La morte del maestro Riz (Riziero ) Ortolani mi riporta ad una storia che ho sempre sentito raccontare nell’ambiente musicale, dai dettagli però fumosi e complessi, che riguardano il suo brano più famoso, More, colonna sonora del film Mondo cane di Gualtiero Iacopetti.
Questo film fu il capostipite di un filone di successo chiamato “mondo movie”, documentari sensazionalisti che mostravano usi e costumi di varie etnie nel mondo, con la voce fuoricampo a commentare in maniera pseudo-sociologica le immagini spesso scabrose e violente di torture, donne che partoriscono davanti alla MdP per la prima volta, iniziazioni tribali e anche ammazzamenti vari, quasi fossero degli ‘snuff movies’ ante litteram. Ne seguirono altri, appunto, ma con molto meno successo del primo, che addirittura ebbe un premio al Festival di Cannes e una nomination all’Oscar nel 1963.
More, Il leitmotiv di Mondo Cane, di Ortolani e Nino Oliviero (l’altro musicista che collaborò alla stesura della colonna sonora del film) arrivò in America con la fortunata pellicola, tanto che Norman Newell, un paroliere americano, scrisse un testo e lo fece diventare una canzone che iniziò un percorso di successi a dir poco strepitoso. Venne incisa addirittura da Frank Sinatra, Nat “King” Cole, Doris Day, ma anche dall’ orchestra di Kai Windig, che fece arrivare il brano al 18° posto in classifica nella Billboard Top 100 per 15 settimane, da Count Basie o dal grande pianista Errol Gardner. Insomma, divenne quello che si dice normalmente un “evergreen”, un brano sempreverde, che viene eseguito continuamente nel tempo e da tanti artisti.
Il successo inatteso di More e la valanga di soldi che il brano incassava nel mondo, fece scoppiare le liti tra editori e compositori, soprattutto perché dalle altre parti del mondo i sub-editori si mangiavano la fetta più grande dei diritti, e alla Siae arrivavano briciole per i compositori italiani, Ortolani e Oliviero, ai quali si era aggiunto l’autore del testo in italiano, Marcello Ciorciolini (Ti guarderò nel cuore), che si vide scavalcato così dall’autore statunitense.
Iniziò una terribile e lunghissima causa che di sicuro minò la serenità di Riz Ortolani e di sua moglie, la cantante Katina Ranieri (la ricordo bene nelle sue apparizioni nella tv dei ’60) e degli altri due autori italiani, ai quali, non ostante le nobili esecuzioni del loro brano e le vendite di dischi milionarie, arrivavano solo le briciole.
La causa si protrasse negli anni, tra acerrime battaglie di avvocati e furibonde sfuriate di Ortolani, e credo si risolse con parziale soddisfazione del Maestro, il quale però rimase molto scosso dalla storia. So per certo che ne parlava continuamente con veemenza e rabbia, e che gli comportò una sequela interminabile di viaggi negli Stati Uniti, dalla sua villa isolata sull’Aurelia, vicino al fiume Arrone.