando mi ha chiamato per la parte di Francesca, dicendo che mi aveva trovato molto brava in La prima cosa bella, sono rimasta senza fiato. Non solo avevo la possibilità di lavorare con uno degli autori italiani che stimo maggiormente ma mi offriva una parte unica, una possibilità che fino ad ora non mi si era mai presentata davanti. Le donne di quella generazione avevano una capacità di sopportazione che mi spezza il cuore. Le donne di oggi sanno comprendere le fragilità umane”.
“Per me – continua l’attrice – è stato come essere la protagonista di un grande romanzo. Un grande romanzo dove Pupi ha raccontato ‘come eravamo’, chi erano le nostre nonne e i nostri nonni. Le donne erano le padrone assolute della casa, dovevano tacere e sopportare le angherie di uomini prepotenti – anche se per fortuna non erano tutti così – ma alla fine le redini della famiglia le avevano in mano loro dato che questi uomini tornavano tutti a casa, tornavano tutti da loro. Abbiamo raccontato una famiglia e non uscivamo mai dal set alla realtà. Alla sera, a fine riprese, ci ritrovavamo tutti a tavola, a casa Osti o Vigetti, e si cenava insieme poi si andava a dormire e al mattino si ricominciava. Sei settimane di lavorazione, poche. Sufficienti per divenire un gruppo unito, compatto che si è divertito tanto e che si è voluto molto bene, sposando in pieno un “progetto che tutti abbiamo amato dall’inizio alla fine”.
“Le musiche sono state composte da Lucio Dalla che conosce Pupi da molti anni e le trovo fantastiche – continua Cremonini – perché oltre ad essere un grandissimo artista ha adorato la storia. E la cosa che più mi ha impressionato e che me le ha volute fare ascoltare mentre le componeva e non a film finito come capita di solito. Io che mi sento un alunno, uno che ha tutto da imparare, soprattutto nel mondo del cinema, sono stato coinvolto in ogni processo del progetto e questo mi ha gratificato, onorato e fatto crescere enormemente. Ora sto scrivendo il nuovo album e penso che si porterà appresso qualcosa di questa esperienza unica della mia esistenza. Soprattutto porterò sempre con me l’incontro con Pupi Avati un fanciullo saggio… che raramente si ha la fortuna di incrociare sul proprio cammino”.